Ultracorpi / 1 - Combattere il cancro anche avendo cura degli aspetti psichici ponendosi in attento ascolto analitico. SI può fare...
Fabiola Fortuna Domenica, 30/06/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2013
Poche settimane fa l’attrice Angiolina Jolie ha annunciato di essersi sottoposta a una mastectomia totale, dopo aver scoperto di avere molte probabilità di ammalarsi. Qualche giorno dopo, alquanto inosservata, è passata la notizia della morte di una zia dell’attrice proprio per un cancro al seno. Viene spontaneo correlare i due fatti: a buona ragione si può immaginare che la bella e famosa Angiolina, impaurita da quanto accaduto alla zia, abbia in qualche modo voluto “dare un taglio” alla paura per provare a sconfiggere la morte.
Ma la morte, ahimè, non si può sconfiggere. La medicina ci insegna, certo, a limitare i rischi di ammalarsi con una attenta e sistematica prevenzione.
Io ritengo però che, oltre ovviamente ad utilizzare tutto quello che la dimensione medica mette a disposizione per combattere efficacemente il cancro l’arma vincente sia data dall' utilizzazione e dalla integrazione con altri importanti strumenti derivanti dal prendersi cura degli aspetti psichici legati alla soggettività degli individui.
Questa convinzione é frutto della mia lunga e intensa attività clinica e di ricerca come psicoterapeuta, psicoanalista e psicodrammatista che ha avuto anche l'incredibile opportunità di occuparsi di pazienti affetti da gravi patologie organiche e in particolar modo oncologici. Nel corso della mia attività professionale ho avuto anche la fortuna di lavorare a fianco del prof. Claudio Modigliani, eminente studioso anche direttore dell’Istituto di Psicosomatica Analitica e pioniere in questo complesso campo, che ha dedicato gran parte della sua attività ad approfondire il ruolo svolto dalla componente psichica nell’insorgenza e nel decorso delle patologie organiche, proponendo un approccio alla malattia inedito: affiancare le cure mediche tradizionali ad un attento ascolto analitico che si é tradotto poi nella messa in atto di specifici tipi di psicoterapia comprendenti anche l'utilizzo di apposite metodiche di meditazione e di rilassamento psicofisiche.
L’osservazione clinica di tanti pazienti oncologici mi ha fornito e mi fornisce continue conferme ed esistono ormai degli studi che dimostrano come specifiche psicoterapie permettano di aumentare anche sostanzialmente i tempi di vita delle persone però, ci tengo a ripetere, sempre nel rispetto di tutte le indicazioni mediche, non al posto di queste.
Credo che ormai la teoria più consolidata circa l'origine delle malattie oncologiche sia quella trifattoriale che vede quindi in gioco tre fattori: la componente genetica, quella ambientale e quella psichica. Riguardo alle prime due, assistiamo a sempre nuove e sorprendenti scoperte ma anche ai limiti dati dalla realtà, per cui forse sarebbe utile cominciare a cercare di dare una maggior attenzione ai fattori psicologici. I motivi sono vari. Indubbiamente vi sono difficoltà pratiche a rendere più coerenti i protocolli scientifici con pratiche che a volte sono difficilmente “misurabili” e “sperimentabili” come le psicoterapie o, comunque, come gli interventi che vanno ad agire su elementi apparentemente più evanescenti quali le pratiche suggestive, di rilassamento o di meditazione. Si è ingenerata a volte forse una diffidenza della medicina verso tali pratiche con un conseguente scarso investimento su studi più sistematici. Anche se nei rari casi in cui questi studi sono stati fatti, i risultati ci sono stati, e come!... ci sono poi altri motivi, di natura economica, ma il cui approfondimento ci porterebbe troppo lontano…Tornando ai fattori psichici implicati nel cancro, ho potuto verificare come i pazienti ammalati presentino spesso un atteggiamento verso le vicende della vita, caratterizzato da una particolare difficoltà a tollerare le sofferenze psichiche che il vivere stesso, ma non solo, inevitabilmente comporta: appaiono come persone apparentemente equilibrate, ben adattate al proprio ambiente, con una vita personale che sembra serena. Se però si comincia ad “ascoltarli” veramente e sistematicamente dietro questa armonia si colgono incrinature, sottili dissonanze che portano a svelare la realtà di vite caratterizzate da un continuum di rinunce, da una sorta di “paralisi esistenziale”, sembrano persone che vivono, di fatto, una vita “saturata”, si potrebbe dire, dalle richieste dell’altro. Un altro che può essere un genitore, un coniuge, un figlio, ma anche una figura idealizzata di sé consolidatasi nel tempo. In questi pazienti sembra essere appunto dominante una parte potremmo dire masochista che impedisce, di fatto, di vivere pienamente la propria vita. Per alcune persone affrontare conflitti, a volte inevitabili per affermare la propria soggettività, sembra intollerabile. Va ricordato che in fondo la salute psichica dipende in gran parte anche dalla capacità di ognuno di noi di tollerare la sofferenza psichica e le inevitabili frustrazioni che la vita a volte pone; queste possibilità però nei pazienti oncologici sembrano spesso compromesse. Si scopre infatti che le persone portatrici di un cancro hanno dentro di loro una sofferenza enorme della quale però sono prevalentemente inconsapevoli: potrei dire sono portatrici di una depressione prevalentemente inconscia. La psicoterapia penso offra alle persone quello spazio di ascolto che di fatto spesso si nega anche inconsapevolmente a se stessi, dare voce anche a propri pezzi soggettivi mortificati troppo a lungo è invece un percorso vivifico. Sensibilizzare all’ascolto del proprio sé più autentico può favorire altresì un processo di riscoperta della propria soggettività attraverso l'emersione proprio degli aspetti di sé più autentici e troppo spesso sopiti. Certo, non sono percorsi facili dato che il lavoro con i pazienti oncologici richiede una formazione lunga e specifica che richiede particolare attenzione e sensibilità. Comunque l'esperienza mi ha insegnato che, una volta che si riesce ad iniziare un attento e specifico lavoro psicoterapico si trovano insieme al paziente le vie per uscire dalla "impasse" in cui i soggetti si sono trovati incastrati, permettendo loro il recupero di risorse incredibili che diventano davvero " l'arma in più” per il recupero della salute fisica. L'obbiettivo diventa trasformare una malattia, anche grave, nell'occasione di una rinascita. Non è certo mia intenzione offrire false speranze, ma i risultati ottenuti in trent'anni di lavoro sono assolutamente confortanti e in più ora tutto questo verrebbe confermato anche dagli studi nel campo della epigenetica, che studia i cambiamenti ereditabili nella espressione genica non causati da cambiamenti nella sequenza del DNA. Penso di poter dire che le cure mediche e la prevenzione saranno assolutamente più efficaci se si dedicherà maggiore attenzione ad una seria e specifica cura degli aspetti psichici e la buona notizia è ....... che questo è sempre possibile se lo si desidera veramente!
*Direttore Centro Didattico di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico S.I.Ps.A.
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