Lunedi, 29/05/2017 - La prima notte sacra voluta dalla Diocesi romana per festeggiare la vigilia dell’Ascensione del Signore s’inaugura il 27 Maggio in molte chiese romane. Nella Chiesa di S. Eustachio alle ore 19:30 si celebra uno spettacolo originalissimo che rappresenta la musica dei pellegrini, in particolare quelli diretti al monastero di Montserrat in Catalogna. Il Coro della Filarmonica -23 elementi-, già Schola Cantorum -Maria Caraba, violoncello, Annarita Cicoria, flauto, Elisa Viscarelli, tastiera, Gianluca Gobbi, percussioni, Giovanni Martinelli, ghironda-, collabora nell’ambito della stessa Associazione, con l’Orchestra Sinfonica di Civitavecchia, ormai stabilmente presente nel cartellone del Teatro Traiano della stessa città. Direttore del Coro il Maestro Riccardo Schioppa.
In questo spettacolo la Musica diventa la vera protagonista svelando al pubblico attraverso la gradevolissima voce narrante di Eleonora Piermarocchi il cammino percorso dai pellegrini:
“… la materia prima di questo incontro sono Io. Ehm? Chi sono? Da sempre sono lo specchio della società che mi ha prodotta, voglio dire che ogni civiltà, ogni fede politica e religiosa, l’amore, la passione, la ribellione hanno avuto bisogno di me per esprimersi, per manifestarsi, per farsi udire ...”. La musica, così racconta se stessa, rievocando le danze dei pellegrini senza perdere l’aura di devozione. Il passaggio da profano a sacro emerge proprio dalle danze sacre della raccolta “Llivre vermeille de Montserrat”, manoscritto ritrovato nel Monastero di Montserrat.
La Filarmonica di Civitavecchia ci ripropone attraverso un viaggio musicale le orme dei pellegrini, contadini, principi, mendicanti e cavalieri.
La Musica, sovrana nel creare un ponte tra l’umano e il divino, rappresenta lo specchio della società e non solo medioevale con le sue contraddizioni, fino a fondersi, anche adesso, con quello dell’uomo nell’inesauribile ricerca del proprio Io.
Originalissimo spettacolo, un concerto-percorso che invita attraverso la Musica al vero ascolto. Un coro contraddistinto da una grande componente femminile che rende tutto molto aggraziato nella professionalità delle voci e degli strumenti. Una particolare raffinatezza si riscontra nel gesto elegante del direttore, Riccardo Schioppa -anche compositore e pianista-, preciso, come chi desidera trasmettere attraverso l’azione tutto il bagaglio musicale e interpretativo. Il concerto termina con un bis e molti applausi. Il pubblico non vorrebbe andarsene!
Originale anche la conchiglia appesa al collo di ogni corista e musicista, come simbolo di S. Giacomo e del cammino di Santiago di Compostela.
La musica che parla, anche attraverso strumenti come la ghironda, tipico apparecchio musicale medioevale, realizzato tra l’altro da un liutaio presente in Chiesa.
Presente è pure il parroco, Don Pietro, che interviene per ringraziare e ricordare il valore di S. Francesco e Santa Caterina da Siena, con la necessità sociale della condivisione, in un momento storico come il nostro, in cui i ricchi non si comportano proprio come S. Francesco mentre i poveri crescono in modo esponenziale. “Ricordati che sei innanzi tutto una persona”, dice il parroco a un barbone affamato, e il giorno seguente avviene il miracolo: il ritorno in Chiesa della stessa persona lavata e curata.
Il senso della ricerca dell’Io è proprio alzarsi dalla dimensione orizzontale a quella verticale, è il gesto che precede Francesco da parte di S. Martino nella condivisione del mantello con il mendicante che riesce finalmente ad alzarsi verso la Luce, perché l’uomo caduto in basso può riconosce finalmente la sua dimensione umana e rialzarsi. Attraverso la condivisione si riconosce l’altro, con il volto di tutti gli esseri insieme, con il volto dell’Uomo.
Secondo Laurent Spielmann la condivisione avviene anche con la musica: “Quando le persone incontrano gli artisti questo vale più di tutte le politiche del mondo”, intendendo dire che a fianco dell’emozione esiste anche la riflessione e di conseguenza l’elevarsi verso un nuovo apprendimento. La musica ama la Pace! La forza dell’individuo è nella collettività e viceversa. Il coro insegna certe regole per stare bene insieme. Cantare e fare musica insieme rispecchia il vivere civile perché s’impara la cooperazione per il raggiungimento dello stesso obiettivo. La persona si fonde nella totalità senza annullarsi e diventandone parte integrante. L’armonia che ne deriva è struttura, è vita.
La musica non dovrebbe essere sottovalutata nell’educazione scolastica, soprattutto nell’epoca attuale in cui la struttura della persona, per svariati motivi, particolarmente quella dei giovani, è come un’anima ferita.
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