Ad un recente seminario sulla Pubblica Amministrazione mi è stato segnalato che non si userà più il termine Pubblico Impiego bensì Lavoro Pubblico. Ho trovato l’idea interessante in quanto, mettendo in evidenza il tema lavoro, si può contribuire a far cambiare opinione ai cittadini sui pubblici dipendenti che sarebbero, secondo un luogo
comune, fannulloni e nullafacenti. Poiché sono convinta che questa nuova dizione non basterà, ho pensato che un altro modo per sconfiggere un’opinione sbagliata è quello di fare conoscere quello che i dipendenti pubblici fanno quotidianamente per la collettività.
Poiché una larga parte di dipendenti è donna, ho pensato che il mensile “noidonne” potrebbe essere un utile strumento di corretta informazione. Avendo svolto fino al 27 agosto il ruolo di Consigliera di parità nella Provincia di Modena vorrei partire proprio dalla mia Provincia proponendo una serie di informazioni che diano conto di azioni – a mio avviso eccellenti – che qui si svolgono da tempo.
Per le puntate precedenti, scorri in basso
4^ puntata / 7 ottobre 2010
INTERVISTA A LIVIANA MESSORI, DIRIGENTE SERVIZIO FORMAZIONE PROFESSIONALE E PARI OPPORTUNITÀ, E A IMMA DE MARINO FUNZIONARIA DI PARI OPPORTUNITÀ
D. cos’è BILANCIO DI GENERE DELLA PROVINCIA DI MODENA? Ci può raccontare in modo sintetico come nasce e come si è evoluto in questi anni?
R. Il progetto “ Bilancio di genere della Provincia di Modena” è stato realizzato grazie al finanziamento del FSE anno 2003 e ha coinvolto il Comune di Modena e il Comune di Carpi . Si è trattato di un primo tentativo di applicazione dell’analisi di genere, basata sulle teorie economiche dello sviluppo umano, al Bilancio 2004 della Provincia di Modena.
Elevato è stato il contributo in termini di elaborazione teorica fornito dall’ Università di Modena e di Reggio Emilia e da R.S.O la società di consulenza incaricata per lo studio.
I risultati sono stati illustrati nella pubblicazione “Oltre le pari opportunità verso lo sviluppo umano. Il Bilancio di genere della Provincia di Modena”,Marzo 2006 FrancoAngeli Edizione;
Tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 il progetto compie i primi passi insieme al primo Bilancio sociale dell’Ente. Quello che era chiaro fin dall’inizio era che non si voleva che il Bilancio di genere si traducesse solo in una riclassificazione delle voci di entrata e di uscita o nella sterile predisposizione di ulteriori indicatori.
La volontà è stata quella di leggere lo sviluppo del contesto locale tenendo conto del ruolo di donne e di uomini e della capacità delle politiche di intrecciare fenomeni rilevanti per la vita di cittadine/i.
Il Bilancio di genere è non solo uno strumento di lettura delle politiche che tiene conto del genere, ma anche uno strumento di rendicontazione delle azioni pubbliche utile ai decisori politici per poter leggere più attentamente le scelte compiute e per agire in futuro in modo più consapevole e coerente.
D. Ma cosa vuol dire leggere le scelte in una chiave di sviluppo umano?
R. Dovevamo chiarire e qualificare prima di tutto il termine sviluppo e poi introdurre nella lettura del Bilancio i concetti di sviluppo umano, di benessere e di qualità della vita.
Sul piano scientifico determinanti sono stati gli studi sulle teorie dello sviluppo umano di Martha Nussbaum e Amartya Sen, che pongono al centro delle loro analisi i comportamenti individuali e quelli collettivi, il loro interagire in termini di capacità proprie dell’individuo da una parte e di opportunità offerte dal contesto locale, dall’altra, determinando così forti interrelazioni tra individui e Istituzioni.
D. A marzo 2007 il Forum PA ha premiato il vostro progetto “ Applicazione del Bilancio di genere e degli strumenti di programmazione a disposizione della Provincia di Modena con attenzione allo sviluppo umano e al benessere delle persone”. Perché e quali sono i risultati raggiunti?
