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Prevenzione tumori, senza frontiere

Prevenzione tumori, senza frontiere

Carpi (Modena) - L'inclusione per le donne immigrate passa anche attraverso il servizio di senologia del consultorio. Una buona prassi a favore di tutte le donne.

Daniela De Pietri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2007

Fatna è arrivata in Italia circa 10 anni fa con i suoi due figli per un ricongiungimento familiare.
Fatna l’ho incontrata ai corsi di avvicinamento alla lingua italiana, era incinta del suo terzo figlio.
Fatna l’ho incrociata nuovamente nel Day Hospital oncologico del nostro ospedale. Era ammalata di tumore al seno in fase avanzata. Fatna non sapeva che cos’era il tumore al seno, non sapeva cos’era l’autopalpazione, la mammografia. Fatna è morta in settembre 2006.
Fatna aveva un sorriso e una dolcezza indimenticabili per la sua famiglia, per la sua comunità, per i sanitari e i volontari del Day Hospital, per quanti l’hanno conosciuta.
Quando ho proposto questo progetto sulla prevenzione del cancro al seno e del cancro ginecologico per le donne non comunitarie, la Commissione Pari Opportunità, il distretto Usl e l’Assessorato alle politiche sociali lo hanno sostenuto.
Illustrazioni e spiegazioni semplici ed elementari, insegnano come fare prevenzione, come prendersi cura del proprio seno e del proprio apparato riproduttivo in un libro in cinque lingue (arabo, urdu, hindi, cinese e italiano) e oggi, finalmente, 5000 copie di questo strumento per la prevenzione sono in circolazione sul nostro territorio e disponibili online per quanti vorranno copiarlo.
Al consultorio familiare, inoltre, verranno organizzati incontri con le varie comunità di donne straniere per informare e insegnare , con l’aiuto di una senologa, le manovre dell’autopalpazione e per ribadire con convinzione quanto la prevenzione sia un indispensabile strumento di difesa per la lotta al tumore.
In un ottica di accoglienza, di equità e di responsabilità sociale, credo che questa sia una delle tante buone prassi che, insieme, pubblico, privato e volontariato riescono a costruire per quelle persone meno informate ma soprattutto provenienti da culture diverse in cui alcune patologie non vengono neppure nominate o non hanno un nome.
Non va dimenticato, infine, che con la prevenzione, soprattutto nelle giovani donne e nelle donne non comunitarie, si raggiungono altri importanti obiettivi: la conoscenza, l’educazione, l’inclusione e non ultimo l’attenzione al risparmio nella sanità.
http://www.carpidiem.it/html/attach/77/77146.prevenzioneseno_bassa.pdf

Daniela De Pietri
Consigliera comunale Ulivo Carpi (MO)

(26 luglio 2007)

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