Il breve messaggio di Valerio Occhetto, che ha assistito Adele Cambria negli ultimi mesi, ci ha raggiunto ieri mattina verso le 10. Negli ultimi giorni avevamo sperato che Adele ce la facesse ancora una volta dopo le difficoltà dell’estate e i ricoveri in clinica e in ospedale. Era spossata ma serena e riusciva ancora a sorridere a chi le stava accanto. Domenica scorsa mi aveva chiesto di leggerle La Repubblica e i suoi occhi azzurri di tanto in tanto, ascoltando le notizie, avevano un lampo di ironia. Si era rammaricata di non poter partecipare il 2 novembre a una cerimonia in ricordo di Pasolini. Non aveva dimenticato la data della morte di un amico che le era stato molto caro.
Adele è stata una delle prime persone che ho conosciuto quando mi sono trasferita a Roma nel settembre del ’68. Il suo attico e la terrazza in Via dei Pettinari erano allora uno dei più animati e trasgressivi salotti romani. C’ero andata con un amico, diventato poi mio marito, che aveva collaborato come Adele a “Il Mondo” di Pannunzio.
Fu da Via dei Pettinari che in una serata del luglio del 1970 Adele, Carla Lonzi, Carla Accardi e Elvira Banotti partirono sul pulmino di Agnese de Donato per attaccare sui muri di Roma il “Manifesto di Rivolta Femminile”. Per me fu il primo incontro con il femminismo. Impossibile dimenticarlo.Mi cambiò la vita.
E fu lo stesso appartamento che ospitò per più di un anno la Redazione della Rivista femminista EFFE, prima del trasferimentoa La Maddalena in Piazza Campo Marzio, 7. Lunghe riunioni, discussioni vivaci, fino a notte fonda.
Adele nella sua lunga vita ha scritto molti libri interessanti, dalla biografia della Regina Maria Josè del 1966 all’ultimo, “Andalusia. Sette notti per quattro città”, del 2014. Il libro al quale era maggiormente legata era però “Storia d’amore e schiavitù”, finalista al Premio Strega, tanto da chiedere a Maria Rita, quasi una figlia per lei,di metterglielo accanto nel suo ultimo viaggio.
Vorrei invitare chi ancora non lo ha fatto di leggere “Nove dimissioni e mezzo: le guerre quotidiane di una giornalista ribelle”, un libro particolarmente interessante nel quale Adele ha ripercorso le tappe della sua carriera di giornalista. Ne esce il ritratto di una donna straordinaria, mai convenzionale, di grande intelligenza, coraggio, generosità, simpatia, ironia. E al tempo stesso la storia di 40 anni del nostro paese. Nel libro c’è un capitolo dedicato alla esperienza di EFFE, impresa nella quale si era impegnata con grande entusiasmo, dando a tutte noi lezioni di giornalismo, e al tempo stesso accettando le intemperanze delle femministe che chiedevano un giornale sempre diverso e non accettavano tagli ai loro articoli.
Era stata molto contenta quando le avevo detto che finalmente il 10 dicembre, con Donata Francescato e Cristina Chiappini, avremmo lanciato l’archivio on line di EFFE con tutti gli articoli pubblicati dal febbraio 1973 ad dicembre 1982 ordinati per argomento. Speravamo tanto che riuscisse ad essere con noi quel giorno alla Casa internazionale delle donne. Ma ci sarà con i suoi scritti, come ci saranno Alma Sabatini e Danielle Lantin. E’ a loro che vorremmo dedicare l’archivio. Per lasciare una memoria viva che aiuti a capire non solo quale grande rivoluzione è stato il secondo Movimento femminista ma anche la passione e la fatica delle donne che vi hanno partecipato.
Daniela Colombo
Foto: con la redazione del numero 1 di EFFE a Casa di Adele in Via dei Pettinari a Roma.
Da destra: Adele Cambria, Lara Foletti, Grazia Francescato, Daniela Colombo, Agnese de Donato, Danielle Lantin.
Il funerale di Adele sarà sabato alle 15.00 nella chiesa di SS. Salvatore in Onda, Via dei Pettinari, 58
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