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Premio De@ Terra: l’agricoltura (delle donne) che vince

Premio De@ Terra: l’agricoltura (delle donne) che vince

Premiate sei aziende agricole di varie regioni: la cerimonia a Roma con racconti di imprese fatte di passione e innovazione

Martedi, 19/12/2017 - Roma,  18 dicembre 2017. Sedicesima edizione del Premio De@ Terra: l'agricoltura che vince. Nella sua sinteticità ed apparente schematicità, mai titolo poteva essere più indovinato ad accompagnare la sedicesima edizione del Premio De@ Terra, tenutasi nel parlamentino del Ministero dell’agricoltura che del Premio è, non a caso, “il banditore” permanente.
Dopo una breve apertura di Emilio Gatto, Direttore Generale dello sviluppo Rurale, che ha sottolineato la crescita costante delle imprese agricole femminili, crescita che per la sua positività lo stesso Direttore si è augurato che continui. Sono poi iniziati “i racconti” e le presentazioni delle sei aziende vincitrici per il 2017.
Si è trattato di un viaggio - che non esagero a definire affascinante - tra sogni, coraggio, fantasia e professionalità che ha unito le descrizioni di imprese, seppur diverse per localizzazione, produzione e progetto, accomunate da una stessa anima imprenditoriale innovativa e innamorata della terra. Una terra variamente omaggiata come affidabile madre ispiratrice.
Questo viaggio immaginario è partito da Monte San Vito, nelle Marche, attraverso le parole di Francesca Petrini che ha aperto le porte della Fattoria Petrini, azienda dove è possibile conoscere, assaggiare acquistare pluripremiati oli extra vergine frutto di 15mila piante di sette diverse varietà molite nel frantoio aziendale. Francesca, sottolineando il valore della dieta e dei cibi per la salute, ha raccontato come l’ultimo prodotto nato, l’olio Petrini Plus, sia il primo olio che gode dell’autorizzazione del Ministero della salute in quanto definito “funzionale grazie all’arricchimento di vitamine D3, K1 e B6, alimento che può aiutare a prevenire e combattere l’osteoporosi”.
Sempre parlando di olio quale produzione principale è stato possibile conosce la storia e la vita dell’ Azienda Agricola Fabiolend a Nerola nel Lazio di Martina Bischetti. Con Fabiolend si sono realizzati due sogni convergenti: quello di Martina, che amava l’idea di lavorare la terra come sua professione, e poi di farlo con e per suo fratello Fabio, disabile psichico che in azienda avrebbe potuto trovare un lavoro fatto con passione, crescita ed equilibrio. Un obiettivo così sentito da chiamare l’azienda Fabioland, non a caso. La struttura, oltre che produttrice d’olio e di altre coltivazioni biologiche, è anche fattoria sociale (dal nome di Fabio) e offre spazio e opportunità a molte altre persone con disabilità per le quali l’obiettivo è passare dalla condizione di pazienti bisognosi di cure a quella di soggetti attivi in grado di prendersi cura di qualcosa o qualcuno svolgendo un vero lavoro che “fa economia”. L’obiettivo per Fabio - e ovviamente per Martina, che nel raccontarlo esprime un entusiasmo che contamina - prevede iniziative ricettivo turistiche riconducibili all’idea di “turismo etico”, ovvero una struttura che ospiti persone di varie età con handicap insieme alle loro famiglie.
Entusiasmo e sentimenti che continuano a d incrociarsi in chi è consapevole della necessità di concretezza ma già nel nome della propria Azienda Agricola “racconta” la propria filosofia produttiva. Annalisa Mastrogiuseppe, presentandosi e prima di mostrare, come le altre, un breve video che sintetizza la sua impresa di Pratola Peligna (AQ), sottolinea che nel nome ”Le favole di Gaia” ci sia uno dei tanti con cui chiamiamo la Terra, appunto. L’idea è quindi di portarci a riflettere sulle Favole della Terra.
E fra le favole, precisa, che il futuro è nelle nostre mani, si sviluppa un progetto di multifunzionalità che ruota innanzitutto e ovviamente sulla caratteristica produttiva e imprenditoriale che si giova di un laboratorio biologico certificato, dove si trasformano le produzioni orticole e frutticole di questa terra ricca di tante biodiversità coltivate di cui Annalisa è ufficialmente nominata nella lista dei Custodi. Ma i progetti in itinere, per accogliere chi di questa terra vuol ascoltare le favole, sono davvero tanti. Dall’agriturismo, alla fattoria didattica, alla costruzione dell’erbolario, al percorso dei sensi, al Bi-Orto con il progetto ‘Adotta un Orto’ per cui Annalisa ha vinto un premio di recente. Sogni e favole di chi, con i piedi per terra, specifica quale sia il Consorzio –Terra Viva che rappresenta il canale commerciale efficiente anche per le proprie produzioni.
E dal commercio si torna a parlare innanzitutto di magia della terra con Immacolata Migliaccio o Imma, la cui Società Agricola ABIM è localizzata a santa Maria Capua Vetere (CE). Immacolata, che come tutte ha un percorso di studio di livello universitario ed è laureata in legge, è titolare di un’azienda che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni e che, come appare nel video, da tradizionale e specificatamente d’allevamento è oggi a ortaggi con prevalenza di verdure a foglie larghe e viene curata secondo canoni bio. Imma ha ereditata la passione per la terra da suo padre del quale ha sempre ammirato il sacrificio e il sapere con cui ha sempre svolto il suo lavoro ; racconta come a fianco di 3,50 ettari coperti vi sia l’orto antico l’Ortomami, dove mami sta per madre ovvero la terra dove sono curate anche le tante biodiversità recuperate. Imma aggiunge con una