Speciale scuola - Il Governo ha deciso di ridiscutere i tagli sui Fondi universitari e il blocco del turn over. Ma la situazione resta poco chiara.
Angelucci Nadia e Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2008
Le proteste del mondo della scuola sembrano aver cominciato a dare i primi frutti. I provvedimenti che avevano suscitato le reazione dell’intero mondo dell’istruzione sono stati mitigati. Il Governo ha deciso di ridiscutere i tagli sui Fondi universitari e il blocco del turn over. Ma la situazione resta molto fluida e poco chiara.
I nuovi provvedimenti relativi alle Università sono approdati in Consiglio dei Ministri il 6 novembre, contenuti nel decreto-legge indicante "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l'efficienza del sistema universitario". L’”onda anomala” però non abbassa la guardia e anche sindacati e rettori non cantano vittoria. Bisognerà continuare a sorvegliare da vicino la situazione. Nel frattempo ‘noidonne’, sui temi che hanno scaldato gli animi nelle aule, nelle piazze e sulle pagine dei quotidiani, ha chiesto un'opinione alla professoressa Adriana Luciano, che dirige il dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Torino.
Adriana Luciano, direttrice del dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Torino.
"Tutti conveniamo sul fatto che l'Università italiana abbia bisogno di essere riformata. Ma pochi dicono che la riforma dei tre livelli di laurea è stata fatta senza risorse e senza orientamenti strategici e che è in atto una riforma della riforma di cui non si parla e che viene fatta ancora senza orientamenti strategici e, per di più, con risorse decrescenti. Certo, l'autonomia universitaria non ha dato buoni esiti. Sono state aperte troppe sedi e troppi corsi di laurea, si sono consolidate zone di inefficienza, il localismo ha favorito clientele e nepotismi. Ma i governi dov'erano? Un tentativo di valutazione della qualità dell'università è finito nei cassetti del Ministero. La macchina dei concorsi è stata fatta funzionare a singhiozzo generando ulteriori squilibri. Si è continuato a distribuire le risorse senza tener conto di parametri di eccellenza. E di nuovo si propongono tagli indiscriminati che penalizzeranno di più gli Atenei virtuosi. Nel dibattito ha avuto troppa voce chi fa di ogni erba un fascio. E' difficile ricostruire se su tutto cala una coltre di denigrazione e di delegittimazione. Si intervenga dove ci sono inefficienze, si sostengano le situazioni di eccellenza che ci sono e non sono poche. D'altronde, se molti nostri giovani vanno all'estero e vengono accolti in università prestigiose, ci sarà pure qualche università italiana che queste eccellenze le ha prodotte! La caccia al "fannullone" non porta molto lontano. Servono sistemi efficaci di valutazione, servono strumenti di analisi del mercato del lavoro che evitino la riproduzione di offerte formative senza sbocchi professionali. Servono finanziamenti adeguati alla ricerca. In una parola: "spendere di più e meglio". Altrimenti saremo costretti a consegnare le chiavi dei nostri dipartimenti alla ministra, e con esse la cultura, la formazione e il futuro del nostro Paese".
Le nuove misure per gli Atenei
Concorsi più trasparenti. Le nuove modalità prevedono che sarà eletto un pool molto ampio di professori all'interno del quale poi saranno estratti a sorte coloro che faranno parte della commissione che giudicante
Niente assunzioni per le Università con i conti in rosso. Gli atenei con bilanci in perdita non potranno bandire concorsi per docenti o personale amministrativo.
Dal 2009, tremila posti in più per ricercatori. 150 milioni di euro per favorire il turn over con l'obiettivo di favorire l'assunzione di giovani e diminuire l'età media dei docenti italiani.
500 milioni di euro agli atenei migliori. Distribuiti alle Università individuate sulla base della produzione scientifica, organizzazione e qualità didattica eccellenti.
Soldi a chi elimina corsi inutili. Saranno premiate con più finanziamenti le università che ridurranno sedi distaccate non funzionali e corsi di laurea in eccesso.
Enti ricerca esclusi da blocco assunzioni e concorsi già banditi fuori da turn over.
135 milioni di euro per gli studenti meritevoli. Destinati ai ragazzi capaci e meritevoli, privi di mezzi economici. borse di studio e l'esonero dalle tasse.
65 milioni per le residenze universitarie. Si prevedono 1700 posti letto in più per studenti universitari.
