Lunedi, 02/12/2013 - Nel 1908 a New York, centoventinove operaie dell'industria tessile Cotton, rinchiuse a chiave sul posto di lavoro dal titolare Johnson che rimproverava loro la poca produttività dovuta a uno sciopero, morivano a causa di un'incendio dal quale non avevano potuto sfuggire.
Nel 2013, un numero ancora imprecisato di lavoratori cinesi – forse sette - muore sul luogo di lavoro. E' notte, perciò nessuno se ne accorge immediatamente. E' notte perché, questi moderni schiavi lì lavorano, lì mangiano, lì dormono, come incatenati al posto da uno sconosciuto sortilegio che li rende anche invisibili.
Ciò accade a Prato, Italia.
Quanti incendi ci vorranno perché le Forse dell'Ordine si rendano conto di ciò che accade e intervengano prima? Quelle stesse che – giustamente – fanno irruzione nelle fabbriche al primo sentore di irregolarità amministrative?
Questa organizzazione è frequente e si estende in giro per tutto il Paese: nella zona vesuviana, intorno a San Gennariello, nel pratese, nel Veneto, ovunque il valore della mano d'opera è prevalente nella fabbricazione di un prodotto.
Siamo tutti attenti e pronti a compatire ogni imprenditore italiano quando si lamenta della concorrenza sleale e dei prodotti contraffatti. Non siamo affatto pronti a puntare sul dito verso la fabbrichetta nel garage vicino casa, dove si ammucchiano macchine da cucine e donne come ombre, a rinfusa.
Perché? Forse il sangue cinese non è rosso come il nostro? Forse abbiamo dimenticato il sapore amaro del pane degli emigranti, quando a Ellis Island i medici di servizio ci segnavano sulla schiena le nostre condizioni di salute, prima di permetterci o rifiutarci l'accesso negli Stati Uniti ?
"Trattati come bestie." abbiamo giustamente commentato.
"Nemmeno come bestie." perché sono essere umani invisibili, se non si vogliono vedere.
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