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Prima Pagina Donne  (8-14 luglio 2013)

Prima Pagina Donne (8-14 luglio 2013)

Sorvolando sulle brutture e soffermandoci su Malala e la Sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini

Lunedi, 15/07/2013 - Prima Pagina / 36 (Donne 8-14 luglio 2013)

Sommerse da notizie negative e di violenze targate al femminile: un ulteriore femminicidio di una donna che più volte aveva denunciato alle forze dell’ordine i comportamenti del suo ex convivente, insulti vergognosi alla Ministra Cècile Kyenge, non solo perché di colore nero, ma perché seriamente impegnata per l’integrazione e in particolare il diritto di cittadinanza dei figli degli emigrati, sequestro ed espulsioni di una mamma e una bambina nottetempo,perché moglie e madre di un oppositore dell’attuale Governo del Kazachistan riconsegnandola praticamente di nascosto dal nostro Governo a quel paese, determinando così di fatto una privazione della libertà e una condizione di paura e speriamo almeno non di prigionia violenta, la minaccia sulla rete alla già ministra Carfagna ed ancora altre brutte vicende.

Su due “ storie” positive e belle vorremmo incentrare in modo privileggiato la nostra nota settimanale. La prima riguarda la Sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini che nella sua isola ha ricevuta la visita e l’ascolto che ha toccato il mondo di Papa Francesco. Se di certo non c’è nulla da aggiungere a quanto tutti/e abbiamo potuto vedere, sentire, leggere del viaggio che il Papa ha voluto fare per onorare con un gesto davvero emozionante i migliaia di uomini e donne morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo verso la libertà e ha dato al mondo una lezione di responsabilità e amore; non sfuggono altresì le parole con cui la sindaca dell’Isola ha sottolineato come quella visita straordinaria abbia ridato anche forza e speranza a fronte di avvenimenti che coinvolgono gli abitanti dell’Isola. Quante volte i Lampedusani si sono sentiti soli a fronte di sbarchi, di eventi più grandi di loro e delle loro forze, eppure ineluttabili per quello scoglio che è Lampedusa anche faro, come ha detto il Papa nella rotta degli emigranti.

Quanta disperazione scriveva proprio Giusi Nicolini appena dopo la sua elezione di un anno fa, quando si era trovata sola di fronti a morti che sembravano riguardare solo loro.

Oggi seppur il fatto rimane in tutta la sua enormità, perché più che mai simbolo di un problema mondiale di movimenti di popoli in fuga dalla guerra, dalla povertà, dalla paura, dalla fame e in cerca di una speranza di vita, il gesto del Papa non fa più sentire soli chi ne è coinvolto e apre una riflessione dove c’è posto per ogni opinione, visto che non sono mancate anche quelle negative, ma dove il problema comunque emerge con tutta la sua enormità e obbligo di essere affrontato per combattere la globalizzazione dell’indifferenza come ha ricordato Papa Bergoglio. Un pensiero dunque di vicinanza alla Sindaca delle isole Pelage Lampedusa e Linosa, che da quel piccolo grande osservatorio, dove ha potuto immergersi nel dolore e nella speranza di tanti esseri umani, forse più di altri potrà apprezzare il coraggio e le parole di Malala davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite. Malala, la giovane Pachistana che i Taleban tentarono di uccidere, poco meno di un anno fa al ritorno da scuola, perché già da quando aveva 11 anni sul suo blog parlava e sosteneva il diritto allo studio delle bambine, il che veniva considerato blasfemo e pericoloso. Lei però è sopravvissuta nonostante le ferite gravissime, curata con il massimo di impegno e di cura in Inghilterra e venerdì 12 ha compiuto 16 anni. Con la semplicità dei suoi anni e la gravità della sua storia ha tenuto un discorso all’ONU nel quale non solo ha ribadito il diritto delle bambine allo studio, ma ha sostenuto che solo matite e libri, l’istruzione dunque, possono vincere col tempo il terrorismo. La voce e le parole di questa giovane saggia eroina che per la sua storia e per i suoi anni non può essere catalogata fra chi fa retoriche o ipocrita lezione è riuscita forse ad arrivare ad orecchie notoriamente sorde a tal generi di richiami, rendendo credibili e non aggirabili con puro cinismo le sue richieste le sue riflessioni e proposte. Malala, che indossava simbolicamente il velo che fu di Benazir Buttho, la leader pachistana uccisa in un agguato; è oggi la più giovane candidata di tutti tempi al premio Nobel per la Pace e comunque vada la sua storia nella tortuosa via dell’emancipazione dei popoli e della pace ha già piantata una piccola targa che esalta e chiede il diritto allo studio per tutti i bambini. Per lei, tra parentesi, siamo sicure che lo studio, diverrà una vera arma, crescendo, per continuare a far sentire la sua voce e le sue idee.

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