Politiche di genere e innovative per superare la crisi
Well_B_Lab - Turismo, cultura, green job, ICT valgono per l’occupazione quanto l’edilizia. I dati confermano. Le proposte anti-crisi di Well_B_Lab
Badalassi Giovanna Domenica, 15/09/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2013
Se cerchiamo di valutare la situazione politica attuale superando l’urgenza quotidiana del confronto pubblico, ci rendiamo conto che abbiamo il Parlamento con più donne e giovani nella storia d’Italia, eppure questo dato epocale non ha ancora prodotto il cambio di prospettiva atteso. Anche se al momento si ha la sensazione di un’occasione persa, occorre essere consapevoli che le donne e i giovani dovranno essere i protagonisti dell’agenda politica nei prossimi anni. L’Italia ha infatti bisogno di un rinnovamento profondo per fare un salto nella modernità, e solo nuovi attori, che sappiano apportare nuove idee e punti di vista, possono produrre questa svolta. In questo senso, le politiche di genere rappresentano un fattore di sviluppo e di crescita decisivo, a patto che sappiano effettivamente produrre un punto di vista capace di allargare la capacità di analisi e di proposta a tutte le politiche. Occorre promuovere nuove proposte collettive che si affianchino a quelle, già ottime, che al momento si concentrano soprattutto sui temi storici delle donne: la parità, la conciliazione, la violenza, il lavoro, il sociale. Si rende ora necessario che le donne elaborino le proprie idee in tema di sviluppo economico, di politica industriale, ambientale, di politica economica e finanziaria. Che affrontino insomma collettivamente quelle politiche che ancora oggi sono dominio prevalente degli uomini, e che vedono al momento il contributo femminile solo da parte di poche individualità isolate. Pensiamo ad esempio alle politiche di sviluppo economico. E’ oramai quasi tradizione che per sostenere l’economia vengano adottate agevolazioni nel campo dell’edilizia, piuttosto che dell’ICT o della Green Economy. Certamente sono iniziative che funzionano, poiché favoriscono effettivamente la crescita. Si tratta però di iniziative già ampiamente sfruttate e che non bastano, poiché offrono possibilità occupazionali prevalentemente a settori ad elevata occupazione maschile. Il lavoro delle donne rimane praticamente tagliato fuori da questi benefici, e non può esprimere le proprie potenzialità di reddito, di consumo e di contribuzione. Interi settori economici dalle potenzialità occupazionali consistenti, quali ad esempio il turismo, la cultura, la moda e l’alimentare rimangono di fatto marginali rispetto a queste scelte di politica economica, quando invece sono gli unici che rappresentano delle leve di competitività per l’Italia di livello mondiale. Per non parlare dei servizi alla persona, per i quali si attende un vero boom nei prossimi anni dovuto alla nostra inarrestabile crisi demografica. Dietro questa mancanza di attenzione non vi è solo il peso di lobby di settore certamente molto potenti ed organizzate, ma anche l’atavica sottovalutazione pubblica dell’importanza economica di settori che riguardano quelle attività umane dove le donne sono protagoniste. Alcuni dati occupazionali ci fanno riflettere su questa miopia: l’edilizia occupa 1,9 milioni di persone, una dimensione comparabile con settori altamente femminilizzati quali il lavoro domestico (1,6 milioni di persone), il turismo (1,2 milioni di occupati), la moda (1 milione). Nell’ICT gli occupati sono 721mila e nei green jobs 341mila. Anche in questo caso l’incidenza occupazionale è assimilabile a quella di settori quali la cultura (585mila occupati) e l’industria alimentare (471mila), dove le donne hanno una presenza significativa. Appare dunque chiaro come le scelte necessarie per riavviare la crescita economica in Italia abbiano fortemente bisogno di una prospettiva di genere, che può riuscire a ribaltare le priorità e le scelte, oramai obsolete, adottate finora. È però evidente quale impegno e quali energie siano ancora necessarie per arrivare a questa rinnovata consapevolezza collettiva, che va costruita non solo con idee, discussioni e confronti, ma anche con strumenti tecnici adatti, studi e analisi pertinenti che sappiano mettere adeguatamente in evidenza le nuove sfide che abbiamo davanti.
Giovanna Badalassi, Well_B_Lab*
giovanna.badalassi@wellblab.it
Well_B_Lab*. Il valore del ben-essere Soc. Coop. è uno spin off dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. È un laboratorio che promuove l’innovazione sociale guardando al modello e alle teorie economiche del Nobel Amartya Sen e trasformando i risultati della ricerca accademica in prodotti e servizi per il mercato. L’obiettivo è conseguire maggiori livelli di benessere della persona, donne e uomini, negli enti pubblici e nelle aziende private attraverso l'analisi, la ricerca, lo sviluppo di strumenti tecnicamente avanzati e la costruzione di strategie. Il team è composto da 9 soci (90% donne) tra docenti, ricercatori e professionisti provenienti dall’Università di Modena e Reggio Emilia, che partecipa in qualità di socio sovventore.
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