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Pornografia 2.0, politica 1.0

Pornografia 2.0, politica 1.0

Il mondo del porno online è una realtà ambigua, dove le violazioni dei diritti dei minori e la violenza sulle donne non ricevono attenzione da parte delle istituzioni politiche

Lunedi, 09/09/2013 - Dalla nascita del Porno 2.0, l'aumento di fruitori e consumatori di materiale pornografico gratuito è aumentato di anno in anno. Siti come PornHub, il più popolare, o YouPorn, che vede l’Italia come quarto consumatore mondiale, contano decine di milioni di visitatori ogni giorno. E’ però impossibile verificare se i filmati reperibili dagli utenti rispettino le norme di legge. Non è dato sapere se venga rispettato il copyright dei video, oppure se gli attori (amatoriali e non) siano maggiorenni. In questi portali si possono caricare video senza il consenso da parte dei protagonisti dei filmati. Inoltre non ci sono filtri che controllino l’età dei consumatori. Chiunque abbia una connessione ad internet veloce può visionare il materiale, che abbia 9 anni o 70.

Ci sono alcune questioni serie e socialmente rilevanti in questo vuoto legislativo e culturale. Il mondo della pornografia è un mondo a tinte fosche, dove non sempre vengono rispettati i diritti umani degli attori. Dal documentario “A Shocking Truth”, purtroppo difficilmente reperibile, emerge la realtà di molte attrici del porno, le quali hanno subito abusi sessuali nell’infanzia e sembrano perpetrare un ciclo di violenza-abuso, si sottopongono a pratiche pericolose durante le riprese, con conseguenze serie sulla loro salute e spesso entrano nel mondo della pornografia per sfuggire alla povertà. Viste le premesse potrebbe essere utile creare un osservatorio europeo sui diritti umani nell’industria del sesso.

Inoltre i contenuti della pornografia mostrano una sessualità meccanica, dove la donna è esibita in posizioni subordinate. In più del 70% dei filmati la donna viene trattata in modo derogatorio e volgare, subisce violenza o vessazioni, diventa un oggetto sessuale. La visione ripetuta di materiale di questo genere crea nei fruitori più giovani una visione distorta della sessualità e della donna, con il rischio di elicitare comportamenti violenti o deviati in personalità fragili o già aggressive.

Il Parlamento Europeo, il 20 novembre del 2012, ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri ad una maggior tutela dei bambini e degli adolescenti che navigano in rete. E’ necessario agire per l’infanzia. Il mondo del porno free si inserisce in un vuoto educativo profondo: a livello nazionale non sono previsti dei programmi obbligatori di educazione sessuale-affettiva, soprattutto mancano dei corsi strutturati di formazione all’utilizzo critico dei media. Ma, ancor prima, non c’è da parte della politica l’intenzione di proteggere l’infanzia e l’adolescenza. L’educazione sessuale non dovrebbe essere gestita dai siti pornografici: questi video hanno la capacità di plasmare le fantasie erotiche dei più giovani, creando dei modelli a cui ispirarsi. Precedentemente indottrinati dalle immagini pornografiche, i ragazzi si creano aspettative e illusioni, approcciando il sesso e i rapporti con modelli precostituiti, impulsivi, privi di riferimenti reali ed emotivi. L’altro fattore di rischio è la mancanza di precauzioni nei filmati. Raramente sono utilizzati preservativi durante le riprese: i pericoli di contagio da malattie sessualmente trasmissibili e i rischi di gravidanze indesiderate sembrano non toccare gli attori pornografici.

Internet è l’universo del possibile, difficilmente un genitore può controllare in modo totale come il figlio utilizzi la connessione. Serve una proposta di legge che, esaminando la complessità di questo fenomeno, abbia l’obiettivo di tutelare i minori e offrire loro strumenti per elaborare criticamente i contenuti della pornografia online.

Mentre la tecnologia corre e ci sovrasta, i nostri sistemi istituzionali ed educativi arrancano rispetto alle urgenze e ai bisogni formativi contemporanei. Serve la consapevolezza che ciò che guardiamo, consumiamo, utilizziamo online non è privo di effetti collaterali: più bassa è l’età dell’esposizione, più alti sono i rischi.



Nicole Anna Adami, psicologa

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