serietà professionale che non permette alcun commento o dubbio come in azienda si stia sperimentando di accompagnare il lavoro con la musica classica. Dall’osservazione ad oggi la musica sembra stimolare le piante ad un rafforzamento che porta come conseguenza ad una diminuzione dell’uso di qualunque trattamento per quanto biologico. Un esperimento che integra così davvero coltura e cultura. In azienda lavorano con successo e pienamente integrati anche due persone provenienti rispettivamente dal Mali e dal Gambia - accolti in Italia come rifugiati politici e oggi possessori di un permesso di soggiorno - rappresentano un prezioso capitale nell’impegno di lavoro. Di Immacolata si deve ancora ricordare il suo impegno fatto di incontri e viaggi per accreditare la salubrità del proprio prodotto aziendale e sviscerare con pazienza dove e come si ponga il problema dell’inquinamento della Terra dei fuochi che per paura e ignoranza può rischiare di colpevolizzare la serietà e salubrità di tanta agricoltura campana.
Lo spazio in cui ogni impresa si racconta continua a coinvolgere l’uditorio col racconto di Elisa Gastaldi, titolare dell’Azienda agricola Elilu di Castelnuovo Scrivia (AL), che fa parte della rete di fattorie sociali della Lombardia. Anche qui un nome e un progetto: infatti Elilu è la sintesi dei nomi di Elisa, appunto, e di suo marito Luca. La filosofia di un ‘noi’ di un’idea di collettività che Elisa spiega benissimo citando anche i propri figli che oramai si rivolgono anche a papà e mamma chiamandoli Elilu. Poi racconta, entrando nel merito di questa “Fattoria”, che è scuola di multifunzionalità agricola famigliare nonostante loro considerino di non avere nulla da insegnare piuttosto da raccogliere e divulgare, facendo dunque una agri-cultura dove volutamente la parola cultura viene evocata quale madre e contenitore delle colture. L’azienda è descritta in modo quasi sentimentale, raccontando e mostrando il ripristino della campana ancora nell’antica edicola di legno da far suonare nelle diverse ore del giorno e spiegando il progetto di un piccolo planetario per riunire cielo e terra, come è giusto che sia. Tutto questo per arrivare poi a parlare della “raccolta” messa a regime di conservazione, sviluppo e capitale vivo d’impresa nel loro lavoro della presenza di ben 350 varietà o biodiversità animali e vegetali. Una ricchezza enorme che anima la proposta di sviluppo di un’impresa fattoria che è una piccola oasi di biodiversità e di tutela di razze antiche autoctone e di ortaggi e cereali come il grano San Pastore alla base del progetto del Pane Grosso di Tortona, che sta già divenendo per un giovane occasione di lavoro e reddito. L’azienda aderisce anche a Slow food e a Terra Madre.
Ed è con un salto finale, solo per l’occasione, di molte centinaia di chilometri e di un tratto di mare che, grazie al video e al racconto appassionato, sembra di entrare nella Azienda agricola di Grazia Sandra Invidiata a Collesano nel Parco Regionale delle Madonie in provincia di Palermo . L’azienda, anche questa presidio Slow Fodd e di cui Sandra come Elisa ama presentare al plurale, è frutto di scelte coraggiose di quasi 25 anni fa e di cui oggi si colgono i frutti maturi. Grazia è agronomo e questo era il mestiere che esercitava da libera professionista. Eredita un patrimonio di terra e beni a questa legati ma nessuno di famiglia ha mai lavorato quei luoghi. Abbandona la professione e, da sola ,”decide di vivere di terra”. Inizia selezionando i capi bovini migliori si appoggia, però, sin dal 1991 per un aiuto concreto ad un (allora) ragazzo originario dell’Albania, Agron Gryka, che con lei ha abbracciato e condiviso questo progetto di vita. Oggi si allevano bovini da latte selezionati e nel caseificio si producono richiestissimi formaggi di latte biologico lavorato a crudo anche aromatizzati con i più famosi prodotti della Sicilia come per esempio agrumi e pistacchio. Famosa oramai la provola delle Madonie, solo per citarne uno. Ma in azienda sono stati riprodotte anche antiche varietà orticole come il fagiolo badda o il peperone pipiddu che cresce all’insù. L’azienda, divenuta anche fattoria sociale, fattoria didattica e agriturismo di sola accoglienza, è anche impresa che aderisce alla rete Addiopizzo per la promozione di un’economia virtuosa e libera dalla mafia. Fra gli episodi della vita aziendale, Grazia ha ricordato che i tanti bambini che arrivano nella fattoria didattica spesso incontrandola in paese la chiamano gioiosamente ‘la maestra delle vacche’. Il racconto di Grazia termina poi con un fatto di questa estate in cui sottolinea proprio il miracolo o la grazia ricevuta: un terribile incendio ha raggiunta l’azienda recando enormi danni alle strutture e agli animali, ma senza toccare la parte produttiva e quindi permettendo di riprendere subito il lavoro e l’attività.
Quando sedici anni fa il premio ebbe inizio lo slogan De@ Terra veniva spiegato e presentato come acronimo qual era. Vale la pena di rifarlo perché davvero da, quanto mai oggi, ulteriore significato e valore alla storia di amore e impegno di queste nuove vincitrici che ampliano con il loro lavoro quelle che vinsero e che non hanno vinto perché non hanno pensato di proporsi o nessuno lo ha fatto per loro. De@ terra dunque, ovvero: Donne e Agricoltura Territorio e Risorse Rurali Agro ambientali. Davvero c’era già tutto quello che oggi propone: economia e sviluppo a cui tante donne, che ringraziamo, si dedicano con passione e successo.
Paola Ortensi

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