Storie di precariato
Antonio Davide Polosa, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Roma in attesa di stabilizzazione dal parte del Ministero della Funzione Pubblica
“Sono tornato in Italia con il Programma per il’Rientro dei cervelli’ e faccio parte di quella stragrande maggioranza di persone che non ha poi trovato una collocazione stabile nell’Università italiana (su 450 persone rientrate ne sono state assunte una ventina). Il programma è stato gestito molto male per mancanza di fondi, di coordinazione e anche per l’ostilità dei ricercatori che sono rimasti sempre in Italia che non vedevano di buon occhio il fatto che una persona con un curriculum di taglio diverso li scavalcasse. Diciamo che nel fallimento del Programma di Rientro dei Cervelli le responsabilità sono equamente condivise tra Governo e Università. Nel 2003 ho vinto un concorso nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) che prevedeva un contratto di lavoro per cinque anni alla fine dei quali, previo un secondo concorso, si avrebbe avuto accesso ad un posto fisso. Ho vinto anche il secondo concorso; ma ad aprile il Ministro Brunetta ha tagliato del 10% il personale dell’Istituto a partire del 2009 e, a questo punto, non so nulla del mio futuro. Vorrei sottolineare che nel mio caso non si tratta di stabilizzare un precario ma di assumere una persona che ha vinto ben 2 concorsi. La mia situazione personale e lavorativa è quindi molto precaria. Ho scommesso sul rientro in Italia e mi sono sentito preso in giro e tradito come poche volte in vita mia. Sono stato tanto tempo all’estero, Helsinky, Ginevra, gli Stati Uniti, la Francia ma adesso diventa anche difficile ripartire; negli altri paesi infatti alla mia età, 35 anni, bisogna aver già fatto il grosso dell’esperienza ed essersi stabilizzati. A noi sembra paradossale ma hanno più possibilità i giovani che sono nel pieno della loro forza creativa.
Lo scenario che si apre per la ricerca, se verrà mantenuta questa riforma, è quello di una severa mutilazione. La presenza di Enrico Fermi in Italia ha creato nel nostro paese una tradizione che è ammirata in tutto il mondo; non riesco a comprendere perché qui non se ne accorga nessuno. Il futuro dell’Università mi sembra molto buio perché il turn over 5 a 1 previsto rischia di far chiudere interi dipartimenti nel giro di pochi anni (penso alla Facoltà di Fisica della Sapienza di Roma). Non si può riempirsi la bocca della parola meritocrazia e poi operare dei tagli indiscriminati, anche a dipartimenti che funzionano e producono”.
Alessia Cervini, ricercatrice di Filosofia del Cinema presso l’Università di Cosenza
“Mi sono laureata a 24 anni e dopo un anno e mezzo ho vinto un Dottorato all´Università di Palermo. Dopo questa esperienza di tre anni per molte persone si apre il vuoto; io, invece, sono stata fortunata perché sono riuscita ad avere un assegno di ricerca al DAMS di Cosenza; un assegnista, come me, non sarebbe chiamato a svolgere attività didattica ma l'enorme macchina universitaria fatta di corsi, tesi, esami, rende il suo aiuto necessario e così, in molti casi, si trova a svolgere una parte rilevante di insegnamento frontale, tra l´altro assai interessante e gratificante, che richiede però un'assidua presenza in Ateneo e un impegno molto forte. Il mio attuale assegno prevede una retribuzione di circa 1200 euro per 18 mesi, ma quanto stabilito da questo Governo per l'Università potrebbe mettere in discussione l´eventuale rinnovo per il secondo periodo. La possibilità per me di continuare la mia ricerca per altri 18 mesi dipenderà dalle disponibilità finanziarie dell´Ateneo a cui appartengo. Nel migliore dei casi, comunque sarei garantita fino al 2010. Ma la vera nota dolente si aprirà alla fine del periodo di assegno di ricerca perché con il turn over previsto si restringono terribilmente le possibilità di continuare in questo campo. Devo dire che la cosa che mi rattrista di più è che questi tagli si sommano a 15 anni di continua decurtazione dei fondi previsti per l´Università. Gli ultimi avvenimenti mi sembra che abbiano decretato il conto alla rovescia finale. Ciò che ferisce è che questi provvedimenti sono stati presentati come un taglio agli sprechi e un colpo al `baronato´ che dominerebbe l´Università mentre in questo modo si vanno a colpire prevalentemente i giovani ricercatori. Ho l´impressione che si voglia condurre l´Università a divenire un luogo in cui si fa esclusivamente attività didattica ma questa separazione tra l´insegnamento e la ricerca sarà un grave problema che ci troveremo ad affrontare nel futuro. In questi giorni non ho potuto fare a meno di interrogarmi su quello che sarà il mio futuro. Fino ad ora ho sempre combattuto per la mia passione ma comincio a chiedermi cosa fare. E la risposta non è facile; ormai mi sento dentro un meccanismo dal quale non è facile uscire e non voglio rinunciare ad una cosa che mi rende felice. Mi concederò i prossimi mesi per cercare di capire cosa succederà ma se le cose dovessero proseguire su questa strada dovrei cercare una collocazione in un altro settore, cosa non facile anche per la forte specializzazione che ho. D´altra parte sento che, la vita precaria che ho in questo momento, mi impedisce di realizzare alcuni desideri che ho come donna: ad esempio una gravidanza, un figlio. Sento che questa è una ricaduta molto, forse troppo forte del lavoro sul privato”.
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