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PROCREARE O NON PROCREARE? QUESTO È IL PROBLEMA

PROCREARE O NON PROCREARE? QUESTO È IL PROBLEMA

Famiglie, nonostante tutto/1 - qualsiasi cosa decidiate di fare, fatelo con amore, determinazione e, se possibile, con uno sguardo lungimirante sul mondo

Ribet Elena Lunedi, 14/11/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2011

L’insicurezza, economica e non solo, sta modificando il nostro modo di vivere, di lavorare e di riprodurci. La disoccupazione femminile è inesorabilmente intrecciata al numero di figli e al lavoro di cura: il 30% delle madri con meno di 65 anni, che lavorano o hanno lavorato, interrompe l’attività lavorativa per matrimonio, gravidanza o altri motivi familiari, contro il 2,9% degli uomini. La povertà, sempre più diffusa, oltre ad accentuare i contrasti con i pochi ricchi si inserisce in un contesto dove sono ampiamente sdoganati i modelli “culturali” dell’egoismo e dell’individualismo. E per non farci mancare niente, il 76% del lavoro di cura è, ancora, a carico delle donne.

Forse chi decide di non fare figli adesso non ha tutti i torti. A chi li fa, si richiedono molto coraggio e responsabilità. Negli anni ’60 la popolazione italiana era di circa 50 milioni di abitanti e si registravano circa 900.00 nascite all’anno. Negli anni ’90 la popolazione era di circa 57 milioni e le nascite superavano le 500.000 (il dato più basso nel ’95, 526.064 nascite). Ora siamo più di 60 milioni di abitanti e i nati nel 2009: sono stati 568.857; nel 2010: 561.944. L’ISTAT registra una riduzione della fecondità sia delle italiane, passate da 1,32 figli per donna (2008) a 1,29 figli (2010), sia delle straniere, passate da 2,31 a 2,13 figli. Diminuiscono i nati da genitori italiani, crescono quelli con almeno un genitore straniero, sebbene a ritmo più contenuto. La riduzione interessa anche le richieste di adozione (da 16234 nel 2006, a 10611 nel 2010). 5 mila sono i cicli di cure con donazione di ovuli e/o spermatozoi a cui si sottopongono, all’estero, le coppie del bel Paese; 10.819 bambini sono invece nati nel 2009 in Italia con tecniche di procreazione medicalmente assistita. Diminuiscono le coppie con figli (-7,1%). Aumentano le mamme over 40, le persone anziane, anche non autosufficienti, le “famiglie” di una sola persona (+39%); aumenta l’età in cui si decide di essere genitori, e tendenzialmente le madri sono sempre più giovani dei padri. Molte famiglie non riescono a far fronte alle difficoltà economiche (nel Lazio sono il 31,4%, secondo una ricerca Acli); sempre più figli restano a casa dei genitori oltre 30 anni; sempre più figli nascono fuori dal matrimonio.

In questo panorama nuovo e diversificato, una buona notizia c’è. I nidi sono aumentati: da oltre 188 mila nel 2009 a più di 231 mila nel 2010; questo significa che c’è posto per il 17,9% dei bambini e delle bambine, anche se l’obiettivo europeo (33%) è ancora lontano. Se fra i requisiti per scalare le graduatorie c’è il lavoro di entrambi i genitori, care donne, datevi da fare a cercarne uno.

(fonti: ACLI, Ass. il Melograno/Centro Informazione Maternità e Nascita, Eshre, Figli&Famiglia, ISTAT, la Stampa, Ministero della Salute, Sismer)

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