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Quando c’erano le streghe

Quando c’erano le streghe

Miti e paure - Un archetipo presente in quasi tutte le culture europee. Le donne erano capri espiatori per esorcizzare le tensioni sociali

Bertolini Tatiana Lunedi, 21/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011

Se si volesse tracciare una storia della stregoneria nel mondo occidentale, si dovrebbe spaziare nel tempo e nel territorio poiché la figura della strega è un archetipo presente in quasi tutte le culture europee, a diverse latitudini e nelle più svariate situazioni.

Di fronte ad un fenomeno così diffuso un tipo di ricerca può essere quello antropologico. Risalire cioè alle radici del nostro mondo e cercare un elemento che accomuni popoli e tradizioni. Quello che troviamo è il culto della Madre Terra: non è più un mistero che all’origine la principale e più importante divinità fosse femminile e rappresentasse principalmente il concetto di maternità, ovvero il culto si basasse sul mistero della vita nel ciclo nascita e morte (non a caso in molte lingue antiche e moderne questi due concetti sono al femminile). Secondo lo studioso Robert Graves, sostenitore di una fase preistorica matriarcale (cfr. I miti Greci ed. Longanesi, Milano 1954) anche Javeh all’origine sarebbe stata una divinità femminile (cfr. I miti ebraici ed 1963). A seguito di migrazioni di popoli provenenti da est, ma soprattutto a seguito della scoperta che all’origine della fecondazione di una donna non ci sono i fiumi o i venti ma l’atto sessuale, le società assumono una struttura patriarcale e consolidano la subordinazione della donna all’uomo, non solo nel quotidiano ma anche, di riflesso, nei culti: Giove, ad esempio, dopo aver sconfitto il padre che lo voleva morto (Crono inghiottiva i figli appena nati) ingoia a sua volta la prima moglie Methis quando questa rimane incinta per tema di essere a sua volta detronizzato dal figlio, e partorirà poi dalla testa Athena, la figlia del padre, primo esempio di donna maschilista. Cui farà da contraltare la sorellastra Artemide (Diana) dea della sorellanza.

Ma alla donna rimane, fino all’avvento del cristianesimo, il ruolo di guaritrice, sacerdotessa e veggente (la greca Pizia o la Sibilla latina). Sempre alla donna viene lasciato la il compito di far nascere i bambini e accudire e lavare i morti. Intanto l’immagine della donna viene erotizzata (es. Venere di Milo) e si incomincia a pensare che il sesso debba essere tenuto il più possibile lontano dalla donna che, insaziabile di natura, è portata a praticarne in gran quantità (vedi L’asino d’oro di Apuleio). Le cose si complicano ulteriormente con l’avvento del Cristianesimo ed in particolare con l’editto di Teodosio, che vieta qualsiasi altro culto che non sia o il cristianesimo o l’ebraismo – quest’ultimo è ammesso solo perché rappresenta la memoria storica del cristianesimo, per tutti i secoli seguenti gli ebrei infatti saranno oggetto di persecuzioni e forzate conversioni.

Se le maghe, nel variegato e multiculturale impero romano erano accettate (non risulta almeno ad oggi un processo a carico di una divinatrice o di una sacerdotessa) dopo l’editto sopra ricordato abbiamo il primo caso di persecuzione sistematica. A Benevento si trovava un importante tempio dedicato ad Osiride, la più importante fra le divinità presenti della cultura orientale. Il culto era officiato da una sacerdotessa presso cui si recava chiunque avesse bisogno di un consiglio, una cura o una semplice divinazione.

Con l’abolizione di tutti i culti il tempio venne chiuso ma, ugualmente di nascosto le persone continuavano a rivolgersi alla sacerdotessa che divenne poi la famosa Strega di Benevento ed in quanto tale perseguitata.

La posizione della Chiesa cattolica di fronte alla stregoneria varia però nel tempo. Si può dire che fin tanto che la gerarchia ecclesiastica mantiene un controllo sulla società si arriva addirittura a negare (con il testo del Burcardo scritto attorno al 1000) l’esistenza stessa delle streghe. Anzi si invita a diffidare di coloro che vantano poteri sovrannaturali poiché si tratta di persone che vogliono solo abusare della buona fede del prossimo.

Nel momento in cui però la condizione sociale muta e l’instabilità politica sembra prevalere, soprattutto si paventa un diminuito potere della Chiesa, ecco allora che viene riesumato il concetto di stregoneria e le donne, in quanto soggetti deboli all’interno di una società pesantemente patriarcale e violenta, divengono il capro espiatorio delle tensioni sociali accumulate. Un caso emblematico è quello di Giovanna d’Arco e Guglielma la Boema, quest’ultima addirittura arsa dopo morta (ne venne riesumato il cadavere seppellito in un’abbazia milanese), dove in entrambe le vicende predomina il movente politico.

Già al tempo di Boccaccio si ricomincia a parlare di streghe e nel 1487 esce il Malleus Maleficarum, testo scritto da due domenicani tedeschi i quali, facendo propria la teoria di S. Tommaso sull’esistenza del diavolo, espongono i criteri per individuare e processare le streghe. Il problema si fa più incandescente fino a degenerare in vere e proprie isterie collettive (celebre la vicenda di Salem presso Boston) dopo le riforme protestanti in Europa che assecondano la nascita delle monarchie indipendenti ed assestano un colpo decisivo all'egemonia ecclesiastica. Giova però ricordare che i luterani non furono da meno nella persecuzione, anzi nei loro paesi vi furono anche casi di stregoni mandati al rogo.

Le donne sono viste come elementi potenzialmente portatori di disordine e, mentre la Chiesa si affanna a domandarsi se le donne hanno l’anima e i medici si chiedono a cosa servano le ovaie (poiché esse sono solo una sorta di incubatrice), l’idea che le donne siano perennemente concupiscenti, porta a sostenere la tesi che pur di soddisfare le loro voglie siano disposte ad unirsi al diavolo. Di qui la teoria dei sabba denunciati da molti ma mai visti da nessuno. Il filosofo francese Boden dice che le streghe si moltiplicano sulla terra come bruchi negli orti. Le donne arrestate con l’accusa di stregoneria finiscono quasi sempre con il confessare le loro colpe, cosa non difficile da spiegare visto che i processi allora erano inquisitori con uso sistematico della tortura. Poche donne si salvano, quasi tutte finiscono sul rogo, che diviene una sorta di pubblico spettacolo, dato in pasto alla moltitudine che vedeva soddisfatte - diremmo noi - le sue ansie di giustizia. Durante tutto il ‘500 e specie nel ‘600 l’Europa è attraversata da guerre e carestie, la morte di una mucca in un villaggio o una grandinata rappresentano una tragedia per un’economia spesso di semplice sussistenza. Ecco che allora la strega diviene lo strumento per spiegare e giustificare problemi che invece erano di natura sociale, ancora una volta si passa sul corpo delle donne. Non a caso il superamento della stregoneria avverrà con l’avvento dell’Illuminismo anche se in Valtellina si ha notizia di un rogo ancora dopo l’arrivo di Napoleone. Nell’800 le donne non saranno più arse ma chiuse nei manicomi. Ma questa è un’altra storia.



Tatiana Bertolini fa parte della SIS - Società Italiana delle Storiche

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