Lunedi, 08/08/2016 - Ci fa sapere il fondatore dell'Unione delle comunità islamiche (Ucoii) signor Piccardo - a tutta la popolazione italiana, in quanto si rivolge allo Stato - di considerare un diritto civile l’approvazione della poligamia nel nostro Paese (link in calce).
Molte voci si sono già levate per contestare questa sua dichiarazione. Da parte mia, ritengo utile far presente ai sostenitori di tale proposta indebita che l’equiparazione del diritto alle unioni civili a un presunto diritto alla poligamia è insostenibile per le seguenti ragioni:
1 - le unioni civili costituiscono il riconoscimento civile (ovvero sul piano dei diritti) del fatto che LE COPPIE familiari non sono sempre costituite da persone di sesso diverso ma anche da persone dello stesso sesso.
In altri termini, il riferimento da cui discende tale riconoscimento giuridico è LA COPPIA familiare costituita da due sole persone, unite da un legame affettivo improntato al principio inalienabile di pari dignità, reciprocità e uguaglianza;
2 - le unioni civili non contrastano con il principio suddetto. Nella poligamia come nella cultura di matrice musulmana è praticata, invece, quel principio viene macroscopicamente leso. Essa infatti non prevede alcuna bilateralità strutturale - una poliandria non "fraterna" - e si realizza solo come corte di donne “governate” da un uomo, idea che nella nostra civiltà e nel NOSTRO DIRITTO è interamente INACCETTABILE;
3 - quand’anche la comunità musulmana al fine di un accoglimento della sua richiesta caldeggiasse improvvisamente la poligamia bilaterale, il problema non sarebbe risolto. Ed infatti, affinché vi fosse la necessaria (nel nostro sistema) reciprocità ovvero una pari condizione tra i coniugi di ogni singola coppia, la poligamia diverrebbe vincolante anche per quel membro di essa che non ne ha avvertito l’esigenza, configurandosi dunque come un obbligo estraneo al desiderio di quella persona. Una coppia poligama con una seconda moglie e un secondo marito obbligherebbe peraltro anche costoro ad analoga simmetria, generando una complessa rete poligamica, che si complicherebbe ancor più per eventuali altre nozze da aggiungere… fino a 4 a testa, se mal non ricordo.
È impensabile che il sistema giuridico italiano possa valutare come fattibile una simile riforma, quand’anche - e ne dubito molto - risultasse gradita ai musulmani.
Aggiungo ancora una considerazione fondamentale.
Il Paese in cui vivono e vorrebbero integrarsi i musulmani è un PAESE “LAICO”. L’Italia ha già dimostrato con diverse leggi che non intende minimamente piegare i principi laici che la ispirano a istanze di derivazione religiosa, nemmeno quando si è trattato di richieste avanzate dalla religione più diffusa sul proprio territorio, ovvero il cattolicesimo (vedi divorzio, aborto, unioni civili). Non si vede come possa apparire pensabile che voglia piegare quei principi ispiratori a istanze di un’altra comunità religiosa, per popolosa che questa possa essere.
Suggerisco dunque al Signor Piccardo e a quanti si associano al suo pensiero di esercitare la propria riflessione sui contenuti qui espressi, prima di lasciarsi andare a dichiarazioni che sollevano seri dubbi sulla capacità e volontà dei musulmani di integrarsi in un Paese in cui hanno però la pretesa di stabilirsi.
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