Marco Travaglio - In scena senza far scena un giornalista, che è anche attore e autore di talento
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008
Il nostro sarà il paese delle libertà e della democrazia compiute quando sgorgherà dai piccoli schermi il flusso piuttosto sconsolante di verità che Marco Travaglio sta riversando dai palcoscenici italiani. Non c’è nulla di spettacolare nel suo teatro-denuncia intitolato “Quindici anni di storia d’Italia ai confini della realtà. Da tangentopoli a oggi”. Serafica, spietata, efficacissima, la rappresentazione è semplicemente lo sviluppo di un magro promemoria, una lettura senza enfasi di appunti che dall’anno scorso si arricchiscono di giorno in giorno. Questo intreccio fra commedia, tragedia e farsa diretto da Ruggero Cara, ha per protagonista la nostra Repubblica e il ricettacolo di vergogne che la sfregiano: tangentopoli, le facce di bronzo di uomini pubblici che non applicano più la pratica ormai desueta delle dimissioni; la povera giustizia e la giustizia povera; la mafia a cui si è fatto il callo; i suoi intrecci diffusi con la politica; il fiorire e il rifiorire della stagione degli inciuci. E poi la descrizioni, spassose e irresistibili di andazzi pubblici e privati, delle imprese del “popolo delle libertà provvisorie”, della discesa e della permanenza in campo di Silvio Berlusconi e le miserie della sinistra, sempre “abilissima nel resuscitare i Cavaliere e nel suicidarsi”.
Non sono molti i giornalisti e gli scrittori pronti a affondare il bisturi nelle piaghe che hanno infettato l’Italia in questi anni difficili. E pochi lo sanno fare con lo stile, l’eleganza e la compostezza quasi pudica di questo torinese, che inchioda l’attenzione del pubblico con un resoconto gustoso, puntuale, argomentato, senza orpelli e senza belletti, appena sottolineato da intarsi di musica eseguita in diretta dai C Project: Valentino Corvino al violino a Fabrizio Pugliesi alle tastiere. “La storia è maestra, ma nessuno impara mai niente. Com’è che non ci ricordiamo più nulla?” dice l’artefice di questa incursione segnata dall’arguzia, ma anche dall’onestà di un’intelligenza piena di vivacità. In scena senza far scena, Marco Travaglio, attore e autore di talento, ha rivelato al Colosseo di Torino, gremito all’inverosimile, che il teatro è ancora il veicolo più rapido e efficace di comunicazione e di riflessione.
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