Putéca Celidònia: musica e teatro affacciati ai balconcini del Rione Sanità
Il progetto 'A voce d''o vico e altro ancora nel cammino della giovane compagnia teatrale partenopea. A partire da 'Romeo e Giulietta' nel Real bosco di Capodimonte (11 luglio)
Giovedi, 08/07/2021 - Marialuisa Diletta Bosso, Clara Bocchino, Teresa Raiano, Dario Rea, Umberto Salvato, Emanuele D’Errico sono sei ex allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli, uniti dell'idea che "il teatro sia l’opportunità unica di salvaguardare e stimolare la fantasia, quell’elemento chimico che ci rende un po’ più liberi". Nel settembre 2018 hanno fondato un gruppo di lavoro che via via si è ampliato con esperti "che compongono l'arcipelago artistico e tecnico". Clara Bocchino racconta una bella storia che ha anche attraversato i vicoli del Rione Sanità coinvolgendo bambini e famiglie. Una storia che ha scelto un nome particolare: Putéca Celidònia.
Cosa significa Putéca Celidònia? Putéca è in dialetto napoletano la bottega, deriva dal greco apothéke. Il verbo di origine è composto da apò + tìthemi che significa “porre da parte”. Ci piaceva l’idea di italianizzare questa parola conservando la nostra origine partenopea, senza restarne però vincolati.
La celidonia invece è una pianta erbacea che nasce spontanea nelle zone abbandonate del bacino del Mediterraneo, pertanto viene definita infestante. Il nome deriva dal greco chelidòn (=rondine), perché porzioni di pianta vengono strofinate dalle rondini sugli occhi non ancora aperti dei piccoli. Il latice caustico aprirebbe i lembi di pelle consentendo ai rondinini di vedere.
Con l'unione di queste due parole diamo un nome al nostro obiettivo e a come vediamo noi il teatro : un luogo/esperienza che mette da parte e custodisce tutte quelle cose che non sono ferme o scritte da qualche parte avendo la possibilità di riconoscersi, e vale sia per chi crea sia per chi vive l'esperienza; un'occasione possibile di apertura con nuovi punti di vista sull'esistenza, occhi nuovi sul mondo, talvolta inaspettatamente. E vale sempre per entrambe le parti.
Come si è sviluppato il progetto 'A voce d''o vico dentro il Rione Sanità? Avevamo l'esigenza, dopo un po' di mesi di laboratorio di teatro gratuito con i bambini del quartiere, di farli recitare. In qualche modo volevamo dar loro la possibilità di esprimersi attraverso il teatro e, non avendo un teatro ma abitando due piccoli spazi, ci siamo detti: ecco, i balconi saranno il nostro palco, il vicolo la nostra platea. Abbiamo voluto mettere in dialogo Musica e Teatro affacciati ai balconcini del Rione Sanità e al fianco dei nostri bambini si sono esibiti artisti bravissimi e generosi. 'A voce d''o vico' è nato come una festa con e per le persone del territorio.
Come hanno reagito i bambini e i genitori? Le famiglie ci hanno richiesto di nuovo con grande entusiasmo 'A voce d''o vico' anche a ottobre, a novembre, a dicembre! È stata una vera e propria gioia condivisa, una necessità condivisa. Alcuni parenti dei bambini sono rimasti anche piacevolmente sorpresi nel vedere esibirsi dai balconi figli e nipoti, conoscendoli come timidi e chiusi nella vita quotidiana. Si è respirata una aria rigenerata. La pandemia ha messo un bel freno, ma stiamo comunque progettando nuove forme di festa per accrescere e ripetere 'A voce d''o vico'.
Chi ha collaborato con voi? Abbiamo avuto la fortuna di avere il sostegno e la collaborazione di grandi artisti campani, dei tecnici del Teatro Mercadante e parte della tecnica, del Teatro Civico 14 e della Cantina Sepe, per citarne solo alcuni. Tutto non sarebbe avvenuto senza #Opportunity e le persone del luogo che in ogni modo si sono adoperate perché tutto andasse alla grande. Ci siamo sentiti circondati da tantissime energie positive, era la "festa" di tutti.
Le Istituzioni vi sono state vicine? Come si finanzia il progetto? Abbiamo avuto il Patrocinio Morale del Comune di Napoli e quindi il sostegno morale della Municipalità di riferimento che ci ha dato la possibilità di chiudere il Vicolo al traffico. A livello di finanziamenti, con grande tristezza, assolutamente no. Abbiamo provato a metterci in contatto, ma nessuna risposta. Proprio in generale, per il lavoro che facciamo sul territorio intendo. Ci autofinanziamo per ogni progetto, investendo il nostro tempo e le piccole economie che girano.
Tu sarai Giulietta nello spettacolo alla festa di ROMEO E GIULIETTA che si svolgerà nel Real bosco di Capodimonte l'11 luglio prossimo... Sì sarò Giulietta. Una gran bella emozione oltre ad essere una intensa possibilità di sperimentazione. Sono, tra l'altro, ancora più felice di far parte di questa operazione di Tradizione e Turismo/Putéca Celidònia/Benedetto Sicca perché la forza di questo spettacolo risiede nella coralità e nel lavoro di gruppo. Sia in scena che in tutto il lavoro precedente alla messinscena. A settembre saremo a Milano all'interno di Tramedautore festival 2021 e poi in stagione al Teatro Sannazaro di Napoli.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Sta per cominciare una avventura cinematografica particolare con una regista francese, ma per i dettagli da raccontare aspettiamo ancora! I progetti con Putéca Celidònia sono tanti e tutti in work in progress, non ci fermiamo mai fortunatamente. Ci aspetta un anno denso tra la formazione e il lavoro per il nostro progetto di spettacolo, Felicissima Jurnata, che unisce il nostro lavoro sul territorio e quello di produzione.
Ritornerete nel Rione Sanità prossimamente? Non ce ne siamo mai andati! Neanche durante il confinamento. Marialuisa, Teresa ed io per giunta siamo le referenti del gruppo per quanto riguarda il lavoro sul territorio. Ognuna con la propria specificità, ci adattiamo, studiamo e cerchiamo di carpire le esigenze che sempre mutano. È la nostra casa base, la nostra Putéca è la nostra sede in Sanità. La definiamo il nostro rifugio creativo e di lavoro. Da lì parte, nasce e si sviluppa tutto il nostro percorso.
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