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PRESENTAZIONE CATALOGO

PRESENTAZIONE CATALOGO

È uscito in questi giorni, in occasione del 110° anniversario del compleanno di Gillo Dorfles, nato a Trieste il 12 aprile 1910, il catalogo della mostra “Il segno rivelatore di Gillo”, chiusa anticipatamente alla Biblioteca Statale “Stelio Crise

Venerdi, 20/03/2020 - È uscito in questi giorni, in occasione del 110° anniversario del compleanno di Gillo Dorfles, nato a Trieste il 12 aprile 1910, il catalogo della mostra “Il segno rivelatore di Gillo”, chiusa anticipatamente alla Biblioteca Statale “Stelio Crise” del capoluogo giuliano per la nota emergenza sanitaria. La pubblicazione che propone opere, documenti e testi, tra cui molti inediti, verrà presentata in Biblioteca il 15 aprile prossimo alle 17.00.


Per cartella stampa e le immagini in HD: http://bit.ly/DorflesStampa

È uscito in questi giorni, in occasione del 110° anniversario del compleanno di Gillo Dorfles, nato a Trieste il 12 aprile 1910, il catalogo della mostra artistico-documentaria “Il segno rivelatore di Gillo”, chiusa anticipatamente per l’emergenza sanitaria alla Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste. La pubblicazione, ideata e curata, così come la mostra, da Marianna Accerboni sotto l’egida dell’Associazione culturale Gillo Dorfles, è realizzata grazie al contributo della Fondazione CRTrieste.
Propone testi, opere e documenti di Dorfles, tra cui molti inediti, e verrà presentata in Biblioteca il 15 aprile prossimo.

La pubblicazione rappresenta, in sintesi, lo specchio della rassegna ma propone anche delle novità. In apertura del volume sono presenti infatti un testo critico della curatrice, che compone un ritratto inedito in cui Dorfles viene ricordato sia come uomo che come artista poliedrico e originale, con particolare riferimento al disegno, elemento fondamentale della sua creatività, che Accerboni definisce “disegno pittorico”. Scendendo nel dettaglio, l’autrice ricorda per esempio la frequentazione del critico, - come lo stesso Dorfles le raccontò - assieme al gallerista triestino Leo Castelli, grande amico di gioventù, della Cedar Tavern, un bar ristorante di New York City, dove si ritrovavano, al margine orientale del Greenwich Village, scrittori e artisti dell’avanguardia più avanzata. E, quale riferimento culturale, compare anche il Black Mountain College nella Carolina del Nord, importante incubatore della sperimentazione americana ed europea più coraggiosa. Espressa in quella sede tra il 1933 e il 1957 anche attraverso il concetto innovatore dell’interdisciplinarietà delle arti, di cui furono protagonisti, tra gli altri, compositori d’avanguardia come John Cage, pittori come Robert Rauschenberg e coreografi rivoluzionari come Merce Cunningham.

Segue un'intervista inedita della nipote Giorgetta Dorfles allo zio, raccolta nel 2017, in cui vengono ripercorsi la vita e i diversi step di esperienze e approfondimento intellettuale e artistico che condussero via via Dorfles alla creazione del proprio linguaggio filosofico e artistico, singolare e innovatore. Tra questi passaggi, vanno ricordati in particolare l’interesse per le teorie di Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia, che Gillo condivideva con la madre, e l’influenza di queste sulla sua arte; l’attività pittorica e la creazione negli anni Quaranta delle prime ceramiche nella sua proprietà di Lajatico nel Volterrano, dove si era rifugiato con la famiglia durante la seconda Guerra mondiale; le motivazioni e il significato della laurea in medicina con specializzazione in psichiatria, la sua esperienza nell’ambiente manicomiale di Trieste e il rapporto tra arte e psichiatria. Segue infine un breve contributo di Luigi Sansone.
Nel corso dello studio preparatorio per il catalogo è inoltre emerso un nuovo documento, che va ad aggiungersi ai numerosi inediti ritrovati in occasione della rassegna. La curatrice ha infatti scoperto un curioso libretto in versi, intitolato “Le laudi tergestine. Elogio poetico di 60 personalità del gran mondo triestino”, pubblicato a Trieste dopo il 1925 dalla Tipografia Vittorio Valentincig. In queste pagine l’autore, che si firma Cirillo Menapio, pseudonimo di Piero Lustig, dedica un sapido ritratto in rime al giovane Doerfles (come all’epoca si scriveva il suo nome), che già allora si palesava sospeso tra profondità di pensiero e un pizzico di mondanità. Per inciso Lustig fu marito della pittrice praghese Felicita Frai e grande amico di Leonor Fini e di Dorfles nonché pittore di una certa qualità, del quale Gillo si occupò sul piano critico. Le rime dedicate da Lustig all’amico Dorfles, ci introducono al mondo scanzonato ma molto colto e avanzato della Trieste fra gli anni Venti e Trenta, in cui il giovane Dorfles si era formato a contatto con personaggi quali Svevo, Saba, Leo Castelli, la stessa Fini, Bobi Bazlen…
Nelle rime di Menapio-Lustig s’intravvedono già le poliedriche attitudini di Gillo, testimoniate in catalogo da quattro sezioni: una dedicata al disegno, una al design, tra le sue attività meno note, una a documenti e foto rari e/o inediti e l’ultima a una selezione di artisti del Friuli Venezia Giulia di cui si era occupato.