R. Sono stati premiati la novità e l’impegno richiesti dalla sperimentazione. Dal 2007 nella predisposizione degli strumenti di programmazione e gestione a disposizione dell’Ente (quali ad esempio il Bilancio di previsione o il Documento di Orientamento Politico Economico) e nella definizione delle politiche di intervento si pone attenzione al genere. Il Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) tra gli obiettivi generali ha previsto di “…. assumere nelle politiche locali le specificità di genere e le condizioni dei soggetti deboli come punti di vista in grado di rendere esplicite le carenze dell’organizzazione dello spazio fisico (in particolare pubblico) e del sistema delle relazioni sociali”; il Programma di sviluppo rurale integrato provinciale, che ha il compito di sostenere lo sviluppo e la competitività delle imprese, ha introdotto criteri prioritari nel finanziamento di imprese agricole condotte da giovani donne, riconoscendone le specificità e le problematiche.
Nel Bilancio sociale la rendicontazione sull’attività dell’ Ente viene impostata avendo attenzione alle problematiche femminili e in modo integrato con gli obiettivi e la metodologia del Bilancio di genere.
Inoltre dal 2006 si realizza un “Report sulle trasformazioni socio-economiche della provincia di Modena in un’ottica di genere” con aggiornamenti annuali.
Lo studio e la redazione ha visto la collaborazione di diversi Servizi quali le pari opportunità, il servizio industria commercio e servizi, istruzione e formazione professionale, statistica e osservatorio economico-sociale, politiche del lavoro.
D. Quali sono state le difficoltà e le criticità incontrate?
R. La principale criticità è stata quella di “ far passare” la cultura di genere sia all’interno che all’esterno dell’ Ente. Alle difficoltà di applicazione del bilancio di genere si unisce, nel nostro caso, la difficoltà di applicare un modello teorico economico sullo sviluppo umano, mai sperimentato prima. Infatti sono esigui i modelli sullo sviluppo umano paragonabili e per scala d’intervento e per grandi aggregati di contabilità nazionale e sono poche le esperienze di applicazione di Bilanci di genere.
La Provincia di Modena è stata la prima ad applicare le teorie dello sviluppo umano al Bilancio di genere introducendo così ulteriori novità e complessità al progetto. Per una Provincia, che è un organo di secondo livello e proprio per l’ attività di programmazione che le compete, è più difficile risalire al genere rispetto all’erogazione di un servizio da parte di un Comune che invece ha un rapporto diretto con i cittadini e le cittadine.
Grosso è stato lo sforzo a livello metodologico nell’individuazione di linee programmatiche, nella realizzazione di azioni rilevanti e nella definizione di possibili aree di miglioramento.
Difficoltà si sono incontrate nell’individuazione delle diverse fonti statistiche che sono fondamentali per la comprensione dei fenomeni, nella raccolta dei dati statistici in un’ottica di genere relativi alle modificazioni e alle trasformazioni in atto nel territorio rispetto all’ andamento demografico, economico, dell’istruzione e della formazione, del mercato del lavoro e dell’accesso al reddito, con particolare attenzione anche ai cittadini/e stranieri.
3^ puntata / 4 ottobre 2010
INTERVISTA A MARCELLA VALENTINI, ASSESSORE ALLE PARI OPPORTUNITA’ DELLA PROVINCIA DI MODENA
D. PERCHÉ UN TAVOLO ISTITUZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE VOLUTO FORTEMENTE DALLA PROVINCIA DI MODENA E DALLA PREFETTURA?
R. Principalmente per 2 motivi:
- Per costruire ed elaborare procedure omogenee per tutti i soggetti, procedure operative di presa in carico delle situazioni di violenza fisica, sessuale, psicologica, morale, economica, di strada, domestica verso le donne;
- Per costruire modalità di lavoro efficaci per tutto il territorio provinciale e comuni ai diversi soggetti, rendendo chiari ed espliciti i percorsi da avviare, tramite azioni di formazione- prevenzione e di comunicazione
D. AVETE REALIZZATO UN PROTOCOLLO D’INTESA PER LA PROMOZIONE DI STRATEGIE CONDIVISE FINALIZZATE ALLA PREVENZIONE ED AL CONTRASTO DEL FENOMENO DELLA VIOLENZA NEI CONFRONTI DELLE DONNE CHE RISULTATI HA PRODOTTO?
