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Quando “La battaglia dei sessi” si svolge sul campo da tennis

Quando “La battaglia dei sessi” si svolge sul campo da tennis

In uscita il film dedicato alle lotte delle donne per la parità di diritti e salario anche in campo sportivo

Martedi, 17/10/2017 - Fra le numerose pellicole di questi ultimi anni sulle battaglie condotte dalle donne per ottenere la parità di diritti, ben si colloca "La battaglia dei sessi" dei coniugi Valerie Faris e Jonathan Dayton (registi pluripremiati per "Little Miss Sunshine"), che riflette sul problema da un’angolatura particolare: partendo dagli stipendi e dai premi delle tenniste - che erano di otto volte inferiori a quelli degli uomini pur facendo vendere agli organizzatori lo stesso numero di biglietti - e prendendo come spunto una storica partita di tennis fra un campione maschilista (o sedicente tale, ma interessato a sfruttare il richiamo mediatico), allarga la visuale a tutti i campi della vita e delle conquiste femminili, come quelli relativi alla libertà sentimentale e sessuale. La King infatti, proprio in quel periodo, inizia una relazione extraconiugale omosessuale che la porterà al coming out negli anni successivi.



Siamo nel 1973, anno importante per le donne negli Stati Uniti: esce il primo numero del magazine femminista Ms, viene approvato il Titolo IX della Costituzione, che ratifica la parità dei diritti fra uomo e donna, e la Corte Suprema emette una storica sentenza sul diritto all’aborto, in seguito al controverso caso Roe-Wade. Tuttavia le donne erano ancora discriminate di fatto, al punto che non potevano essere titolari neanche di una carta di credito.



In quello stesso anno uno storico evento sportivo porta alla ribalta delle cronache la ‘questione femminista’, si tratta dell’incontro di tennis fra la ventinovenne Billie Jean King numero uno del tennis femminile americano e campionessa mondiale femminile degli anni Settanta, e l’ex-campione maschile, scommettitore e baro incallito, Bobby Riggs.



La sfida fra i due, che la King rifiuta per molto tempo ben consapevole dei risvolti mediatici, delle scommesse in campo e del rischio di immagine - Riggs si divertiva a sfidare le campionesse donne per batterle e dimostrare la superiorità del genere maschile – va ben oltre la spettacolarità e spettacolarizzazione del match, diventando il simbolo della dialettica paritaria di quegli anni ed una chiara presa di posizione verso un mondo, quello sportivo, considerato ancora appannaggio maschile.



La vittoria della King, che si allenò moltissimo in vista di una sfida che andava ben oltre la sua carriera ed il cui esito non era affatto scontato, segnò un traguardo importante perché la partita, etichettata come “La battaglia dei sessi”, diventò uno dei confronti sportivi televisivi più visti di tutti i tempi, raggiungendo 90 milioni di spettatori in tutto il mondo. Un evento che assunse una valenza globale ed ebbe la funzione di rendere lo sport partecipe dei grandi cambiamenti sociali in atto e di accorciare la distanza fra sport, politica e società.



“È stato il progetto più complicato della nostra carriera - hanno raccontato i registi - perché è un film che racconta una vicenda sportiva, una storia d’amore, un dramma a sfondo sociopolitico, e che a volte assume persino i toni di una commedia. 44 anni dopo questo match, ancora si parla degli stessi argomenti. Siamo rimasti colpiti da come un semplice spettacolo, in quel periodo, sia diventato la metafora di importanti questioni sociali”.



Magnifica l’ambientazione vintage anni Settanta, compresi i primi abiti da tennis colorati, per un film che parla di femminismo, coraggio e uguaglianza, affidando il messaggio ad una battaglia fra un’icona femminista e paladina del movimento LGBT e un relitto del vetero maschilismo: una gigantesca lotta mediatica tra i sessi, vinta da una donna. Il ruolo di Billie Jean King è affidato ad una bravissima Emma Stone, l’attrice premio Oscar, in un ruolo inedito e finalmente non da ‘bambolina”.





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