- Bisognerà globalizzare un bel po' di femminismo per dare forza alle donne che provano ad emanciparsi nelle aree ‘difficili’ del mondo
Giancarla Codrignani Lunedi, 03/11/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2014
Per chi si lascia impressionare dalla fine di una delle fasi storiche dell'impegno femminista per la libertà del proprio genere, calma: ci sono ancora percorsi bisognosi di grande attenzione da esplorare perché la ricerca continua avventurosamente in ogni direzione.
Un confronto sui fatti porta ancora i riflettori sullo scandalo delle “teenagers disposte a tutto” del quartiere Parioli di Roma, con il relativo corredo di mamme attente che fanno seguire da un investigatore le figlie divenute “strane” e di mamme spregiudicate che attribuiscono a guadagni di spaccio il denaro di cui dispongono le ragazzine. Il quotidiano Repubblica ha reso note le ordinanze di custodia cautelare a carico del fotografo-mezzano che ha attirato almeno mille (dico “mille”) minorenni per una rete di “uomini-bene” (siamo ai quartiere Parioli) avvezzi a “comperare” corpi di adolescenti senza badare a spese. Le donne da secoli denunciano la figura del “cliente”; oggi siano i maschi, in quanto “genere”, a domandarsi come mai gli piace sia comperare il sesso anche in società permissive, sia usare violenza (comprese le attenuanti concesse dalla Cassazione al marito stupratore) nei rapporti di intimità.
Non è indifferente, invece, che noi ci chiediamo che cosa succede tra le bambine e le adolescenti: chiedete alle insegnanti e saprete che non c'è scuola superiore in cui non ci sia più di un sospetto che la pratica prostitutoria sia percepita e colpevolmente rimossa. Non sono in questione, infatti, le ragazze "disponibili", ma le altre "che sanno". Si può scoprire che le ragazze - a cui era riservato il dovere del pudore - giustamente rifiutano il controllo sociale sulle virtù, ma stanno alterando i comportamenti antropologici: potrebbe non piacerci una società in cui ci siano più bisogni (anche i più strani) che passioni proprio nella relazione che, per essere autentica, non può volere la mercificazione.
Intanto in un paese lontano Mariam al-Mansouri, nata ad Abu Dhabi e pilota della flotta aerea degli Emirati Arabi, è andata a bombardare i fondamentalisti dell'Is. Con il velo sotto il casco. Con l'approvazione dei suoi - ha 35 anni, è laureata, è nell'esercito dal 2007: se non fossero stati d'accordo l'avrebbero ripudiata prima - anche se si è detto che gli eventuali morti ad opera delle sue bombe non andranno in paradiso. Nessuno sa come funzionino davvero le cose nei paesi del Golfo, dato che il gran mufti dell’Arabia saudita ha affermato che vietare la guida delle auto alle donne serve a “proteggere la società dal male”. Le donne arabe debbono - come noi nell'Ottocento - puntare sull'emancipazione primaria del lavoro e dello studio, condizionata dalle decisioni degli uomini di potere. Così in Iran il governo è intervenuto a regolare le "disfunzioni" delle università, dove si iscrivevano più ragazze che ragazzi. Se il futuro lavora per queste diversità femminili solo in questa direzione e se crediamo che il mondo si debba evolvere senza produrre ulteriori guerre, bisognerà globalizzare un bel po' di femminismo per dare forza alle donne che, nelle aree "difficili" del mondo, fanno parte del genere proprio nella sua complessa "differenza". Che il mondo sia culturalmente plurale è un dato di realtà, ma il rispetto degli altrui costumi non deve continuare a rafforzare il modello unico dei poteri per farci diventare maschi. Bisognerà pur inventarsi un internazionalismo plurale del femminismo, senza colonizzare nessuna, ma preparate alla reciprocità. Un lavoro impegnativo sarà trovare punti d'appoggio per fare leva.
Giorgio Agamben, un filosofo che ha sempre studiato il senso della "nuda vita", anche nella sua più recente opera - "L'uso dei corpi" - riprende il discorso sulla schiavitù presso gli antichi: lo schiavo, considerato tale "per natura", pur destinato ad essere "usato" dal padrone, restava un uomo. Non diventava un "soggetto", restava oggetto corporeo nelle mani del padrone. Le donne sono davvero delle "soggette" o le sovrastano poteri condizionanti che ne controllano e condizionano la vita? La politica, dice il filosofo, potrebbe diventare l'opera d'arte liberatoria attraverso un "prendersi cura" che renda tutti veri soggetti morali. Cari filosofi, mai nessuna filosofa ha contestato che perfino Heidegger abbia disquisito sulla "cura". Ma nessuno di voi intende partire dal femminismo per capire che la "cura" è il primo elemento che può salvare la democrazia dalle guerre, ma principalmente nella nostra elaborazione. Tuttavia resta la provocazione per tutti, soprattutto per chi subisce il disconoscimento della soggettività. Che difficilmente può essere trovata nel "darla via" a clienti e mariti o nell'etica della violenza.
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