UISP - L’uso del linguaggio sessuato nello sport per non rinunciare alla funzione pedagogica
Lanzon Paola Venerdi, 16/11/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2012
Fino ai 12/14 anni la maggioranza dei bambini e delle bambine pratica uno o più sport. Questi sono i dati. L’abbandono avviene successivamente, nella fase adolescenziale: ma questo è un altro problema. Il mondo sportivo ha quindi nelle sue diverse articolazioni, nelle sue mani, una grande opportunità, che fa rima ovviamente con responsabilità. Ha l’opportunità di svolgere in maniera forte e decisa la propria funzione pedagogica; ha l’opportunità di costruire attraverso la relazione e il linguaggio quella corretta cultura di genere e quella visione della realtà in cui uomini e donne abbiano pari dignità, pari visibilità, pari cittadinanza. Ciò che non si nomina non esiste? Bene, allora: buongiorno bambini e bambine; istruttori e istruttrici, educatori educatrici….proviamo tutti e tutte a fare questo esercizio…… e via via impegniamoci a costruire un mondo fatto di immagini e parole ricco della ricchezza del mondo e della società tutta intera, senza escludere nessuno ed in particolare le donne. Sono consapevole che da molti e molte questa battaglia viene considerata non fondamentale, come se i temi importanti fossero altri. Ed è per questo che ho salutato con grande gioia il lavoro realizzato da Cecilia Robustelli, docente di linguistica italiana e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, che ha realizzato per il comune di Firenze un progetto dal titolo Genere e linguaggio, che ripartendo dallo storico testo di Alma Sabatini del 1987 (“Per un uso non sessista della lingua italiana”) ribadisce lo strettissimo legame tra il linguaggio e la rappresentazione della realtà e decide di declinare al femminile l’ostico linguaggio politico e amministrativo. Chi si occupa di sport, chi “insegna” sport deve quindi avere chiara questa sfida: deve cioè scegliere se occuparsi di tecnica, di gesti tecnici o di persone; deve scegliere se farsi carico della funzione pedagogica insita in ogni relazione umana, centrale anche nel percorso sportivo, per seminare con l’esempio e con la cultura le fondamenta di un mondo migliore, non nemico delle donne. L’invito da rivolgere anche ai genitori può anche essere quello di valutare le proposte sportive tenendo presente il parametro della cultura di genere. C’è sempre tempo per imparare o perfezionare un gesto tecnico: è più importante invece ricercare ambienti in cui imparare a vivere in armonia e a nutrire la mente dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze di cultura e civismo.
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