Merkel, Lagarde, protagoniste significative nelle scelte sulla Grecia e l'Europa, le donne nelle parole di Papa Francesco, in America Latina, la mamma del bimbo morto nell'ascensore della metro di Roma, Prospery dalla Libia a Palermo
Ogni settimana quando inizio a scrivere mi domando se sia importante fare il più ampio elenco possibile delle donne in evidenza o/e delle vicende che le hanno riguardate nella settimana presa in considerazione o se sarebbe più utile soffermarsi selezionando poche protagoniste più significative ed approfondendo il senso delle loro vicende. Il dubbio, su cui mi interesserebbe anche avere un opinione delle lettrici o magari lettori di questa rubrica, rimane, e nel frattempo, di volta in volta cerco di usare il buon senso sull’importanza, anche simbolica, delle notizie da riportare. In un filo diretto, allora, con la settimana passata e con “la stagione” che coinvolge il futuro politico della Grecia nell’Unione Europea ma più seriamente l’Unione Europea in prima persona s’impone sottolineare il ruolo ma ancor di più il comportamento della Cancelliera AngelaMerkel. La donna che rappresenta oggi il paese più forte d’Europa e che nel silenzio degli ultimi giorni sembra mostrare, mai in modo così evidente, la difficoltà di esprimere la sua personale opinione che sembrerebbe protesa ad “aiutare” la Grecia e l’opinione che deve difendere rispetto al sentire e agli interessi del popolo tedesco la cui dura intransigenza è rappresentata in prima persona dal ministro tedesco delle finanze Schaeuble.
Un gioco delle parti che, non è difficile immaginare, come, in Germania, rimandi alla leadership politica nel paese rispetto alle elezioni che ci saranno. Sono ore decisive quelle che stanno scorrendo e non posso che augurarmi che la Cancelliera riesca a far prevalere la linea che vuole davvero tenere la Grecia nell’Unione e quindi l’Unione Europea come prospettiva riconfermata. L’indiscutibile segno politico dei comportamenti della Merkel trova un interessante confronto con l’altra donna significativa di questi giorni: ChristineLagarde direttore del Fondo Monetario Internazionale ovvero la finanza, le risorse economiche a servizio delle strategie politiche e degli interessi ed equilibri nello scacchiere internazionale dei paesi più forti con gli Stati Uniti in testa. Penso non sia azzardato dire che mai nella politica occidentale due donne sono state così determinanti e sono oggi alla prova, in quanto come è ovvio i ruoli sono determinati anche dalla personalità, capacità e professionalità di chi li interpreta. Mentre l’Unione Europea vive giorni difficili e decisivi per il futuro, catalizzando fortemente l’attenzione dei media e “ delle borse”; Papa Francesco visita ben tre paesi dell’America Latina: Equador, Bolivia e Paraguay. E in ogni discorso, di fronte a moltitudini di persone, pieno di verità e indicazioni pesanti che girano attorno ai problemi veri di quelle terre ma sempre generalizzabili a tutto il mondo, il Papa accenna, anzi, parla costantemente delle donne come grandi portatrici di valori di pace, equilibrio e speranza. Principi che il Papa sottolinea costantemente fino a riconoscere in Paraguay alle donne il merito del mantenimento della pace in quel paese dopo la fine della dittatura. Ed è ancora in Paraguay che riceve le figlie della donna alle cui dipendenze in Argentina lavorò appena diciassettenne da cui molto imparò, secondo quanto ha detto lui stesso, e che per la sua attività e credo politico divenne una delle desparecidos sotto la dittatura dei generali argentini.
Il costante richiamo del Papa alle donne, spesso affiancato e anche parametrato al ruolo di Maria nella chiesa, che di situazione in situazione, di argomento in argomento e di paese in paese viene da lui sempre più frequentemente ripreso, articolato e approfondito, sarebbe interessante e proficuo potesse essere considerato, raccolto e discusso da donne che in contesti laici della politica, sociali, culturali, del femminile hanno da tempo fatto motivo di impegno e promozione. Soffermarsi su protagoniste importanti o su di un femminile sottolineato a ben alto livello non ci allontana da episodi che qui in Italia sono avvenuti nel nostro paese e che hanno il diritto, mi viene da dire, di essere richiamati non solo per il fatto in sé ma per l’incredibile somma di emozioni e riflessioni che comportano.
A Roma, mamma Francesca perde il suo bimbo Marco di 4 anni nel vuoto dell’ascensore di una stazione della metropolitana. Una tragedia senza fine, che mette in mora la funzionalità dei servizi di una città, la capitale d’Italia, che ha indetto il lutto cittadino per il funerale del piccolo, e la generosità di chi ha tentato di risolvere il problema di un ascensore, che teneva prigionieri la mamma e Marco, divenuto arroventato e quasi senza aria; una persona che oggi si sente distrutta e colpevole, di una madre disperata che non accusa ma è insieme al papà di Marco ripiegata in un dolore senza speranza, di gente che vuole esprimere in ogni modo la propria vicinanza e di quell’ascensore in quella stazione della metro ha fatto con fiori e piccoli pupazzi il luogo, della pietà e della solidarietà.
Una solidarietà che dobbiamo raccontare anche rispetto ad una nuova vicenda legata allo sbarco dei disperati che in un esodo senza limiti arrivano in Sicilia. In un gommone da 10 posti 130 esseri umani hanno attraversato il mare dalla Libia all’Italia riuscendo a vederne morire dieci tra cui la mamma incinta di Prospery, una piccola di poco più di due anni che il suo papà è riuscito a salvare tenendola alta fra le sue braccia, perché non fosse travolta e schiacciata e passandola ai marinai della nave che li ha salvati, sentendosi disperato di non poter salvare anche sua moglie . Ancora una volta la vita salvata di una piccola creatura, diviene simbolo di vita e di speranza che in quello che appare un esodo biblico si faccia strada la luce di un futuro degno di essere vissuto. Una speranza che intanto speriamo possa divenire una realtà per Prospery e il suo papà.
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