Egitto - Un’eroina dei fumetti indossa l’hijab e lotta accanto alle donne del mondo arabo musulmano per conquistare diritti e rispetto
Zenab Ataalla Sabato, 27/12/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2015
Si chiama Qahera Jalabeya, indossa l’hijab ed è l’eroina delle donne arabe e musulmane. Il fumetto nasce nel 2011, al tempo della rivoluzione che ha dato un nuovo corso all’Egitto, dall’efficace matita di Deena Mohamed, diciannovenne ideatrice del personaggio. “Le donne musulmane sono spesso rappresentate come oppresse ed in cerca di qualcuno che corra in loro aiuto. Questo è uno dei motivi per cui ho dato vita a Qahera”. Il compito di combattere la società misogina egiziana è affidato ad una donna che appartiene alla medesima cultura. “Ho deciso di realizzare una supereroina velata per combattere l'islamofobia che le donne reali che indossano l’hijab sono costrette a fronteggiare ogni giorno. C'è così poca rappresentanza delle donne che lo indossano, come se fossero al di fuori del mondo e del tempo. Rappresentarle non è una cosa sbagliata ed è per questo che ho voluto contribuire anche io con il personaggio di Qahera”. Deena Mohamed ha iniziato quasi per gioco tra amici, poi ha colto le potenzialità del suo personaggio, che sdogana ruoli e azioni non ci si aspetta da una donna musulmana che indossa il velo.
Attraverso la sua supereroina Deena affronta anche un altro problema, a volte trattato in maniera superficiale dall’opinione pubblica egiziana, ma molto sentito dalle associazioni femminili, quello cioè delle molestie sessuali che molte donne hanno subito dopo la rivoluzione del 2011. Il fenomeno ha avuto proporzioni tali che persino le Nazioni Unite nel 2013 lo hanno denunciato in un Rapporto, sottolineando che il 91% delle donne non si sente sicura di camminare per strada. Il problema, afferma la fumettista, deve essere “affrontato socialmente non solo qui in Egitto, ma in tutto il mondo”.
In uno dei fumetti Leyla, una giovane senza velo che indossa una camicia ed un paio di jeans, dopo essere stata vittima di molestie per strada le denuncia alla polizia. L’ufficiale che la accoglie invece di arrestare il colpevole se la prende con la giovane, imputandole la colpa di indossare abiti troppo occidentali e poco modesti. Sulla strada del ritorno Leyla si imbatte in un gruppo di ragazzi che arrivano a minacciarla con i coltelli. Qahera irrompe nella scena armata di una mazza da baseball, mette a terra i ragazzi e promette alla giovane Layla “non preoccuparti, aspetterò con te per testimoniare contro questi uomini”. Il fumetto finisce con i molestatori appesi al muro con sotto la scritta “Questi uomini sono perversi”. Perché, spiega Deena, sia Qahera e Layla sono vittime di harassment. Non c’entra il loro modo di vestire indossando il velo o i jeans, la responsabilità di queste violenze è della cultura maschilista comune in tutto il mondo. Nelle più recenti vignette Qahera si domanda e si risponde “se l’hijab non protegge dalle molestie, cosa può avere quell’effetto? Quello che le previene è dare unicamente la colpa ai molestatori, gli unici a rispondere socialmente, moralmente e legalmente delle azioni che hanno commesso”. Il messaggio è chiaro e anche condiviso, visto il successo che riscuote la sua pagina Facebook, che conta più di 14mila amici.
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