Politica/ Una riflessione dal Cif - Nascono procedimenti democratici nuovi, da sperimentare, per iniziative politiche che partono anche da “elettori liberi” e libere associazioni
Anna Maria Mauro Pastorino Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2005
Gli studiosi del diritto affermano che la democrazia è una via pacifica e consensuale per risolvere divergenze e conflitti che comportano relazioni di interessi, ideali, prospettive di vita collettiva. Aggiungo che la Costituzione è lo strumento che fissa i presupposti della convivenza per tutti, cioè i principi sostanziali della vita comune e le regole di esercizio del potere pubblico accettati da tutti; principi sui quali non si vota più una volta inscritti in una carta costituzionale. In altre parole la Costituzione è il risultato di un accordo sulle condizioni dello stare insieme.
Gli attori sono i partiti e il Parlamento che, solitamente, fanno da tramite tra lo Stato e la società civile, tra il potere di governo e il popolo. In Italia, nel corso delle riforme relative alla legge elettorale portate a compimento nell’ultimo decennio, dapprima furono abolite le preferenze plurime e poi, con l’approvazione del sistema elettorale maggioritario, i partiti furono costretti a condurre le loro campagne, nei collegi elettorali uninominali, non più da soli, ma all’interno di coalizioni precostituite, che richiedono accordi tra gli alleati sui programmi e sui candidati.
Nello stesso periodo il Parlamento, con il referendum del 1993, è stato privato del suo compito più alto, quello di creare, con la sua maggioranza, il governo già confezionato talché le coalizioni nascono prima e fuori dal Parlamento.
Ne consegue che il problema per l’elettore che non si riconosce in nessuno dei partiti che compongono la coalizione è quello di far sentire la propria voce. Da qui il sorgere di liste personalizzate, che prescindono dal ruolo pur importante dei partiti.
Per superare questo stacco tra forme di democrazia diretta e forme di democrazia rappresentativa, si è pensato ad una fase preliminare che coinvolga oltre un’aggregazione di partiti anche “elettori liberi” e libere associazioni, in modo da legittimare un leader e costruire insieme un programma. Da cui far nascere un parlamento non più portatore di interessi, ma interprete genuino di iniziative politiche che partono anche dalle reti di organizzazione sociale.
In questo quadro generale, le primarie rappresentano procedimenti democratici nuovi, da sperimentare.
Il CIF, che ha fatto della partecipazione una delle parole chiave del proprio sessantennale percorso associativo, guarda con interesse a queste novità, desideroso di partecipare, se possibile insieme agli altri movimenti del mondo cattolico, a questo importante periodo di trasformazione socio-politica del nostro Paese, contribuendo anche a costruire un’agenda politica condivisa.
Consapevoli che il nostro mondo costituisce una rete di socialità, qualche filo del tessuto connettivo del Paese, siamo convinte che non servano steccati ma che occorra incrementare il dialogo e soprattutto mantenere il contatto con il sentire profondo del nostro popolo, cercando di interpretare le sue genuine esigenze e preoccupazioni.
*Presidente nazionale del CIF (Centro italiano femminile)
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