Ricchezze precarie - La sconfitta del mondo del lavoro è dovuta alla perdita di potere contrattuale derivante dalla disgregazione della dignità del lavoro. Una mostra fotografica illustra le nuove lavoratrici
Angelucci Nadia Lunedi, 22/06/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2009
Alla base dell’etica e della dignità del lavoro, che sembra ormai si sia perduta dopo anni di inesorabile precarizzazione e progressivo svuotamento delle tutele, c’era probabilmente anche una costruzione culturale che faceva del lavoro un momento centrale nella vita degli esseri umani, un nucleo forte, fonte di un percorso e di un riscatto individuale e collettivo. Tutto questo, lo sappiamo, non c’è più. Ormai ci muoviamo agevolmente tra termini come flessibilità, somministrazione, Co.Co.Pro, partite IVA, lavoro atipico; la crisi economica incombe e giustifica tagli all’occupazione e destabilizzazione sempre più forte dei lavoratori.
Cosa si muove nel mondo del precariato? Ne abbiamo parlato con Filomena Trizio Segretaria generale della Nidil-CGIL e Alessandra Tibaldi Assessora al Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili della Regione Lazio, organizzatrici della bella mostra ‘Ricchezze precarie’.
Filomena Trizio: “No alla competizione basata sul costo del lavoro”
Perché una mostra sul precariato?
Sono molti anni che cerchiamo, attraverso differenti espressioni artistiche, di far riflettere sul fenomeno della caduta della cultura del lavoro così come è definito e normato nella nostra Costituzione. L’articolo 1 della Carta - ‘L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro’ - individua il lavoro come fondamentale nell’idea che i costituenti avevano del futuro della repubblica, veniva posto come ossatura centrale per lo sviluppo del paese. Questa cultura si è smarrita, anche per responsabilità della politica che ha smesso di considerarlo come una parte fondamentale della vita degli individui, a favore della centralità dell’impresa. C’è quindi molto fare a livello culturale per recuperare la sostanza della dignità del lavoro.
Quanti sono, secondo i vostri dati, i lavoratori precari in Italia oggi? E quante sono le donne?
Il precariato, che comprende numerose e diverse tipologie di lavoro (somministrazione, tempo determinato, atipici, Co.Co.Pro, partite IVA), si aggira intorno ai 4 milioni di unità. Le donne a parità di età e in presenza di livelli professionali pari o spesso superiori a quelli maschili occupano le fasce più basse in termini di qualificazione professionale. Inoltre l'impiego femminile è caratterizzato quasi sempre da uno scarto salariale. Il dato regionale è poi molto importante, non a caso nel Mezzogiorno c’è una concentrazione del lavoro femminile parasubordinato nelle fasce professionalmente più basse.
Che conseguenze sta avendo e avrà la crisi economica sui precari, in particolare cosa sta avvenendo a livello di occupazione femminile?
I precari sono stati colpiti sin dall’inizio della crisi economica. La mancanza di una stabilità contrattuale e di una rete di protezione sociale ha fatto sì che fossero i primi a rimanere senza alcun sostegno. Tra l’altro c’è stato un grande ritardo a livello governativo ad intervenire, infatti, fino al 31 dicembre 2008, non sono state varate misure in questo senso. E quello che si è fatto dopo risulta in molti casi inadeguato. Ad esempio il provvedimento sul raddoppio delle indennità di disoccupazione per i collaboratori a progetto, a causa della complessità dei requisiti richiesti, dalla fascia di reddito annuo al periodo di lavoro ai versamenti effettuati, rischia di coprire solo una parte minoritaria di lavoratori. Il rischio è che si esca dalla crisi con un incremento della precarietà quantitativo e con un peggioramento qualitativo: nel senso che potrebbe diminuire il ricorso a tipologie più tutelate - come la somministrazione o il contratto a termine - ed aumentare il ricorso a tipologie meno tutelate sia a livello economico che di diritti, quali le forme atipiche ‘autonome’ o i voucher, accentuando i fenomeni già oggi presenti di dumping nel lavoro e fra le imprese. Si rafforzerebbe cioè una competizione basata sul costo del lavoro che è preoccupante perché ricorda le modalità dei Paesi in Via di Sviluppo.
Alessandra Tibaldi: “Reddito garantito nella Regione Lazio”
La crisi economica rischia di penalizzare in maniera ancora più forte l’occupazione femminile già compromessa nel nostro paese. Da dove bisogna ripartire?
