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PUER AETERNUS

PUER AETERNUS

Tabù - “Umano troppo umano, è il monumento di una crisi. Dice di essere un libro per spiriti liberi; quasi ogni frase vi esprime una vittoria - con quel libro mi sono liberato da ciò che non apparteneva alla mia natura”. Nietzsche

Emanuela Irace Martedi, 27/03/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2012

Ho conosciuto James Hillman nel 2004. La foto è appesa in cucina. Sguardo azzurro dietro gli occhiali. Camicia rosa, cravatta rossa e giacca grigia. Un americano interessato più all’architettura dell’interiorità che alla scenografia dell’abito. Sembrava Ferlinghetti. Stesso sguardo lucido. Stesso azzurro negli occhi. Stessa apparente freddezza e uguale poesia e distacco dagli dei. Ho letto quasi tutti i suoi libri. Una ventina tradotti in italiano e un paio in inglese. Se dovessi pensarlo in un unico scritto sceglierei “Puer Aeternus”. Elegiaca del tradimento. Paradosso della vita. Saggio del possibile. Base della “teologia negativa” elaborata nell’Enneadi di Plotino: scrigno di misteri e incantesimi. Un vero e proprio trattato esoterico di iniziazione alla vita. Una Festa per iniziati, in cui riecheggiano le celebrazioni Eleusine in onore di Demetra e Persefone, tema della ricerca interiore da cui prende Hillman nel suo scavo psicanalitico, che lui considera semplicemente psicologico e fuori da ogni scuola. Riedizione del viaggio negli inferi: Ade o Inferno. L’unica possibilità umana che accompagna l’esplorazione della propria mente. La conoscenza di sé. La discesa. La perdita. La scoperta. Il raggiungimento della meta attraverso lo specchio degli archetipi, dono della Grecia antica e dai neo-platonici. Una scrittura ai limiti del sostenibile quella di Hillman, spesso disordinata e aulica, apparentemente invertita rispetto al progetto di morte che sempre accompagna la creatività. Un compendio di Miti e invenzioni magiche, spunto di lettura e riflessione che attraverso il pantheon della mitologia greca, scava negli archetipi e nella forma “originaria” regalando a ciascuno il proprio Daimon, come scrive Socrate: il nocciolo costitutivo. La ghianda che realizza l’unicità di ognuno e la cui scoperta dona la vita. Quella autentica, l’unica possibile per realizzare il proprio umano progetto, e per “diventare ciò che si è”, come scrive Nietzsche in Ecce Homo.





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