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Prima Pagina Donne (18- 24 maggio 2015)

Prima Pagina Donne (18- 24 maggio 2015)

Palmira una città, un nome una storia, Francesca Morvillo Falcone e il suo voler essere magistrata e moglie comunque, la madre di Domenico il ragazzo caduto a Milano che chiede solidarietà e verità come la mamma di Abdel....

Domenica, 24/05/2015 - Prima Pagina Donne 11 (18- 24 maggio 2015)



Mi chiedo quante donne che si chiamano Palmira siano o siano state consapevoli fino a pochi giorni fa di portare un nome che è una storia e che affonda le radici in quella incredibile città siriana, Palmira appunto, che oggi conquistata dall’Isis, si teme venga distrutta annullando non solo la sua bellezza e memoria ma il simbolo di unità che portava in sé quale snodo e porta di commerci tra oriente e occidente. Sarà banale ma è proprio vero che spesso ci si accorge di ciò che si aveva solo quando questo sparisce o rischia, più che mai come in questo caso per ragioni violente. L’auspicio è allora che Palmira, il suo sito archeologico, patrimonio dell’umanità, rimanga in piedi e che per tanti di noi serva almeno a pensare a quanto ci circonda con più curiosità e interesse.



Questa settimana sabato 23 ci ha riportato indietro a quel sabato di maggio di 23 anni fa in cui Falcone, la sua scorta e sua moglie furono straziati dalla mafia con un vile attentato e abbiamo visto e ascoltato il Presidente Mattarella, dall’alto della credibilità della sua storia di vita, “garantire “che” è possibile sconfiggere la mafia sempre”, e che l’uccisione di Falcone e poco dopo di Borsellino debbano essere, sempre, onorate con la ribellione civile alla mafia operando in favore della legalità. Ricordato questo anniversario, mi sembra irrinunciabile dedicare alcune parole speciali a Francesca Morvillo Falcone, magistrata, va ricordato, e moglie di Giovanni Falcone. Una donna che, non solo aveva accettato di condividere il suo amore con un uomo notoriamente a rischio, ma di aspirare a una vita ”normale fatta di famiglia”. Una normalità che Falcone per “amore” aveva cercato a lungo di contrastare, crollando per la determinazione di Francesca, che non a caso quel giorno maledetto, viaggiava insolitamente a fianco a lui. E prima di “lasciare” l’argomento un grazie a Maria Falcone, in campo ancora oggi a testimoniare le scelte del fratello e alla moglie di Borsellino, Agnese, scomparsa qualche anno fa. Si tratta di donne che non hanno mai smesso di spendersi per portare avanti la storia e la volontà dei loro famigliari uccisi.



E a proposito di donne che si spendono per chi non c’è più, in questa settimana va sottolineato il coraggio della mamma di Domenico, il ragazzo caduto in modo a tutt’oggi inspiegabile dal balcone dell’albergo di Milano, dopo la visita all’EXPO. La madre chiede e quasi prega, per ora inascoltata, i compagni e amici di liceo del figlio di dire quanto sanno per ricostruire la verità che potrebbe almeno dare un perchè al dolore suo e del padre di Domenico, reso ancor più insopportabile dall’assurdo di un evento senza una spiegazione. La verità è sempre un aiuto a farsi una ragione, per quanto dolorosa degli avvenimenti che ci circondano. E forse di verità ha un enorme richiesta anche la madre di Abdel, il marocchino accusato di coinvolgimento nell’attentato del museo di Tunisi; lei che urla ai quattro venti che suo figlio in quel giorno era in Italia, come confermano anche le insegnanti della scuola dove cercava di imparare italiano, mentre da Tunisi si torna a ripetere che lui è coinvolto nei fatti.



E la verità sulla propria malattia divulgata a tutti attraverso giornali e televisione deve aver dato più forza di combattere e sfidare il male anche a Emma Bonino, che proprio in questi giorni, facendo uso dello stesso metodo ha informato tutte/i che il tumore è attualmente scomparso.

Tumore che invece ha tolto la vita, dopo anni di cure, ad Annarita Sidotti, una delle più importanti atlete Italiane, forse troppo poco conosciuta per la sua modestia, e per lo sport che praticava - la marcia - non abbastanza glamour in un paese spesso pigro per valorizzare di chi non si autopromuove. Annarita Sidotti aveva vinto ben tre ori nella marcia, mondiale di Atene ('97), ed agli Europei di Spalato e Budapest ('90 e '98) ed è stata testimonial, come sportiva e donna di un'umanità ricca e coraggiosa.



Coraggio che speriamo non venga mai meno alla giovane senegalese che a Pisa è fatta segno di vergognose lettere razziste in cui le si contesta la sua bravura, in particolare in diritto, dove ha dieci e la si insulta affermando che lei non potrà mai essere un avvocato. Obiettivo a cui la ragazza guarda come a un traguardo che seppur giovanissima sogna, e glielo auguriamo, di raggiungere. La scuola è impegnata per identificare i protagonisti delle offensive lettere anonime e la speranza è che i giovani vigliacchi e razzisti vengano smascherati e tornino sulle loro posizioni.



A Cannes nessun premio per nessuno dei i tre film Italiani in gara: Mia Madre (Moretti), Il racconto dei Racconti (Garrone) e la Giovinezza (Sorrentino); come molti sono andata a vederli e anzi di Mia Madre ho già fatto cenno in una Prima Pagina precedente. Quello che oggi mi interessa rilevare riguarda Il racconto dei Racconti; un film sicuramente da vedere di cui mi interessa sottolineare come mostri delle figure femminili terribili che proprio nel loro fiabesco ruolo evocatore di archetipi universali ci chiamano a riflettere e su cui sarebbe interessante discutere o, diciamo, chiacchierare fra noi donne …. Alla prossima.

ortensipaola@tiscali.it

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