Lunedi, 22/04/2013 - Prima Pagina Donne / 26 (15-21 aprile 2013)
Se come sempre scegliessi di scorrere di giorno in giorno le notizie che hanno viste donne protagoniste, nel bene e nel male, di questa settimana sicuramente avrei moltissimo da dire, compreso il soffermarmi sull’elezione del Presidente della Repubblica e “il protagonismo” femminile di tale evento. La scelta invece è quella di riportare 3 notizie in particolare e cercare di aggiungere qualche considerazione alle tante, tantissime fatte anche da voci autorevoli come quella della Presidente della Camera Laura Boldrini.
Il punto riguarda: Lucia, giovane avvocata di Pesaro sfregiata con l’acido solforico e che rischia anche la cecità. Il sospetto è che il mandante dell’uomo mascherato che così vilmente l’ha sfregiata possa essere il suo ex fidanzato. Michela, infermiera assai apprezzata nell’ospedale dove lavorava, abitante nell’interland di Roma, moglie e madre di due bambine oggi rimaste orfane, e di cui il Presidente della Regione Lazio Zingaretti ha deciso, ci piace informare, che ci si dovrà occupare come Istituzione. Michela è stata l’ennesima vittima di un marito che non accettando la divisione, dopo averla inseguita in macchina e costretta a fermarsi, l’ha uccisa e poi si è sparato alla tempia. Lei aveva denunciato molte volte a Carabinieri e Polizia le molestie del coniuge, guardia giurata in possesso ufficialmente di un'arma. I fatti non erano però sufficienti per fermarlo; questa la risposta ripetutale ogni volta. Denise ancora uccisa da quell’uomo che tempo prima aveva pagato l’inserzione su un'intera pagina di giornale per dirle che l’amava. Poi ha pensato che dal momento che non lo voleva più, andava uccisa, decidendo di seguito che anche la sua vita non meritava più di essere vissuta, eliminandosi quindi a sua volta.
Queste le ultime notizie in termini di femminicidio, una parola discussa e considerata controversa solo pochi mesi fa ma che oramai, data la valanga di donne che vengono ammazzate dagli uomini della loro vita , è passata nel vocabolario comune e senza se e senza ma viene usata purtroppo quotidianamente affiancandosi poi ad una nuova pratica importata da terre lontane come il Bangladesh, come il deturpare il volto con danni irreversibili e dolore senza fine per punire le donne che hanno osato decidere per loro stesse un’altra vita.
Scelgo di riflettere su questi ultimi avvenimenti proprio perché l’enormità dei fatti politici legati alla crisi della politica e della governabilità del paese (a cui solo la generosità di Napolitano concede una tregua che speriamo costruttiva) rischia di renderli non solo marginali ma quasi di disturbo rispetto alle notizie più gettonate.
La domanda che mi pongo è la riflessione che come donne, dopo avere urlato la nostra indignazione, la domanda di giustizia, lo sdegno, la rabbia, dobbiamo rilanciare e ampliare. Va studiato un modo per ragionare, forse in modo rinnovato e a voce alta fra di noi e anche con uomini di buona volontà, arrabbiati davvero coi loro simili che mai vorrebbero “compagni di merenda”.
E’ indispensabile, urgente, per noi comprendere di più, più a fondo le radici di tanto odio e fare nuove e adeguate proposte. Se è assodato come in termini davvero efficaci, al Festival di San Remo ha ribadito Luciana Litizzetto, per troppi uomini le donne vengono considerate un bene posseduto o da possedere e in nome di questo, la loro fuga il loro sottrarsi a una relazione indesiderata, non viene ritenuto un diritto ma un abuso; e poi le stesse donne talvolta tornano sui loro passi persino interpretando il possesso dichiarato “un atto di affetto” rimanendo stritolate in un meccanismo infernale. Atteggiamento peraltro che non sembra proprio abbia caratterizzato nessuna delle nostre ultime vittime. Tutto questo non ci assicura di aver trovato risposte convincenti. Ma c’è una domanda che si ripresenta senza aver trovato una risposta esauriente. Perché tanti uomini odiano le donne e le vogliono annientare, eliminare? Non può essere solo questione di possesso in senso ampio. Quali sono gli orizzonti che le donne si sono date da perseguire nella nostra società che al di là delle affermazioni ha destato tanto fastidio, tanta rincorsa per non farle arrivare? So che le domande sembrano banali e scontate ma non credo sia così. Sono convinta che senza in alcun modo attutire le ragioni già focalizzate e la richiesta di provvedimenti legislativi che a queste possano rispondere. Noi donne, peraltro anche in difficoltà e confusione perché indignate, dobbiamo scavare e capire di più per affrontare il tema in termini più efficaci. Analisi e riflessioni che ovviamente non dovranno mai interferire o indebolire con la denuncia e la reazione ferma a quanto avviene. Allargando l’orizzonte o meglio i confini è proprio questo fine settimana che ci ha consegnato l’ulteriore feroce notizia che in India - a un mese o poco più di distanza da un avvenimento terribile di stupro di una giovane che è morta per questo e che ha visto la sollevazione di massa della popolazione - una bimba di soli 5 anni è stata stuprata per giorni da un vicino di casa che l’ha “rubata” e poi chiusa dentro a chiave . Fortunatamente non è morta perché salvata dai vicini che non hanno voluto chiudere gli occhi. Porterà comunque segni orribili tutta la vita. Rinunciando ad altro è però impossibile non citare una notizia che cambiando i soggetti mette in comune la morte violenta: una madre che ha ucciso il proprio figlio e si è uccisa a sua volta …….Che dire se non cercare di comprendere fin dove arriva il malessere e lo smarrimento di questo nostro mondo, per affrontarlo e suggerire risposte possibili a misura della realtà!
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