Donne PD - Agostini, Finocchiaro, Bindi: mobilitazione contro la recessione civile ed economica del Paese e per chiedere le dimissioni immediate del premier
Piano straordinario di asili nido, tutela della maternità, congedo di paternità obbligatorio, sostegno al lavoro femminile con incentivi e sgravi fiscali, più politiche sociali per la cura e l'assistenza ad anziani, malati e disabili, reintroduzione della norma contro le dimissioni in bianco, eliminata da questo governo.
Ecco le proposte sul welfare lanciate dalle Donne del PD che, continuando la mobilitazione contro la recessione civile ed economica del Paese, tornano a chiedere a gran voce le dimissioni del premier, perché "chi umilia le donne non può governare”.
Le donne non devono essere costrette a scegliere tra lavoro e famiglia. Lo affermano Roberta Agostini, portavoce della Conferenza nazionale delle Donne del PD,Rosy Bindi, presidente nazionale dell’Assemblea del Partito e Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici, riunite in conferenza stampa alla Camera insieme a tante deputate, senatrici, responsabili di settore e amministratrici del PD.
“La conferenza stampa - spiega Agostini - è stata indetta per raccontare il lavoro finora svolto dalle donne democratiche, sintetizzato nelle proposte del PD, e per illustrare il programma di mobilitazione delle donne nelle prossime settimane in moltissime città, piazze, mercati, a partire da oggi fino alla grande manifestazione nazionale del prossimo 5 novembre, organizzata dal PD, passando per il forum delle amministratrici democratiche fissato a Orvieto il 21 e 22 ottobre. Si protesta, unite, contro le ripercussioni negative della manovra economica di un governo che colpisce la vita e la dignità delle donne e la risorsa economica che rappresentano. Serve una scossa che deve in primo luogo arrivare dalle donne italiane, da quella parte del Paese che studia, lavora, si fa carico delle responsabilità familiari e cerca di costruire la propria strada con fatica ed impegno. Le donne hanno molti buoni motivi per chiedere le dimissioni di questo governo. Avevamo una decina di fondi per le politiche sociali ad esempio, che sono stati quasi interamente azzerati".
Fa eco Anna Finocchiaro: “Le donne pagano di più la crisi. Una crisi usata dal governo per mettere in atto politiche dissuasive, cercando di far passare l'idea che a una donna non conviene andare a lavorare. Siamo di fronte a un esecutivo ormai sfiduciato su ogni fronte che quotidianamente, anziché governare, aggiunge danni al Paese e ne strozza le grandi potenzialità. Dall’abolizione della norma sulle dimissioni in bianco, che rappresenta un ricatto non solo verso l’idea della gravidanza, ma anche sotto il profilo della dignità della persona e del lavoro, ai tagli al welfare, alla mancanza di una politica sulla divisione del lavoro di cura, fino all’aumento dei costi per la famiglia, la cura di anziani e dell’infanzia, si incentivano le donne a stare a casa. Ma le donne, la cui dignità è colpita ovunque, possono essere il motore di questo cambiamento. E non parliamo solo della dignità delle donne o delle italiane, ma dell'Italia intera. Il protagonismo delle italiane è una risorsa politica. La favola bella del partito delle libertà che doveva far salire l'Italia sul treno della modernità, l'ha invece portata nel Medio Evo.”
“In questi mesi abbiamo insistito molto sull’intreccio tra questione morale, questione democratica e questione economico-sociale. Il crocevia di queste tre questioni è rappresentato dalle donne, che devono precedere il cammino di ricostruzione del Paese proprio perché sono quelle che hanno subito di più” - ha concluso la presidente Rosy Bindi - “Le ultime due manovre sono il sigillo di una strategia che ha colpito i diritti e la dignità delle donne, che pagheranno un prezzo di fatto doppio e insopportabile con i tagli ai servizi essenziali: l’allungamento punitivo dell’età pensionabile; l’azzeramento delle politiche per la famiglia e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Non dobbiamo avere timore di fare la nostra parte e di rompere qualche timidezza e qualche incertezza. Per quanto qualcuno continui a ironizzare sul fatto che chiediamo le dimissioni, bisognerebbe iniziare a chiedersi perché non vengono date. Il messaggio berlusconiano è passato attraverso il corpo, la mente e la vita delle donne. La ricostruzione del paese parte da noi. Speriamo di rincontrare il movimento del 13 febbraio e le donne del “Se non ora quando” che hanno dato una scossa molto importante. Quanto alle proposte che riguardano il welfare del nostro Paese, esse sono la prova che si può fare equità, si può uscire dalla crisi, non tagliando le sicurezze e le tutele, non umiliando la dignità, in particolare delle donne. Basta avere il coraggio di fare le riforme”.
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