Intervista a Vittoria Franco - "Il tasso di laicità nel paese si sta restringendo. Quando questo accade, i diritti delle donne sono più a rischio"
Federica Lupparelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007
Per arrivare al traguardo del Partito Democratico le donne dei Democratici di Sinistra hanno scelto come Coordinatrice nazionale Vittoria Franco, filosofa, ricercatrice alla Normale di Pisa, senatrice dal 2001 e oggi Presidente della commissione Cultura di Palazzo Madama. Da sempre impegnata sul terreno dei diritti civili e delle politiche femminili, non ultima la campagna referendaria sulla fecondazione assistita, Vittoria Franco ha pronunciato alla Conferenza Nazionale delle Donne Ds di Bologna una dichiarazione d'intenti tutta incentrata sulla necessità di strumenti concreti per sostenere le donne nel lavoro, in famiglia e anche in politica, disegnando il ritratto di un paese bloccato, compresso, incapace di valorizzare le donne come una risorsa. Rigorosa, pacata e moderata, non è tipo da pronunciare slogan di facile effetto, né lanciare inutili allarmismi, ma oggi ci consegna parole da non prendere alla leggera: “attenzione – dice - il tasso di laicità nel paese si sta restringendo. Quando questo accade, i diritti delle donne sono più a rischio. E, con loro, la capacità di innovazione e di crescita di tutto il paese”.
Quali sono i valori e le idee che le donne dei Democratici di Sinistra vogliono portare nel Partito Democratico?
Il nostro partito sta certamente vivendo una fase storica che vedrà tradizioni diverse convergere per costruire una nuova forza politica. Per riuscire occorre coraggio, determinazione, senso di responsabilità, misura e anche una certa dose di rischio. Però ne vale la pena: il nostro paese sta vivendo una transizione troppo lunga, cominciata nell’89. Il risultato è un paese soffocato, immobile, compresso. Abbiamo tutte le condizioni e le energie per un paese moderno ma manca qualcosa. Ecco, noi con il Partito Democratico vogliamo costruire uno strumento politico efficace per l'innovazione e il cambiamento.
I primi valori che voglio portare nel Partito Democratico sono la libertà, che va insieme con la responsabilità, e quindi la laicità. Perché per le donne quando si restringe il tasso di laicità di un società si restringe anche la sfera dei diritti. Le italiane hanno conquistato diritti quando il paese è stato più laico, quando lo Stato ha potuto esercitare la sua autonomia. Se oggi fatichiamo, è perchè la sfera della laicità si sta restringendo, e la politica è debole.
Nella dichiarazione d’intenti di Bologna si parlava di energie femminili sprecate, nel nostro paese...
Noi sprechiamo energie, sapienza, sapere accumulato: formiamo bravi laureati ma non sappiamo utilizzarli e offrire loro dei progetti. Tra le energie sprecate ci sono quelle femminili. Tutte le statistiche dicono che le ragazze sono le migliori a scuola, si laureano di più, ma nel lavoro non riescono a distinguersi nello stesso modo. Questo non va. Ci stiamo privando della sapienza delle donne. Non disperdere questo patrimonio è una necessità, per il paese intero, per la sua crescita.
Cosa fare per liberare queste risorse?
Sulle donne pesa ancora l’ostacolo della maternità, oggi aggravato dalla precarietà del lavoro. Allora al primo punto ci deve essere il superamento del lavoro precario. E, aggiungo, anche la flessibilità. Non sempre coincide con la precarietà, ma il confine tra l'una e l'altra non è sempre chiaro e distinto. Quindi, i servizi. Il nostro partito sta lavorando per moltiplicare gli asili nido e i servizi all’infanzia. C’è una proposta d’iniziativa popolare, che il nostro partito ha fatto propria, per l’asilo nido come servizio educativo per la prima infanzia; in Finanziaria ci sono le risorse per attivare circa 100mila asili nido. E’ un investimento massiccio a favore delle donne che lavorano. Così si riconosce il ruolo anche sociale della maternità che si traduca in passi concreti a sostegno delle donne che lavorano, che oggi sono colte, preparate e chiedono un ruolo da protagoniste nella società.
Una politica per le donne allora non può concentrarsi solo sul riconoscimento delle unioni civili...
Ma certamente. Le unioni civili esistono, attendono solo di essere riconosciute. Non saranno famiglia nel senso inteso dalla nostra Costituzione, ma riconoscere alcuni diritti minimi a chi sceglie di convivere, o a chi non può fare una scelta diversa, come le persone omosessuali, mi pare un gesto di civiltà e di accoglienza. Ecco, accoglienza per me è una parola importante, mi aspetterei venisse usata e praticata in primo luogo proprio dalla Chiesa. Invece troppe volte la vediamo arroccata in un atteggiamento di difesa. Buone politiche per le famiglie non contrastano con il riconoscimento delle unioni civili. Fare un gesto di riconoscimento non toglie nulla alla famiglia, ma aggiunge.
(29 marzo 2007)
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