Percorsi cooperativi - CAMST, una grande impresa della ristorazione che viene da lontano e che guarda al futuro. Intervista alla Presidente Antonella Pasquariello
Maria Fabbricatore Domenica, 27/10/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2013
Antonella Pasquariello è stata eletta Presidente nell’aprile scorso, dopo una lunga carriera in una delle più importanti cooperative di ristorazione italiane, la CAMST, che nasce settanta anni fa nell’immediato dopo-guerra e che vanta 11mila dipendenti ed un fatturato di un miliardo di euro.
La prima Presidente donna di CAMST, dopo una carriera trentennale come Direttore immagine e relazioni esterne. Come sta affrontando questi primi mesi?
L’esperienza che ho maturato in questi anni di lavoro in CAMST mi è stata utile per dare il mio contributo affinché CAMST continui ad operare con determinazione in un contesto di mercato fortemente segnato dalla crisi; una crisi, del resto, che ci pone di fronte a nuove e molteplici sfide. Essere eletta Presidente in questa difficile situazione è dunque una sfida nella sfida. Credo che l’azienda mi abbia scelto, oltre che per il mio percorso professionale, per la mia determinazione, qualità più che mai necessaria in questo contesto. Il fatto di essere donna, inoltre, mi spinge ad avere una sensibilità particolare nei confronti delle donne; non considero le quote rosa uno strumento, quanto piuttosto un obiettivo da raggiungere. Voglio dare il mio contributo affinché le donne possano avere le stesse opportunità di crescita professionale dei colleghi uomini. Come, del resto, è successo a me in CAMST.
La CAMST opera in tutto il centro-nord e, come abbiamo accennato, ha 11mila dipendenti e un fatturato di un miliardo di euro che sono numeri importanti. Come si è arrivati a tutto questo e qual è la formula del vostro successo?
Sì, sono numeri molto importanti. La chiave del successo della nostra cooperativa ruota attorno ad una precisa scelta di posizionamento sul mercato. CAMST persegue da anni una strategia di forte diversificazione nell’ambito del mercato della ristorazione collettiva e commerciale. Operiamo sia in segmenti tradizionali, come la ristorazione scolastica (che rappresenta il 31% del fatturato), la ristorazione ospedaliera, aziendale, caserme, self service e bar in zone industriali e centri commerciali, nel banqueting, ma anche in settori come il vending (distributori di bevande e snack, in forte espansione) e i prodotti di gastronomia per la GDO. Questa strategia di diversificazione e continua innovazione ci ha permesso di reggere meglio di altre realtà della ristorazione all’urto della crisi. La solidità di CAMST, inoltre, è ben rappresentata anche dal patrimonio netto, che ammonta a oltre 177 milioni di Euro, che supera di gran lunga quello dei nostri principali competitor.
La persona che lavora in cooperativa si sente di farne parte e di partecipare alla stessa?
Il primo punto della nostra missione recita: “Difendere e sviluppare l’occupazione dei soci. Migliorare la loro qualificazione professionale e la loro condizione sociale e lavorativa. Garantire il rispetto della loro salute, della loro integrità morale, delle loro aspirazioni culturali, civili e di partecipazione all’impresa cooperativa”. Se dal punto di vista contrattuale i nostri lavoratori hanno le stesse condizioni contrattuali di quelli dei nostri competitor, tra cui diverse multinazionali, la grande attenzione e i benefici sociali che riserviamo ai nostri soci lavoratori, oltre che essere un elemento distintivo del nostro fare impresa, rafforzano il senso di appartenenza della nostra base sociale e influiscono positivamente sulla qualità del lavoro. Grazie a questo forte senso di appartenenza - il sentirsi “uomini e donne di CAMST” - riusciamo a condividere con i soci lavoratori le scelte importanti, talvolta difficili, come flessibilità negli orari e spostamenti. Se CAMST sta riuscendo, meglio di altre imprese, a reggere l’urto della crisi, è anche grazie a questo spirito di collaborazione, creato negli anni da un’oculata gestione aziendale con obiettivi di tipo cooperativo che tutelano il lavoro dei soci.