La sezione dedicata al disegno propone una ventina di bozzetti inediti di animali e personaggi fantastici realizzati alla metà degli anni Cinquanta per i nipoti Piero e Giorgetta e, in una sorta di antologica, l’evoluzione dagli anni Trenta al 2016 del suo segno, declinato in bianco e nero o percorso da un cromatismo originale e acceso; una seconda sezione ci parla del suo raffinato design per tessuti, tappeti, arazzi, manifesti pubblicitari e servizi da caffè. E, oltre a questi, il libro pubblica mosaici, etichette per vini e un gioiello, disegnati da Dorfles e mai esposti. Inediti emersi, insieme ad altri, nel corso della preparazione della rassegna avvenuta nella casa studio milanese del grande intellettuale artista, da cui proviene la maggior parte delle opere e dei materiali in mostra e che oggi è sede dell'Associazione che porta il suo nome.

In catalogo è presente anche una selezione dei documenti esposti in mostra, tra cui molti inediti: tra questi, una delle 5 lettere scritte nel 1928, '20 e '30 a Gillo (esposte in mostra) dall'amico pittore Arturo Nathan; una delle lettere (anche queste esposte in mostra) molto accese della figlia di Svevo, Letizia Fonda Savio, e della zia materna di lei e cognata di Svevo, Dora Oberti di Valnera Veneziani, al direttore de La Lettura del Corriere d'Informazione, scandalizzate perché Gillo in un suo articolo del '46 (esposto in mostra e pubblicato in catalogo) aveva appellato, tra altre osservazioni poco simpatiche, la Villa Veneziani, dove Svevo visse con la famiglia della moglie Livia, come il "patibolo borghese" dello scrittore. Compaiono anche due edizioni del giornale L'Italia letteraria del 1930 con la pubblicazione dei primi articoli di critica di un Dorfles appena ventenne, su uno dei quali è vergato un suo appunto autografo diretto a Nathan: "Che gliene pare della mia critica?"; e poi, tra gli altri, un testo originale battuto a macchina, corretto a mano e firmato, intitolato "Le mode e le patrie" del '79, in cui Gillo riflette sulla moda austriaca e italiana e sull'eleganza americana (jeans compresi). Anche le foto inedite testimoniano una vita d’eccezione, svolta a livello internazionale, e lo ritraggono accanto, tra gli altri, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mentre riceve un’onorificenza, con il grande gallerista Leo Castelli, con Luigi Einaudi, con il tenore Andrea Bocelli.

La quarta sezione sottolinea infine il legame di Dorfles con l’arte della sua città d’origine, Trieste, e della Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso l’esposizione delle opere di oltre una decina di pittori e scultori di cui Dorfles si era occupato, tra cui Leonor Fini, Arturo Nathan e Getullio Alviani, affiancando all’opera di ogni autore un suo testo critico.

DOVE
Biblioteca statale Stelio Crise, Largo Papa Giovanni XXIII, 6 34123 Trieste
PRESENTAZIONE CATALOGO: 15 aprile 2020 alle 17.00
A CURA DI: Marianna Accerboni

INFO
Biblioteca statale Stelio Crise:
+39 040 307463

Ufficio stampa:
+39 335 6750946
mostrailsegnorivelatoredigillo@gmail.com

In collaborazione con:
Studio Pierrepi - Padova - Alessandra Canella
+39 3483423647
canella@studiopierrepi.it


