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Professione: acchiappadisordine

Professione: acchiappadisordine

Ariane Kremer - “Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto” Jorge Amado

Mirella Caveggia Lunedi, 10/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010

A fronte della crisi che si è abbattuta alla cieca su una buona parte della società globale, è possibile opporre fantasia e inventiva. E grazie all’ingegno reso più aguzzo dall’impellenza, ci si può destreggiare con alternative anche temporanee fino a quando un assestamento e una nuova espansione non annuncino un po’ di serenità e di fiducia. Ne è un esempio una signora olandese, Ariane Kremer, che vive con il marito italiano e due figli studenti in un bel rustico isolato di Castagneto Po, sulle colline torinesi. Riposta con cura in un cassetto la sua laurea in legge, Ariane ha sempre fatto la traduttrice, un lavoro anche ben pagato se specializzato nel settore tecnico e scientifico, ideale per chi vuole attendere alla casa, alla famiglia e assicurare un apporto complementare al bilancio domestico. “Ma dall’anno scorso il flusso degli incarichi non è più continuo - lamenta la signora - e la concorrenza invisibile di chi offre a prezzi stracciati una prestazione senza badare alla qualità è difficile da contrastare”.

Così lei, residente in Italia da 25 anni, ha deciso di rimettersi in pista con un’idea già ipotizzata in passato e mai posta in essere: diventare “Personal Organizer” in virtù della propria capacità di selezionare, valutare e sistemare le cose con disciplina e ordine lasciando dietro di sé un assetto rassicurante e facile da mantenere. Una simile attività da noi è del tutto inesistente; ma negli Stati Uniti e nei paesi nordici europei è esercitata comunemente da persone dotate di assoluta serietà, spesso riunite in associazioni giuridicamente riconosciute che assicurano regole professionali, tutela, controllo e garanzie.

La disposizione a sistemare ogni cosa nel luogo che le compete secondo un determinato criterio, la paladina dell’ordine l’ha rivelata già da piccola, quando metteva a posto il cestino da lavoro della nonna, o gli armadi di cucina. Anche l’ufficio di papà e il giardino di casa si ritrovavano all’improvviso puliti e sistemati grazie alla ragazzina un po’ fissata. Per questo Ariane, persona dalla fantasia e dalla simpatia effervescenti, ha deciso di mettere al servizio del prossimo questa sua propensione per un’ordinata precisione e di infondere libertà, serenità e maggiore efficienza in chi è assediato dalla confusione. Lei ne è convintissima: uffici, aziende, studi legali o tecnici, commerciali o amministrativi, come sotto la bacchetta di Mary Poppins, possono veramente ristrutturarsi, trarre impulsi e aumentare i profitti con la consulenza di un buon “Personal Organizer”. E così un negozio, un magazzino, un deposito. L’intervento, fermo e discreto, si può applicare anche a una casa privata. Non si tratta certo di pulire, ma davanti a uno scaffale gremito, un armadio, una libreria che il tempo ha velato di polvere, il consiglio di una persona estranea su come liberarli e riorganizzarli in modo razionale può essere valido. Ovviamente le situazioni sono molteplici - un divorzio, un esaurimento, una malattia, un’eredità, un trasloco - e richiedono elasticità, adattamento, psicologia.

Serve un capitale iniziale? “No. Basta la buona volontà e un corredo di scatole, nastri da imballaggio, sacchi da immondizia, etichette”. Qualche timore di resistenza, diffidenza o vergogna da parte del cliente? “No. Da noi, in Olanda, tutto è esposto allo sguardo di tutti, finestre comprese”. Costerà molto al committente? La signora che viene dal nord non intende infierire sui portafogli dei clienti. Ma non sarà neppure stracciato il prezzo della sua esperienza, dei piccoli accorgimenti che trasmetterà e di una presenza che, concordato lo sfoltimento, con discrezione si allontanerà progressivamente per non turbare la privacy. “Considero questo un servizio terapeutico - dice Ariane per definire questo lavoro - perché aiuta le persone a sistemare non solo una situazione concreta e fisica, ma anche mentale. Nell’ordine, le idee fluiscono meglio, si torna più volentieri a casa, o al posto di lavoro, il sonno è più rilassato e profondo e lo spazio che viene liberato intorno è un’emissione di energia positiva. Siamo circondati da troppe cose, il consumo ci ha sopraffatti. Questa è la società del superfluo, dell’abbondanza. Non c’è bisogno di un consumismo senza freni per sentirsi bene. Potrei inserire questa iniziativa nell’ambito di un movimento che induce a scorgere la felicità in una semplificazione e nell’essenzialità. Si chiama “decrescita felice” . (akremer@virgilio.it)



(10 maggio 2010)

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