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Prime all’università, ultime al lavoro

Prime all’università, ultime al lavoro

Pari Opportunità? - Alla Facoltà di Giurisprudenza le ragazze si laureano prima e con voti migliori. Ma sono penalizzate nel mondo del lavoro

Pennello Alessandra Martedi, 19/05/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2009

Mi hanno sempre incuriosito le indagini con le loro percentuali, un modo chiaro per riassumere tanti discorsi. E quando il contesto indagato ha con te una qualche affinità, ecco che l’attenzione ai dati non può che aumentare.

In effetti frequentando le aule delle lezioni di Giurisprudenza non è difficile notare una leggera preponderanza delle ragazze sui ragazzi. Ma la ricerca promossa dalle Consigliere di Parità dell’Emilia Romagna mi ha dimostrato che si immatricolano (il dato italiano coincide con quello regionale) il 57% di femmine e il 43% di maschi, e si laureano il 60% di femmine e il 40% di maschi.

Però le ragazze ottengono voti migliori: sono oltre il doppio dei colleghi quelle che prendono 110 e lode, sempre sostanzialmente di più anche nel caso di valutazione da 100 a 110. I maschi risultano ottenere, più delle femmine, voti di laurea collocati tra 66 e 100.

Oltre a più brave, sono anche più svelte laureandosi più in fretta di quanto non accada per l’altro genere. Il dato italiano coincide con quello regionale.

Eppure a lezione capita di incontrare più uomini che donne tra il personale docente. L’indagine evidenzia come la presenza delle docenti tra gli ordinari nelle facoltà di Giurisprudenza raggiunga a stento il 9%. Le donne sono sicuramente più rappresentate i tra i ricercatori (50%) e tra i professori associati confermati (46,5%).

In Magistratura, dove si entra per concorso, a livello italiano le donne nel 2008 rappresentavano il 42,4% della compagine, e registravano un incremento interessante se pensiamo che erano il 23,5% nel 1991 e il 35,3% nel 2000. Però nel ruolo di presidente le donne si contano sulla punta delle dita.

Per quanto riguarda l’avvocatura, terreno tradizionalmente maschile, lo studio ha rilevato subito una significativa femminilizzazione negli ultimi venti anni. Fino agli anni ’80 le avvocate erano presenti in numero molto ridotto ed in forma sporadica negli ordini di periferia; dall’anno 1981 la loro presenza ha subito un netto e progressivo aumento. Dal 6,6% del 1981, si passa al 10% del 1989, al 22,1% del 1993. Raggiungono il 33,4% nel 2000 per diventare a fine 2007 il 38,7% dell’intera avvocatura.

Infatti analizzando i dati per fascia di età a livello nazionale si rileva che le donne iscritte all’Ordine Professionale di età inferiore a 30 anni raggiungono il 57,3% del totale, sono il 56,8% tra i 30 e i 34 anni, il 51, 9% tra i 35 ed i 39 anni. Si scende al 42,4% tra i 40 ed i 44 anni. Quindi le donne delle nuove leve si laureano prima, meglio ed entrano prima nell’attività professionale.

Ma la loro attività professionale è più discontinua, e sicuramente a reddito decisamente inferiore rispetto a quello dei colleghi maschi. Mediamente le donne guadagnano 26.464 euro/anno contro i 63.849 euro/anno maschili. Le donne, dati alla mano, guadagnano il 58% in meno dei colleghi maschi, con differenze significative nelle diverse classi di età.

Consiglio vivamente di visionare i molti dati prodotti, sia a livello italiano sia a livello locale, dalle Consigliere di Parità dell’Emilia Romagna sul sito http://www.consiglierediparitaer.it/. L’Europa ha lanciato nello scorso marzo la campagna per il superamento dei gap salariali uomo-donna, un problema comune a tutto il territorio comunitario. La rilevazione delle sperequazioni, e soprattutto le azioni di superamento di tale condizione di disuguaglianza diventa oggi un impegno che tutte noi richiediamo anche alla politica nazionale.



 

(19 maggio 2009)

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