Gillo Dorfles – Note biografiche

Gillo (al secolo Angelo) Dorfles (Trieste, 12.4.1910 - Milano 2.3.2018), di padre di antica famiglia goriziana e di madre genovese, dopo la parentesi bellica nel capoluogo ligure, si forma al Liceo Dante di Trieste. Laureato in medicina (studi a Milano e Roma) con specializzazione in psichiatria all’Università di Pavia, risiede poi sempre a Milano con lunghi soggiorni a Torino per il servizio militare (nel 1935, nei dragoni del Reggimento Nizza Cavalleria) e nella casa di famiglia a Lajatico nel Volterrano. Frequenti sono i viaggi di studio e lavoro negli Usa, Inghilterra, Parigi, ex Jugoslavia, Argentina, Brasile, Messico, Russia, Giappone. Nel 1936 sposa Lalla Gallignani, figlia del direttore del Conservatorio meneghino.
Critico d’arte, filosofo dell’Estetica e dei costumi e artista, già ordinario di Estetica alle Università di Trieste, Milano e Cagliari e visiting professor negli atenei di Cleveland, Buenos Aires, Città del Messico, New York ecc., ha apportato, con scritti di contenuto storico-filosofico e antropo-sociologico un contributo notevolissimo e innovatore allo sviluppo dell’estetica italiana del dopoguerra. Fra i suoi libri, citiamo i più significativi: Le oscillazioni del gusto (1958), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze dell’arte d’oggi (1961), Simbolo, comunicazione e consumo (1962), Nuovi riti, nuovi miti (1965), Artificio e natura (1968), Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968), Mode e modi (1979), L’intervallo perduto (1980), Elogio della disarmonia (1986), Il feticcio quotidiano (1989), Fatti e fattoidi (1997), Conformisti (1997), Horror pleni. L’(in)civiltà del rumore (2008), Gli artisti che ho incontrato (2015). La sua bibliografia comprende oltre duemilacinquecento pubblicazioni tra monografie, contributi in volumi collettivi, articoli e saggi.
Esegeta profondo e creativo sia come critico e filosofo che come artista, è autore di un segno di originale introspezione attraverso la sua personalissima pittura, influenzata inizialmente per alcuni anni dall’esperienza vissuta nel ’34 a Dornach in Svizzera, dove aveva seguito delle conferenze steineriane al Goetheanum, il centro studi di Rudolph Steiner vicino a Basilea.

L’attività critica e di filosofo da un canto e quella di artista, hanno sempre seguito in lui binari paralleli. Nel ’48, in seguito anche agli stretti contatti con la Konkrete Kunst zurighese e con gli amici svizzeri Richard Paul Lohse, Camille Graeser e Alfred Roth, era addivenuto a una posizione estetica internazionale e aveva fondato con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet il MAC - Movimento Arte Concreta, contrario a figurazione e astrazione lirica, facendosi contemporaneamente interprete sul piano critico ed estetico di astrattismo e concretismo. All’inizio degli anni Sessanta la carriera universitari e l’intensa produzione critica avevano determinato una riduzione, in favore della grafica, dell’attività pittorica, ripresa con vigore verso la metà degli anni Ottanta.
Ha collaborato intensamente dagli anni Trenta con testi critici e saggi a varie testate, tra cui L’Italia Letteraria, La rassegna d’Italia, Le Arti Plastiche, La Fiera Letteraria, Il Mondo, Domus (di cui è stato vicedirettore), Aut Aut (di cui è stato redattore capo), The Studio, The Journal of Aesthetics, Il Corriere della Sera.
Ha ricevuto molti premi prestigiosi tra cui il Compasso d’oro, la Medaglia d’oro alla Triennale di Milano, Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte per decreto del Presidente della Repubblica, Ambrogino d’oro, Grifo d’oro di Genova, Premio Marconi 2002 per la pittura, Premio della critica internazionale di Girona, Matchette Award for Aesthetics, Travel Grant for Leaders and Specialists, Premio dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, S. Giusto d’oro. Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana per iniziativa del Presidente della Repubblica, Accademico onorario di Brera, Membro della Academia del Diseño di Città del Messico, Fellow della World Academy of Arts and Sciences, è Dottore honoris causa del Politecnico di Milano in Disegno industriale, dell’Universidad Autonoma di Città del Messico, in Architettura all’Università di Palermo e in Lingue moderne a quella di Cagliari.

Risale al 2001 la prima grande mostra al PAC di Milano, seguita, tra le altre, da quelle al Palazzo Reale di Milano (2010), al Mart di Rovereto (2011), alla Fondazione Marconi di Milano (2014), al MACRO di Roma (2015) e alla Triennale di Milano (2017), quest’ultima dedicata a Vitriol, personaggio simbolo a metà tra ispirazione esoterica, ricerca artistica e filosofia.

Marianna Accerboni

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