Il lavoro, in particolare quello femminile, va tutelato e sostenuto con ogni mezzo. E’ necessario contrastare ogni forma di sfruttamento mascherato per il quale flessibilità significa precarietà. Il lavoro delle donne, proprio in questo momento di crisi economica grave, è sempre più penalizzato anche se gli indicatori ci dicono di una ripresa di capacità imprenditoriale da parte femminile. Questo vuol dire che, nei periodi difficili della storia, le donne sono capaci di rimboccarsi le maniche e affrontare la crisi. Per questo vanno aiutate con interventi di accompagnamento alla creazione d’impresa, sostegno e incentivo economico, servizi di cura e politiche per la conciliazione dei tempi, così come è stato previsto nel Piano per l’Occupazione Femminile predisposto dalla Regione Lazio per il biennio 2009-2010.
La Regione Lazio ha recentemente approvato una legge per il reddito garantito. Ci spiega di cosa si tratta e chi può usufruirne?
La legge sul reddito minimo garantito è la prima in Italia, ha carattere sperimentale ed è finanziata con la somma di 20 milioni di euro per il primo anno, a cui dovrebbero aggiungersi altri 20 milioni in fase di assestamento di bilancio. Il provvedimento prevede un’erogazione mensile di reddito diretto, nella misura di circa 580 euro mensili, ed una di reddito indiretto, sotto forma di servizi gratuiti per la formazione, i trasporti, la salute e la cultura. Ne beneficiano disoccupati/e, lavoratrici e lavoratori precariamente occupate/i o temporaneamente privi di retribuzione per gravi motivi di salute e familiari in aspettativa non retribuita. I requisiti richiesti sono: residenza nella regione Lazio da almeno 24 mesi al momento della presentazione della domanda, iscrizione ai Centri per l’impiego, reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro nell’anno precedente, non aver maturato i requisiti per il trattamento pensionistico. I soggetti beneficiari particolarmente svantaggiati saranno individuati anno per anno e soltanto questi potranno accedere al beneficio tramite una graduatoria.
Cosa sta facendo la Regione, e in particolare il suo Assessorato, per sostenere l’occupazione femminile, storicamente svantaggiata, in questo momento di crisi?
Abbiamo approvato in Giunta Regionale il 24 aprile scorso il già ricordato Piano per l’Occupazione Femminile 2009-10. Il Piano ha preso le mosse dal Libro verde per l’occupazione femminile presentato a luglio 2008 presso il Cnel. I temi individuati sono stati oggetto di un iter di discussione e vagliati dalle parti sociali e dalle associazioni femminili nel corso di una serie di incontri tenuti nelle Province del Lazio. Suggerimenti e input sono stati recepiti ed accolti nell’ultima stesura del Piano che ha definito le politiche e gli interventi diretti allo sviluppo occupazionale ed al protagonismo sociale delle donne. Le azioni previste riguardano i servizi per la conciliazione, il superamento dei pregiudizi e degli stereotipi di genere, il sostegno alla mobilità occupazionale, interventi per l’emersione del lavoro non regolare e per l’imprenditoria femminile, servizi di cura familiare e di mobilità sul territorio, campagne di comunicazione. La somma stanziata per il totale degli interventi a favore dell’occupazione femminile è di 45 milioni di euro. I bandi relativi sono in corso di elaborazione.
La mostra ‘Ricchezze Precarie’ è esposta presso i Centri per l'Impiego di Rieti, Frosinone, Latina, Viterbo, Roma Cinecittà e Torre Angela. Le foto sono state realizzate da Maria Laura Antonelli, Cecilia Fabiani, Simona Pampallona e Andrea Sabbadini.
Ditelo a San Precario
La Federazione milanese della Rdb-Cub ha inaugurato il primo ‘call center autogestito destinato ai precari nella vita e nel lavoro’. A rispondere al telefono saranno undici centraliniste, licenziate in agosto dall'Ospedale di Legnano, che nei mesi scorsi si erano spogliate per protesta organizzando numerosi presidi. Saranno coadiuvate da avvocati e sindacalisti della Rdb-Cub che le aiuteranno per la difesa legale e sindacale. Laura Guzzetti, una di loro, ha auspicato che l’iniziativa abbia successo: “Non sappiamo se la nostra iniziativa susciterà lo stesso interesse mediatico della strip conference: purtroppo nel nostro Paese le donne fanno parlare di loro solo quando mettono in gioco i propri corpi. Stavolta (…) metteremo in gioco la nostra intelligenza precaria a servizio degli altri precari con un unico obiettivo: ridare dignità a chi la perde ogni giorno con contratti non degni". Telefono precario, oltre ad avere attivato un numero verde gratuito - 800.03.42.35 - lavora in rete con il sito - www.telefonoprecario.it - dove è possibile ricevere consulenze, trovare materiale utile e raccontare le proprie storie e lotte.
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