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Quando “Un cuore che batte” sono due: una proposta di legge? No, una provocazione

Quando “Un cuore che batte” sono due: una proposta di legge? No, una provocazione

UDI Romana la Goccia e UDI Monteverde contestano la proposta di legge di iniziativa popolare contro l'autodeterminazione delle donne per una procreazione libera e consapevole

Venerdi, 10/11/2023 -

Quando “Un cuore che batte” sono due
Il 16 maggio scorso è stata presentata alla Corte Superiore di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo “Un cuore che batte”. Propone di aggiunge all’articolo 14 della legge 194 del 1978 il comma 1-bis che così recita “Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta in grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.

I promotori antiabortisti tra cui “Ora et Labora, in Difesa della Vita” scrivono di averla inviata tramite Pec a tutti i comuni italiani, dunque, è una proposta di legge nazionale. La prima domanda è: i signori che hanno scritto questa proposta pensano, sonoramente sbagliando, che la donna che è intenzionata ad abortire non sappia il senso di quello che ha deciso di fare? La ritengono una irresponsabile? E non si rendono conto del carico offensivo insito nella loro proposta - purtroppo già colpevolmente e vergognosamente operativa in alcuni ospedali - che si configura come una forma di dissuasione col sapore di stigma, punizione preventiva per chi voglia utilizzare la 194, una legge dello stato regolarmente approvata a larga maggioranza dal Parlamento italiano? Va allora stigmatizzato e punito anche lo stato? Vogliamo ricordare che l’aborto è sempre esistito in tutto il mondo e innumerevoli sono nei millenni le donne morte nel tentativo di fare i conti con un corpo fertile, che agisce senza tenere in considerazione le condizioni di vita e di salute mentale e psichica della potenziale madre. Noi donne sappiamo bene per esperienza, che si sceglie di abortire per amore/rispetto di sé ma anche per amore del progetto di vita che si porta in grembo. Abbiamo riflettuto tanto insieme e lottato per trasformare la procreazione da destino ineluttabile a scelta responsabile fino ad ottenere i consultori e la legge 194. È stato un passaggio fondamentale di civiltà in quanto non esiste dignità del soggetto al di fuori della possibilità di scelta: il corpo biologico, infatti, non esaurisce la piena soggettività di noi esseri umani. Siamo indignate per questa ennesima provocazione, un tentativo di rimessa in discussione della nostra autodeterminazione, e riteniamo una grave scorrettezza istituzionale il fatto che Enti locali come il VI Municipio di Roma stiano facendo propaganda per la raccolta di firme su proprie pagine Facebook o altrove. Continueremo ad aprire spazi di confronto e ci auguriamo che non si raggiungano le 50 mila firme necessarie. Nello stesso tempo vigileremo affinché nei comuni d’Italia non compaiano come propaganda e invito alla firma manifesti come quelli più volte in passato ritirati in quanto ritenuti offensivi della dignità di noi donne e della nostra libera scelta.

Roma, 8 novembre 2023

UDI ROMANA LA GOCCIA e UDI MONTEVERDE


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