Finalmente, nell'imminenza di San Valentino, un libro in cui la parola 'amore' non equivale a romanticismo! Che non teorizza la perfezione e l'imperfezione dei rapporti, semplicemente li esemplifica in vignette. E' "Bagno d'Amore", (Giraldi Editore), di Paolo Mancini, giornalista milanese direttore di testata (tra cui Top e Vero Casa), che non si presenta con un 'piacere' ma con un 'molto lieto' e questo la dice lunga sulla capacità di distinguersi con levità. La cifra di Mancini è l'educazione che si scorge nelle 365 vignette, una al giorno, di cui sono protagonisti Wilma e Chucky - abbreviazione non casuale di WC - , rappresentati con le forme standard - azzurro lui, rosa lei - che accolgono noi tutti all'ingresso di qualsiasi toilette pubblica. Il senso: il sentimento vero si misura al momento del bisogno! Mancini tratta l'amore come macro tema destinato a rimanere privo di risposte definitive. In un susseguirsi di botta e risposta tra lui e lei e tra lei e lui, lo maneggia tra sensualità, genitorialità, ottusità maschile e aggressività femminile, con giochi di parole che lasciano in sospensione anche il lettore, che deve avere dimestichezza col vocabolario. Wilma: 'Amore, per me sei come una calamita'. Ckuky: 'Amore, per me sei come una calamità'. Molto ruota attorno al sesso - che non scade mai nel grottesco - , tra miti sfatatati e da sfatare. Con le ansie da prestazioni di lui ma anche le esigenti richieste di lei, che ora che può liberamente godere si barcamena tra mariti e amanti che la soddisfino. Ckucky: 'Cara, aperitivo, cenetta, cinemino e poi motel?'. Wilma: 'Si caro, ma tu non aspettarmi in piedi'. Dove Chucky non è né uno stinco di santo né un eroe, ma neppure il pusillanime che tante donne oggi a dir loro emancipate vorrebbero svilire per nobilitare se stesse. E dove Wilma è come la maggior parte delle femmine: spesso così stronza da non dare importanza al sentimento che le viene rivolto. Chucky: 'Confesso: non ho mai desiderato la donna d'altri'. Wilma: 'Peccato'. Acida, cinica, ma mai vittima...tranne quando le conviene. Nessuno né esce forte e nessuno con le ossa rotte. Non c'è una riscossa di 'genere' ma una semplice fotografia della realtà, in cui gli stereotipati ruoli di lui e lei vengono messi in discussione, al punto che Mancini affida a Wilma un sarcasmo che anni fa solo a un 'maschio' si poteva attribuire. Forse Chucky ne esce un po' debole, come gli uomini di oggi, che in fondo non sanno più essere mariti autoritari e padri autorevoli e così scelgono di rimanere...eterni figli di mamma, che li ama sempre e comunque ...come ogni suocera che si rispetti. Wilma: 'Caro, ho capito che ti manca, ma questo mese è arrivata una bolletta del telefono da 4mila 431 euro!' Ckucky: 'Telefono subito a mia mamma per dirglielo'. E forse Wilma ne esce un po' fallica. Ma nella grande ironia è un libro vero e amaro, anche nelle mancanze che segnala. Una su tutte che nel rapporto di coppia oggi rischia di scomparire la 'cura' verso l'altro. E ancora, che l'egoismo, mascherato da indipendenza, arriva prima di tutto spazzando via quanto di bello c'è nel 'sacrificio'. Per contro, ci dice anche che la felicità non sta necessariamente nell'alta 'intensità' del rapporto, ma nella sicurezza della quotidianità, fatta spesso di bocconi amari e compromessi. Wilma e Chucky resistono, forse perché si sono scelti, davanti a quella porta del bagno in cui la vita li ha fatti incontrare, indicando poi a ciascuno la direzione - diversa - in cui andare. Salvo poi decidere, una volta usciti, di continuare a camminare per mano, uno accanto all'altra, dandosene di santa ragione, di battuta in battuta, fino a quella che Mancini stesso definisce la più bella: Wilma: 'Ti amo'. Chucky: 'Ti amo'. Libro dedicato a tutte le coppie nuove, perché sappiano cosa aspettarsi. A quelle 'collaudate', perché possano rispecchiarsi. Alle nonne, che ci hanno insegnato l'amore.
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