Domenica, 12/07/2009 - Da Pozzuoli, cuore pulsante dell’affascinante area Flegrea, il messaggio di pace e per i diritti anche quest’anno è lanciato attraverso la quinta edizione della rassegna internazionale di cortometraggi al femminile ideata da un pool di puteolani solari come i loro panorami e colti come la loro terra. “A Corto di Donne” (19-20-21 giugno) si conferma un appuntamento di qualità e uno dei suoi punti di forza è la visione ampia che permea la filosofia della manifestazione. A partire dal livello internazionale dei temi e dei lavori presentati, per arrivare alle presenze di qualità degli ospiti: giornalisti, autrici, critici e giurie. “Questa edizione ci conferma che il senso più profondo della rassegna è stato colto pienamente. Ce lo dicono i temi dei lavori arrivati e il senso che le autrici esprimono con le immagini, cioè sollecitare la crescita della promessa della democrazia e libertà che c’è stata dopo la seconda guerra mondiale – osserva Rosaria Maccario, organizzatrice dell’evento insieme ad Aldo Mobilio, in conclusione della manifestazione -. Nel ’48 gli uomini hanno scoperto le catastrofi che la malvagità umana può produrre e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo rappresenta proprio la speranza che ciò che è accaduto non accada più, nella consapevolezza che la guerra è la madre di tutti i mostri. Noi vogliamo che questa rassegna sia un contributo per riflettere, conoscere e promuovere un modo diverso di essere persone nel mondo. Lo facciamo con gli sguardi delle donne, che nelle guerre soffrono patimenti maggiori e subiscono anche gli stupri. Non a caso abbiamo voluto organizzare all’interno dell’evento una riflessione sulla violenza che le donne subiscono cogliendo l’occasione della Staffetta organizzata dall’UDI. Mi piace definire questa iniziativa come festival della speranza perchè i lavori, che provengono da tante parti del mondo, hanno tutti un filo conduttore che non è richiesto, ma che evidentemente nasce spontaneamente nella ricerca della verità, nel recupero degli aspetti positivi del passato, nella proiezione di un futuro che non è questo presente”. Questo è un aspetto decisivo nell’infondere uno stile specifico all’appuntamento campano e che acquista particolare valore se si considera che quest’anno le opere arrivate all’attenzione della direzione artistica sono state 720 da 61 Paesi di tutti i continenti. La selezione è stata impegnativa e all’attenzione delle giurie sono arrivati 36 cortometraggi, suddivisi in 4 sezioni (fiction, documentari, animazione e videoarte). “Un’edizione nata sotto ottimi auspici che si è confermata molto soddisfacente, sia per l’affluenza del pubblico, sia per la qualità dei lavori, sia per le scelte equilibrate delle giurie – l’attrice Adele Pandolfi, che cura la direzione artistica insieme a Giuseppe Borrone, commenta gli aspetti che lei ha curato -. Con l’attribuzione del premio ‘speciale’ da parte dell’organizzazione abbiamo potuto valorizzare tra i lavori italiani quelli più meritevoli, che rischiavano di essere offuscati dalle opere straniere che erano tante e anche di qualità”. Accanto alla qualità notevole dei lavori colpisce infatti la padronanza che le donne hanno acquisito dei mezzi e dei linguaggi. Ne è esempio la libanese Nada Doumani, vincitrice della sezione Documentari con ‘Errant Home’, un documentario sull’esilio narrato attraverso le testimonianze di quattro famosi artisti e intellettuali iracheni. “Ho lavorato in Iraq e l’ho molto amato. Sono stata impressionata dalla civiltà e dalla loro cultura e volevo mostrarli come sono, anche rappresentando le loro sofferenze ma senza fare un lavoro melodrammatico”. La Doumani, alla sua prima opera, vive in Giordania e spiega che lì “fanno più film le donne che gli uomini” e che “non sono molto interessate al femminismo perchè la parità c’è, infatti ci sono donne in politica o nel giornalismo anche in posizioni di prestigio. Nei film preferiscono trattare il tema dell’identità, della Palestina, di politica generale o dei delitti d’onore”. Non è preoccupata dell’aumento del fondamentalismo islamico perchè “è negativo come tutti i fondamentalismi” anche se ammette che dopo l’11 settembre “per reazione c’è più bisogno di affermare la propria identità e per questo ci sono più persone che osservano il Ramadam o donne che hanno deciso di indossare il velo”. Ecco questa è l’atmosfera che si respira a Pozzuoli nella tre giorni che richiama l’attenzione degli appassionati di cinema, e non solo, e che l’entusiasta assessore alla cultura del Comune di Pozzuoli Fulvio Frattasio intende cogliere come eccellente opportunità per veicolare al di fuori del confine locale le bellezze della zona. “Ben oltre i siti già noti come la Solfatara o l’Anfiteatro, il terzo per grandezza in Italia, abbiamo delle meraviglie nascoste che devono essere valorizzate. Penso al percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra, che è il più rande d’Europa, e al recente il ritrovamento di 12 statue con una splendida testa di Tiberio. Sogno qualcosa di simile al MAV di Ercolano, con la ricostruzione grafica computerizzata di tutti i monumenti di Pozzuoli, ci sono tanti siti sempre chiusi ed è un peccato”. Le promesse e le premesse che la prossima edizione sarà di livello, come quella appena conclusa, ci sono. E, mentre è affidato all’attenzione della Regione un progetto che potrebbe consolidare l’iniziativa anche sul piano economico, fa piacere constatare che i profondi e antichi legami delle donne campane e in particolare della zona Flegrea danno frutti di qualità sia sul piano della solidarietà sia su quello più pratico, come nel caso della Consigliera provinciale di parità Luisa Festa che anche quest’anno ha confermato il suo sostegno.
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