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Praticamente introvabile un ‘ritratto di signora’

Praticamente introvabile un ‘ritratto di signora’

Mi vedi / Ti vendo - La pubblicità influenza le giovani con i modelli di donne artefatte, sguaiate e squinternate che propone? Una ricerca dell’Università Cattolica di Milano svela qualche segreto

Chessa Pietroboni Paola Martedi, 22/12/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2009

Oggi le protagoniste femminili di molte pubblicità o programmi TV sono sguaiate, artefatte, macilente, squinternate (vedi la foto in cui due donne, con facce patibolari, sniffano strisce bianche. Cocaina? No, spalline di vestito scollato). Guardare il documentario ‘Il corpo delle donne’ di Marco Malfi e Lorella Zanardo e, di seguito, l’archivio di Ico Gasparri, che da un ventennio fotografa la cartellonistica stradale, lascia l’amaro in bocca. Saranno mai in grado le femmine rappresentate di svolgere una qualche funzione, al di là della sollecitazione sessuale del maschio, che avrebbe anche un suo senso se altrimenti contestualizzata? Eppure, in Italia in particolare, non ci si ribella. Perché? È una delle domande che ci si è posti nel corso della tavola rotonda ‘Corpi in scena: quale immagine di donna ci propongono i media?’ che si è tenuta a Milano il 29 ottobre, in Università Cattolica. Era l’ultima puntata di un ciclo sulle tante forme che assume oggi la violenza contro le donne, organizzato dalle associazioni DonneInQuota e Amiche di ABCD, con il sostegno della Provincia di Milano e dei comitati per le pari opportunità delle Università Statale e Bicocca. Articolato in quattro momenti di confronto e dibattito (che hanno avuto luogo, nell’ordine, in Statale, dove si è parlato di violenza legale e psicologica, in Bicocca, di quella, doppia, verso le donne migranti, e in Bocconi, delle discriminazioni di carriera e remunerazione), si è concluso in Cattolica con la violenza nella comunicazione. Che la rappresentazione mediatica delle donne sia spesso grottesca è emerso, oltre che dalle immagini proiettate, anche dai primi risultati di una ricerca internazionale a cui ha partecipato il Centro per lo studio della moda e della produzione culturale dell’Università Cattolica, relativa all’impatto delle pubblicità di moda sulle studentesse universitarie. Le italiane, di età compresa tra i 18 e i 24 anni, hanno compilato quasi 3.000 questionari, esprimendo giudizi molto severi su alcune delle foto proposte alla loro valutazione, soprattutto per i riferimenti sessuali troppo espliciti e volgari. Il lavoro ha anche fornito lo spunto per ragionare su un tema d’attualità: le immagini di moda influiscono sulla percezione di sé? Si spererebbe non più di tanto, perché quelli proposti sono idealtipi femminili molto conservatori: la donna oggetto, la donna bambina, la donna bambolina, la donna-maschio in carriera. Ma molti studi, soprattutto americani e inglesi, sostengono che in effetti le ragazze a quelle si ispirano per costruirsi un aspetto che ne aumenti l’autostima. Dunque non si tratta solo di rappresentazioni dei canoni contemporanei di bellezza e di eleganza (sic!) ma, almeno in parte, di condizionamenti e imposizioni. Per esempio la magrezza e la giovinezza sono diffusamente promosse come ingredienti necessari della bellezza. Abbiamo allora cercato di verificare come e quanto l’importanza attualmente attribuita all’estetica del corpo (femminile e non solo) influenzi umori e comportamenti. Siamo partiti dalla domanda ‘Ti sembrano belli i corpi che appaiono nelle pubblicità?’ e abbiamo verificato che le risposte ‘molto’ e ‘moltissimo’ arrivano al 69,3%, mentre i ‘per nulla’ o ‘poco’ sono il 9,7%. Alla domanda successiva: ‘Ti piacerebbe assomigliare ai modelli della pubblicità di moda?’, la somma delle risposte ‘abbastanza, molto, moltissimo’ raggiunge il 71,2%. Ma questa dichiarata ammirazione potrebbe non avere particolari ricadute pratiche. Per la serie: loro sono bellissimi, mi piacerebbe esserlo anch’io, ma ci sono cose più importanti nella vita. Infatti alla domanda: ‘Se potessi scegliere, quale di queste caratteristiche vorresti avere? Indicane tre’, la graduatoria delle risposte vede, al primo posto, avere successo nel lavoro (56,5%) e poi, nell’ordine, essere brillante e intelligente (42,5%), avere successo in amore (35,6%), fino al 7,2% di essere solidale e generosa. Tutte cose che si possono realizzare anche con una dotazione fisica non sbalorditiva. Riferimenti alla bellezza ce ne sono pochi: un 18,8% vorrebbe essere attraente e solo il 6,7%, sexy. E questo nonostante alla domanda: ‘A cosa credi gli uomini diano maggior importanza in una donna? Scegli tre aspetti’, le risposte siano: essere attraente (80,6%), simpatica e gentile (54%), sexy (51,1%), brillante e intelligente (39,7%), una brava persona (18,6%), una brava professionista (solo il 2,7%). (Sarebbe interessante verificare con gli uomini). Le donne dunque pensano che per i maschi conti molto la bellezza, ma sostengono di non preoccuparsene troppo. Sarà vero? Torniamo al corpo. Alla domanda: ‘A quali aspetti delle tua immagine fisica attribuisci più valore?’, la fiducia nel buonsenso delle ragazze si consolida. La risposta più frequente è: essere in ordine e avere un aspetto curato (76,1%), cosa che per fortuna è alla portata di tutte. La meno frequente è: essere sexy, con un risicato 9,6%. Più di un quarto delle intervistate inserisce però, nelle tre opzioni di risposta consentite, l’essere magra. Anche la domanda ‘Com’è per te un corpo ideale? Scegli tre aspetti’ ha ottenuto risposte non scontate: in pole position, proporzionato (74,6%), seguito da sano (72,45%), bello (41,9%), atletico e forte (23,7%), magro (23,7%), sexy (16,1%). Abbiamo chiesto anche cosa è più importante per sentirsi a proprio agio con il corpo. Le risposte sono: indossare vestiti che mi piacciono (75%), essere sana (74,4%), essere bella (59,7%), essere magra (39,5%), vedermi giovane e sexy (14,8%). Quale ruolo svolgono a questo proposito le riviste di moda? Il 57,6% delle intervistate risponde che non le compra mai o raramente, il 16,6% spesso o sempre. Però al 52,2% piace, da abbastanza a molto, guardare le pubblicità. Dopo averla guardata, al 44,2% viene voglia di fare shopping, il 30,9% rimane indifferente, il 38,4% prova insoddisfazione per il proprio aspetto fisico e pensa a palestre e saloni di bellezza. Se si chiede poi di rispondere a quest’altra domanda: ‘Pensi che la pubblicità delle marche di moda ti condizioni nell'accettazione del tuo corpo e nelle relazioni affettive?’ è vero che il 50% risponde no o poco (il 7,2% però risponde ‘molto’) ma, nello stesso tempo, l’87% delle intervistate ritiene che gli altri, bambini, ragazzi e uomini, ne vengano abbastanza o molto influenzati. Ancora, alla domanda: ‘Ti piace circondarti di persone belle?’ il 68,3% risponde prevalentemente di si. Non è il momento di invertire la rotta? È accettabile un lavaggio del cervello che induce a ritenere l’aspetto fisico un requisito indispensabile, su cui investire per raggiungere l’affermazione personale? Si spera che il dilagare di rappresentazioni e condizionamenti mortificanti per le donne trovino davvero presto un argine, fuori e dentro il palazzo, come si è impegnata a fare, a conclusione della tavola rotonda, anche la senatrice del PD, Marilena Adamo.



(22 dicembre 2009)

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