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Primavera  2016: una stagione che parla di donne

Primavera 2016: una stagione che parla di donne

Papa Francesco e il diaconato femminile: propone un Comitato che ne discuta. Un eventoepocale che si intreccia con la ricorrenza dei 70 anni del voto alle donne

Venerdi, 13/05/2016 - PRIMAVERA 2016 : UNA STAGIONE CHE PARLA DI DONNE

E’ maggio, un mese secondo la tradizione cattolica dedicato a Maria, madre di Gesù. Non so se sia questa la ragione per cui Papa Francesco,  tra i tanti incontri e udienze,  ne ha tenuta una con ben 900 religiose, peraltro molto “importanti“ perché dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali. Non sapremo mai, credo, se casualmente o in modo pensato le Madri Superior, fra le molte domande e sollecitazioni poste al Pontefice, ne hanno scelta una decisamente intrigante e impegnativa riguardante il diaconato femminile ed evidentemente quali possibilità di presa in considerazione per le donne. Papa Francesco, come è nel suo stile, non ha aggirato l’ostacolo ma entrando nel merito - e con un'evidente confermata disponibilità alla ricerca anche e soprattutto sugli argomenti difficili - ha risposto con l’ipotesi di istituire una Commissione di studio nel merito.

Il diaconato rappresenta il terzo grado dell’ordine ministeriale insieme all’episcopato e sacerdozio, e permette attualmente anche a laici (uomini) di aiutare nell’organizzazione della liturgia e delle attività pastorali; proviene dalla Chiesa delle origini, dove sembrerebbe si ritrovino tracce di una presenza femminile nel diaconato appunto poi superata. L’apertura a indagare e riflettere sul tema, fatta dal Papa, in coerenza viene da dire con la sua ripetuta affermazione della giusta necessità di maggiore responsabilità e coinvolgimento delle donne nella Chiesa, ha rilanciato la sua risposta con i commenti conseguenti su tutte le prime pagine non solo Italiane.

Il tema è stato immediatamente sottoposto a molteplici commenti ma forse nessuno come quello del cardinale Walter Kasper - presidente emerito del Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani - che ha detto: “Sarà una battaglia feroce. Da sempre, su questo tema, la Chiesa è divisa in due“ rimanda all’importanza e una volta in più al coraggio di Bergoglio di discutere su ogni argomento importante seppur spinoso.

Non è difficile capire le ragioni di tanta difficoltà della tematica a farsi strada a fronte nell’immediato dibattito che è subito esploso. Parte della Chiesa ritiene e teme che il diaconato per le donne potrebbe aprire le porte in un futuro, per quanto lontano, ad una loro aspirazione al sacerdozio. Il tema, pur estremamente complesso,  rimanda ad una paura di base della domanda di protagonismo femminile nella Chiesa e appaiono non pochi punti di contatto con l’esperienza femminile della vita civile. Allora, alcune riflessioni passando dall’universalità della Chiesa cattolica ai ristretti confini del nostro paese Italia, ben si coniugano nelle possibili riflessioni, partendo, ci piace sottolineare, dalla casualità che l’avvenimento ”diacone” avviene alla vigilia dell’anniversario dei 70 anni da quel 2 giugno 1946, quando le donne Italiane si recarono per la prima volta a votare, sulla base del decreto del 31 gennaio del 1945 che aveva sancito l’accesso delle donne alla pienezza dei diritti politici.

Le difficoltà e l’impegno, che costituirono le radici difficili del voto alle donne e che nei primi del '900 videro una Commissione di uomini insediata da Giolitti sostanzialmente dibattere con considerazioni nel merito delle capacità femminile assai irritanti da ripercorrere, come le opinioni per esempio di alcuni su: si il voto alle amministrative e no alle politiche o al contrario si alle politiche e no alle amministrative sempre basate su giudizi sulle “nostre” attitudini. Il tutto in parallelo a un impegno e dibattito femminile difficile ma attivo in diverse forme: voci singole, comitati e altro. Poi il fascismo, che il voto abolì per tutti, e - cosa davvero significativa - il nuovo valoroso protagonismo femminile maturato nel corso della guerra sia di quelle che scelsero di fare le partigiane, sia le tante che rimaste a casa o nei posti di lavoro si misurarono con responsabilità ineludibili.

Fatti che maturarono definitivamente nel riconoscimento sospirato dei diritti di cittadinanza delle donne che presero corpo col voto.

Unire questi due avvenimenti storici, lontani nel tempo ma uniti da analoghe problematiche femminili, mi porta alla speranza che seppure il cammino sicuramente non sarà breve, possa approdare all’obiettivo del diaconato posto in primis dalle Madri Superiori per conto di tante altre donne, giovandosi di quella sinergia dei tempi che vede nella primavera un periodo vocato alla nascita inarrestabile di un futuro sempre rinnovato.

Paola ortensi

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