R. - IL PROTOCOLLO approvato con delibera di Giunta provinciale n. 81, 06/03/2007 ha coinvolto i seguenti soggetti: Prefettura di Modena, l’Amministrazione Provinciale, i Comuni di Modena, Carpi, Mirandola, Pavullo nel Frignano, Sassuolo, Vignola, la Questura di Modena, il Comando Prov.le dei Carabinieri di Modena, il Comando Provinciale della Guardia Finanza di Modena, l’Azienda Unità Sanitaria locale di Modena, l’Azienda Ospedaliero - Universitaria Policlinico di Modena, l’Ufficio scolastico provinciale di Modena, la Commissione Pari Opportunità, la”Conferenza delle Elette”, le “Consigliere di Parità” e le Associazioni “Gruppo Donne e Giustizia”, “Casa delle Donne – Donne contro la violenza”. L’azione sviluppata a Modena questi anni ha incontrato importanti riscontri a livello nazionale. Il Ministro dell’Interno infatti, attraverso l’Ufficio di Gabinetto, ha diramato nel marzo 2009 una direttiva a tutti i Prefetti d’Italia, allegando copia del Protocollo stipulato a Modena, affinché analoghe iniziative vengano intraprese in tutte le Province. Precedentemente infatti, nel mese di febbraio, il Governo aveva accolto un ordine del giorno, sottoscritto da Parlamentari della maggioranza e della opposizione, con il quale, nell’esprimere plauso ed apprezzamento per l’attività svolta nel territorio modenese, si impegnava a promuovere su tutto il territorio nazionale l’attivazione di atti di analogo contenuto. Da ultimo va segnalato che nel testo di legge sulla violenza sessuale, è stato introdotto l’art. 11, espressamente dedicato ai Protocolli d’intesa a livello provinciale promossi dalle Prefetture, la elencazione dei cui obiettivi ricalca integralmente e letteralmente le finalità contenute nel documento sottoscritto a Modena.
D. LA PROVINCIA DI MODENA INOLTRE NEL 2008 HA APPROVATO UN PIANO STRATEGICO SULLA VIOLENZA ALLE DONNE CHE RISULTATI HA PRODOTTO?
R. Il PIANO STRATEGICO SULLA VIOLENZA ALLE DONNE DELLA PROVINCIA DI MODENA (approvato il 7 maggio 2008 con delibera di consiglio provinciale n. 70) è nato con l’obiettivo di costituire nei sette distretti del territorio le Reti distrettuali contro la violenza sulle donne, coinvolgendo i soggetti presenti a livello locale ( operatori dei servizi sociali dei Comuni, la polizia municipale e il comando dei carabinieri, gli operatori sanitari e dove presente l’ospedale i medici del pronto soccorso e di ostetricia e ginecologia, gli operatori scolastici e rappresentanti delle associazioni di volontariato/femminile) e di realizzare linee guida e protocolli condivisi da tutti i soggetti della rete. Tra i risultati più significativi segnaliamo:
- IL RACCORDO CON LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA PROVINCIALE. L’Atto di indirizzo e coordinamento dell’Ufficio di Presidenza della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria prevede (anche raccogliendo le indicazioni della Provincia di Modena), i temi della lotta al contrasto della violenza verso le donne e l’ integrazione delle donne straniere tra le priorità da perseguire nell’ambito dei Piani distrettuali triennali per il benessere sociale e la salute.
- COSTITUZIONE DELLE RETI DISTRETTUALI CONTRO LA VIOLENZA IN TUTTI I TERRITORI: c’ è un accordo tra Provincia di Modena ed Azienda USL di Modena per la realizzazione di corsi di formazione finalizzati alla realizzazione di reti distrettuali per fronteggiare l’emergenza. A tutt’oggi i distretti che hanno realizzato la Rete distrettuali contro la violenza alle donne sono: Modena, Carpi, Sassuolo, Pavullo, Castelfranco ( questi distretti hanno prodotto protocolli operativi e linee guida in emergenza). A settembre è partito il corso nel distretto Terre di Castelli.
- ATTIVITÀ DI FORMAZIONE D’INFORMAZIONE- SENSIBILIZZAZIONE E PREVENZIONE: la Provincia di Modena ha sostenuto iniziative specifiche quali ad esempio “Seminari internazionali sullo stalking e sulla violenza alle donne” promossi e progettati dall’Università degli Studi di Modena Reggio Emilia rivolti a professionisti e ad operatori provenienti da diversi ambiti (giudiziario, sociale, sanitario, scolastico, associazionismo di sostegno e di servizio e dai centri contro la violenza alle donne) e dal Centro DocumentazioneDonna di Modena.
D . QUALE E’ IL PROGRAMMA DI LAVORO FUTURO?
