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Quando gli Oscar premiano la diversità, contro sessismo e xenofobia

Quando gli Oscar premiano la diversità, contro sessismo e xenofobia

Le celebri statuette sono andate a ‘Green Book’, commedia anti-razzista, a ‘Roma’, storia di una domestica messicana ed agli interpreti di ‘Bohemian Rhapsody’ e 'La Favorita'

Mercoledi, 27/02/2019 - La cerimonia degli Oscar, considerata da molti critici e cinefili europei una vetrina prettamente hollywoodiana dove spesso vengono premiati film del circuito USA o grandi produzioni, pure affascina sempre il pubblico mondiale, se non altro per l’attesa che ogni anno si crea intorno ai film candidati, tra curiosità, interesse ed inevitabile mondanità.
Nella 91esima edizione dell’ambìto riconoscimento, che si è svolta come sempre al Dolby Theatre di Los Angeles, sono stati consegnati premi legati ad un messaggio chiaro: no alle barriere, ai muri, agli stereotipi di genere, al razzismo ed al sessismo, si all’arte, alla convivenza, all’amicizia, alla solidarietà, all’incontro ed al riconoscimento fra e di tutti gli esseri umani.
Il premio più atteso, l’Oscar per il miglior film, è andato a “Green Book” di Peter Farrelly (vd. recensione in noidonne.org), una commedia che miscela con sapienza l’intrattenimento e l’impegno sociale, storia di un’amicizia fra un pianista nero e un buttafuori italoamericano, con messaggi rudi ma potenti, contro il razzismo e sull’accettazione delle reciproche differenze. Il film ha conquistato altre due statuette, quella per il miglior attore non protagonista (Mahershala Ali, nel ruolo dell’artista afro-americano) e per la miglior sceneggiatura originale.
Anche “Roma”, del regista messicano Alfonso Cuarón si è aggiudicato ben tre statuette, quelle per la miglior regia, per il miglior film straniero (la prima volta per un film messicano) e per la fotografia: girato in uno splendido bianco e nero seppiato, il film racconta la storia della domestica Cleo che vive in una casa padronale accudendo i quattro figli di una coppia borghese che abita nel quartiere ‘Roma’ di Città del Messico negli anni Settanta. Con questa storia, in parte autobiografica, il regista rende omaggio alle donne, umili e non, alla loro capacità di accogliere, accudire, amare, comprendere, rispetto ad un mondo maschile meschino, evitante e violento, come quello dipinto nella figura del fidanzato di Cleo, che fugge appena scopre la gravidanza della ragazza e che si affilia ad un gruppo paramilitare.
Meritatissima la statuetta per il miglior attore protagonista, che è stata assegnata a Rami Malek per la sua interpretazione del celeberrimo cantante dei Queen, Freddy Mercury, in “Bohemian Rhapsody”, il film che racconta l’ascesa artistica e la vita del grande performer americano prematuramente scomparso per Aids. Il biopic ha vinto altri tre Oscar, per il Miglior montaggio, per il Miglior montaggio sonoro (“sound editing”) e per il Miglior sonoro (“sound mixing”).

Per quanto riguarda gli Oscar assegnati alle attrici, il premio per la miglior attrice protagonista è andato ad Olivia Colman per il film “La Favorita”, nonostante i rumors dessero per vincitrice Glenn Close per "The Wife". Si è aggiudicata invece il riconoscimento per la miglior attrice non protagonista Regina King per il suo ruolo nel film “Se la strada potesse parlare” (If Beale Street Could Talk), tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore James Baldwin, scritto dopo gli assassinii di Malcolm X e Martin Luther King.
Anche Spike Lee ha vinto finalmente il suo primo Oscar per la sceneggiatura non originale del film "BlacKkKlansman" mentre a "Black Panther"sono andati i premi per i costumi, la scenografia e la colonna sonora originale (primi tre Oscar vinti da un film dei Marvel Studios). Il premio per il miglior documentario è andato a “Free Solo”, storia di una pericolosa scalata in solitaria, prodotto dal National Geographic.

L’Oscar per la miglior canzone è stato assegnato a Lady Gaga con “Shallow”, brano presente nel film “A Star Is Born” di Bradley Cooper, mentre la statuetta per il miglior lungometraggio di animazione è stata vinta da “Spider-Man – Into the Spider-Verse”, alla cui realizzazione ha partecipato anche l’italiana Sara Pichelli, una giovane disegnatrice di fumetti marchigiana.
Tanti sono stati i premi assegnati ad attori e autori di colore.

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