Come funziona il modello cooperativo nel resto d’Europa?
La cooperazione esiste a livello internazionale in varie forme e con diverse connotazioni rispetto a quelle a cui siamo abituati in Italia. Qui, ad esempio, è molto forte l’idea di cooperativa di lavoro, che ha come fine il benessere del socio-lavoratore. Questo è il modello a cui si ispira CAMST, nata nel 1945 da un piccolo gruppo di cuochi e camerieri che volevano crearsi delle opportunità di impiego. Altro esempio di cooperazione molto diffuso nel nostro Paese, inoltre, è quello per l’acquisto di beni di consumo. In Inghilterra, realtà di cui ho una approfondita conoscenza, la cooperazione viene invece incentivata e promossa dallo Stato - anche attraverso contributi diretti - come strumento di salvataggio di aziende in difficoltà. Nel concreto, i lavoratori inglesi che fanno parte di un’azienda in fallimento possono formare, con l’aiuto di sovvenzioni, per cercare di rifondare l’azienda con presupposti sociali diversi. Se guardiamo oltreoceano, ad esempio in Canada, vediamo che è molto attiva invece la finanza cooperativa, cioè un sistema di microcredito che va a finanziare progetti imprenditoriali a livello locale. Tante forme, diverse connotazioni, ma un’unica base ideale: l’idea di solidarietà.
L’86% della vostra forza lavoro è composta da donne la cui importanza è fondamentale. Che tipo di aiuto date alle donne e che cosa le donne danno a voi?
Le donne, nel mondo del lavoro, sono in grado di offrire un valore aggiunto ad un’impresa. Hanno sicuramente un modo diverso di affrontare le difficoltà, di relazionarsi e di risolvere i problemi. La grande presenza femminile, all’interno della nostra azienda, è peculiare al nostro settore, in cui prevalgono i contratti part time rispetto ai contratti full time. La formula del part time è evidentemente preferita dalle colleghe, in quanto - come ben sappiamo - devono spesso conciliare la cura della famiglia con l’impegno lavorativo.
CAMST ha attivato un progetto sulla violenza contro le donne dal titolo. “È ora di cambiare tono”. Ce ne vuole parlare?
È un progetto sulla violenza contro le donne, pensato per tutte le donne, lanciato lo scorso dicembre. Con “È ora di cambiare tono” abbiamo il duplice obiettivo di informare su questa piaga che colpisce il nostro Paese e dare un aiuto concreto alle donne che fuggono da situazioni di violenza domestica. Dal punto di vista dell’informazione, lavoriamo con l’obiettivo di far conoscere e sostenere le attività dei Centri Antiviolenza e di aiutare le vittime a denunciare. La nostra è una cooperativa che è formata dall’86% di donne: ci siamo posti nell’ottica di chi non aveva la possibilità o l’opportunità di denunciare per paura o altre ragioni. L’obiettivo era quello di far capire che esistono degli strumenti di aiuto nel caso ce ne fosse bisogno. Per quanto riguarda l’aiuto concreto, sempre attraverso la collaborazione con i Centri Antiviolenza, abbiamo attivato dei percorsi di inserimento lavorativo nella nostra azienda: vogliamo dare un’opportunità alle donne che cercano di uscire dalle situazioni di violenza, aiutandole concretamente ad uscire dalla condizione psicologica e economica di sudditanza in cui sono costrette. Ad oggi sono otto gli inserimenti lavorativi effettuati, in tutta Italia, e contiamo di farne altri. Siamo la prima azienda, in Italia, che ha attivato un progetto di questo genere.
Seguite anche dei progetti sulla legalità con Libera?
La legalità è uno dei valori trainanti del nostro essere impresa. Sosteniamo i progetti di Libera sin dall’inizio, sia attraverso l’aiuto diretto, sia attraverso l’utilizzo dei loro prodotti all’interno di alcuni nostri locali e in alcuni appalti scolastici. In diverse realtà, la collaborazione con le pubbliche amministrazioni sulle tematiche connesse alla legalità ha fatto sì che vedessero la luce iniziative e progetti sul contrasto alle mafie.
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