R. - monitorare lo stato attuativo delle azioni nei rimanenti distretti prestando molta attenzione ed attività alle aree montane;
- completare la formazione di base finalizzata alla realizzazione delle Reti distrettuali per la prevenzione ed il contrasto della violenza alle donne e ad attività di aggiornamento;
- avviare Reti di accoglienza – protezione - cura e inserimento lavorativo di donne vittime di violenza;
- potenziare la campagna affido e individuazione di famiglie affidatarie;
- definire percorsi di protezione della donna vittima di violenza condivisi dal momento della denuncia in poi e avviare percorsi di sostegno-orientamento e di accompagnamento della donna nella ricerca attiva del lavoro e nell’ inserimento lavorativo;
- organizzare Seminari e corsi di aggiornamento mirati alle esigenze degli operatori (su tematiche quali ad esempio: l’individuazione degli indicatori di rischio, le procedure omogenee, l’identità dell’uomo e la relazione col femminile, la separazione e l’aumento delle problematiche legate al controllo e al dominio dell’uomo sulla donna, la violenza fisica e la persecuzione etc..) e alla prevenzione scolastica .
2^ puntata / settembre 2010
GUIDA ALLE PRESTAZIONI AL SOSTEGNO DEL REDDITO
Con questo secondo articolo vorrei presentare un’interessante guida giunta quest’anno alla sua terza edizione e la cui redazione è stata curata da Giusi Presti, Luciana Borellini, Ada Giglioli.
La guida, dal titolo “Guida alle prestazioni al sostegno del reddito” affronta questi temi: indennità di disoccupazione ordinaria, indennità di disoccupazione a requisiti ridotti, indennità di disoccupazione agricola, indennità di disoccupazione speciale edile, indennità di mobilità, incentivi all’autoimprenditorialità, indennità per co.co.pro-co.co.co, cassa integrazione ordinaria e straordinaria, integrazione salariale per lavoratori agricoli, contratto di solidarietà, cassa integrazione ordinaria e straordinaria nonché indennità di mobilità in deroga in Emilia-Romagna, anticipazioni C.I.G.O e C.I.G.S., ammortizzatori sociali in deroga e indennità riconosciuta ai lavoratori sospesi di cui all’art. 19 c. 1 della Legge 2/2009.
Questa guida è frutto di un lavoro di squadra di chi l’ha redatta ma anche il lavoro sinergico tra l’assessorato al lavoro e la direzione provinciale dell’INPS. Giusi Presti, nel presentarmi la guida, ha sottolineato l’impegno dei vari referenti INPS relativa al controllo dei contenuti nonostante l’intensa attività a cui l’INPS è sottoposta a causa della crisi che attanaglia tante aziende in Provincia di Modena e che colpisce migliaia di lavoratori e lavoratrici.
La Guida contiene informazioni utili sia agli operatori/operatrici dei Centri per l’Impiego, sia alle Associazioni sindacali e datoriali, nonché ai lavoratori e lavoratrici coinvolti nelle procedure di accesso per le prestazioni a sostegno del reddito.
Questa guida è disponibile sul sito della Provincia
A conclusione di questa informazione vorrei segnalare un fatto a mio avviso importante: non è sempre vero che le donne non sanno fare squadra. Così come non è vero che le dipendenti pubbliche possono essere genericamente qualificate come fannullone.
In questo specifico caso, le stesse hanno dimostrato innumerevoli capacità che si qualificano non soltanto come attività amministrative, a cui le stesse sono chiamate quotidianamente, bensì attività progettuali che presuppongono: studio, approfondimenti, capacità relazionali.
1^ puntata / luglio-agosto 2010
INTERVISTA A LUCIANA BORELLINI
La Provincia di Modena ha ricevuto un riconoscimento dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’innovazione nell’ambito del concorso “Premiamo i risultati” che aveva l’obiettivo di riconoscere “l’impegno a migliorare le performance e valorizzare gli esempi di buona amministrazione”.
A ricevere l’attestazione nell’ambito del forum Pubblica Amministrazione 2010, il progetto sviluppato dal Servizio Politiche del Lavoro relativo alla qualificazione del servizio di collocamento mirato delle persone con disabilità.
Ritengo opportuno fare esprimere, su questo progetto, la Dr.ssa Luciana Borellini, dirigente del Servizio Politiche del Lavoro della Provincia di Modena e responsabile del progetto medesimo, in collaborazione con la dott.ssa Milena Chiodi.
