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Pratiche di democrazia

Pratiche di democrazia

Scuola di vita - Un progetto di formazione e ricerca a Modena punta sull’autoformazione

Ferraguti Isa Lunedi, 15/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

In questi mesi il tema scuola è all’attenzione dei media: riduzione del personale, superamento di alcuni Istituti, inserimento del tetto sulla percentuale degli stranieri. In un panorama di elementi sconfortanti, che preoccupano insegnanti, genitori e studenti, diamo valore ad un’interessante esperienza modenese, promossa da un nutrito gruppo di insegnanti, dal titolo: “Apprendimento e democrazia”. Abbiamo intervistato Anna Maria Pedretti e Gianna Nicolai, formatrici e collaboratrici scientifiche della Libera Università dell’autobiografia di Anghiari per avere i dettagli dell’iniziativa.



Cos’è il progetto “Apprendimento e democrazia”?

E’ un progetto di formazione /ricerca /azione sulla democrazia nelle pratiche di costruzione delle conoscenze a scuola promosso dalla “Fondazione Mario del Monte” di Modena con il Patrocinio e il finanziamento degli Assessorati all’Istruzione della Regione Emilia Romagna, della Provincia e del Comune di Modena. Il progetto, iniziato nel 2005 ha terminato la fase di ricerca nel 2007 e il gruppo ha continuato ad operare con la diffusione degli esiti con il coinvolgimento di nuovi studenti e di altri docenti.



Quali sono state le caratteristiche più significative di questo progetto?

L’obiettivo era quello di approfondire due presupposti teorici di fondo: il ruolo dell’insegnante come ricercatore e la possibile definizione delle caratteristiche di un contesto democratico per l’apprendimento, attraverso l’analisi di pratiche didattiche. L’intento del progetto era quello di avviare un confronto tra ricercatori, insegnanti e studenti sul significato che ciascuno di loro attribuiva al concetto di apprendimento democratico.

Il primo anno è stato perciò dedicato alla formazione attraverso una riflessione dei docenti sulla propria storia cognitiva e professionale e ad un confronto sulle pratiche educative da essi utilizzate in modo da favorire un atteggiamento da osservatori e ricercatori di se stessi.

In queste riflessioni, abbiamo utilizzato in prevalenza l’approccio autobiografico.

Il secondo anno è stato dedicato alla sperimentazione: gli insegnanti hanno identificato come oggetto della ricerca delle specifiche attività didattiche che hanno poi realizzato nelle loro classi, al fine di vagliare la presenza o meno di democraticità al loro interno e sottoponendole alla osservazione e al giudizio loro e degli studenti.

L’attività prescelta come oggetto dell’indagine è stata svolta e descritta sia dagli insegnanti che dagli studenti in un diario di osservazione, appositamente predisposto, come strumento specifico dell’altra metodologia utilizzata, quella dell’osservazione partecipante; i diari, anonimi, sono stati raccolti alla fine dell’attività e consegnati alle ricercatrici in busta chiusa.



A proposito del diario quanti studenti avete coinvolto e quali sono state le modalità utilizzate e quali riflessioni avete ritenuto più interessanti?

Abbiamo raccolto 219 diari su un totale di 253 studenti, di 12 classi, per circa 1030 pagine di scrittura. Abbiamo trovato molte affermazioni che sottolineano come abbiano apprezzato la scrittura di sé, poiché li ha messi nella condizione di sentirsi davvero “soggetti” in una relazione autentica con i compagni e gli insegnanti, ma soprattutto perché hanno saputo coglierne la valenza autoriflessiva e autoformativa. Vogliamo citare alcune dichiarazioni scritte:

“Ho apprezzato molto l’idea di scrivere un diario anonimo perché in questo modo ognuno di noi è stato veramente sincero, cosa che spesso non si verifica quando si è in gruppo”. “… è stato per me un momento di riflessione… scrivendo ciò che ci veniva in mente ho potuto davvero comprendere (…) scrivendo le emozioni che avevo provato ho potuto analizzare meglio la situazione… è stata un’ottima occasione per riflettere…”. “A scuola ci vorrebbe più tempo per pensare, bisognerebbe chiudersi in una stanzina e pensare, pensare”. “Credo che l’attività svolta sia importante per poter capire cosa sia la democrazia e se questa sia possibile all’interno della scuola. Ci siamo confrontati tanto e a lungo; abbiamo capito che la democrazia richiede tempo e impegno per poter essere realizzata..apprendere in modo democratico però è molto difficile, soprattutto perché non tutti gli insegnanti sono disposti a vedere gli alunni con occhi differenti da quelli che sono abituati ad usare..”.



State lavorando a questo progetto dal 2005...intendete proseguire la vostra sperimentazione?

Abbiamo coinvolto nuovi docenti con cui ci incontriamo periodicamente per progettare nuovi percorsi formativi. Ci fa piacere che questa nostra esperienza venga pubblicata da una testata nazionale perché potrebbe preludere ad una maggior attenzione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.



(15 marzo 2010)

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