D. Quali i problemi affrontati?
R. Con questo progetto abbiamo voluto aumentare la qualità e l’efficacia degli inserimenti lavorativi di persone con disabilità attraverso una metodologia di lavoro che ha avuto tre principali punti di riferimento: gli utenti, la rete territoriale dei servizi e le imprese. Per rispondere in modo più efficace alle diverse tipologie di utenza abbiamo puntato ad una maggiore personalizzazione degli interventi ed un ampliamento dell’offerta di servizi. Il rafforzamento della rete territoriale dei servizi è avvenuto secondo una logica di “prossimità” e di maggior integrazione, per rispondere più efficacemente ai bisogni degli utenti che hanno maggiori necessità di sostegno. Ritengo inoltre che sia stato determinante l’aver sviluppato una maggiore capacità di rispondere ai bisogni delle imprese, sia in termini di professionalità e competenze delle persone avviate al lavoro, sia in termini di supporto al percorso di inserimento lavorativo.
D. In concreto quali sono state le soluzioni adottate?
R. Potremmo riassumerle in due parole chiave: integrazione e differenziazione. L’integrazione ha portato alla messa a regime di un modello di intervento decentrato a livello distrettuale, che ha visto la creazione in ciascun distretto AUSL di equipe operative distrettuali di cui fanno parte dei diversi attori che nel sistema locale si occupano delle persone con disabilità (Centri per l’impiego, Comuni, AUSL) e che progettano e realizzano in modo integrato dei progetti personalizzati di inserimento lavorativo per utenti con disabilità.
Per differenziazione intendiamo invece un ampliamento di servizi per rispondere alle molteplici e complesse esigenze di utenti ed imprese, che abbiamo realizzato attraverso l’introduzione di due servizi aggiuntivi ed innovativi: formazione finalizzata all’assunzione e la transizione dalle cooperative sociali alle imprese profit. Gli interventi formativi, finalizzati all’assunzione, sono stati costruiti in stretta collaborazione con le aziende, ed hanno previsto, oltre all’azione prettamente formativa, servizi di accompagnamento e supporto alla persona e al contesto di inserimento lavorativo (tutoraggio, azioni di supporto verso il contesto aziendale…). Con le cooperative sociali invece abbiamo lavorato per finanziare percorsi “ponte” per favorire la transizione nelle imprese profit di quelle persone che avessero sviluppato adeguate competenze trasversali e tecnico professionali.
D. Quali sono stati i principali risultati raggiunti?
R. Nel periodo interessato dal piano di miglioramento che ha partecipato al concorso “Premiamo i risultati” le persone prese in carico dalle equipe operative distrettuali, nelle quali lavorano insieme operatori della Provincia, dei Comuni e dell’AUSL, sono state 268 e 90 sono stati i percorsi di inserimento realizzati. I percorsi formativi finalizzati all’assunzione sono stati 7 (relative ad altrettante aziende) ed hanno interessato 40 partecipanti. Al 30 aprile 2010 si erano concretizzate 11 assunzioni grazie a questi percorsi, ma 4 sono ancora in fase di realizzazione e confidiamo che possano attivarsi ulteriori inserimenti lavorativi. I percorsi di accompagnamento alla transizione dalla cooperativa sociale all’impresa avviati sono stati 10 ed hanno portato, al 30 aprile 2010, a 4 assunzioni..
D. Oltre ai risultati positivi, quali sono state le criticità incontrate?
R. La principale difficoltà incontrata è stata la situazione di crisi economica che ha interessato anche il territorio modenese e che ha determinato in primo luogo maggiori difficoltà nell’individuazione di aziende disponibili a realizzare inserimenti lavorativi, anche a seguito della sospensione degli obblighi di assunzione di disabili da parte delle imprese che ricorrono ad alcuni ammortizzatori sociali; in secondo luogo la crisi ha determinato maggiori difficoltà nel realizzare inserimenti lavorativi stabili.
Ad integrazione di quanto detto dalla dott.ssa Borellini, posso aggiungere che – in occasione dell’incontro di presentazione dei risultati sul territorio provinciale - ho potuto appurare come l’efficacia del progetto sia stata tale da ottenere un altro importante risultato, ovvero quello di favorire, attraverso la realizzazione di esperienze positive di inserimento lavorativo, il superamento del pregiudizio secondo il quale le persone con disabilità psichica non sono adeguate allo svolgimento di attività lavorativa.
Lascia un Commento