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poEtiche

poEtiche

XIV edizione di romapoesia 2010 - Si è tenuto a Roma, dal 11 al 17 ottobre 2010, un festival dedicato alla poesia delle donne

Benassi Luca Giovedi, 28/10/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2010

La quattordicesima edizione del festival romapoesia si è intitolata poEtiche, ed è stata dedicata alla poesia delle donne. Quest’anno, infatti, il festival si è proposto come luogo di confronto per le autrici che, dal dopoguerra a oggi, hanno partecipato con la poesia e con la scrittura al farsi dell’Italia. Quasi uno Stato Maggiore della poesia delle donne, il festival si è avvalso della direzione artistica di Maria Teresa Carbone e Franca Rovigatti e della partecipazione di oltre settanta poetesse di varie generazioni provenienti da tutta Italia, con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma. Ricchissimo il programma della manifestazione che, nella settimana tra l’11 e il 17 ottobre 2010, si è svolto in diversi luoghi della Capitale, dal centro storico a San Lorenzo, da Trastevere a Marconi, dal Tiburtino a Monteverde, in centri culturali, librerie, biblioteche e scuole: un fare cultura il più possibile vicino al pubblico, una continua ricerca di dialogo e condivisione attraverso letture, conversazioni, proiezioni, ascolti, performance, presentazioni di libri, ma anche mostre fotografiche e contaminazioni con ambiti artistici diversi. Nella sezione “Genealogie”, alcune autrici contemporanee hanno reso omaggio alle grandi poetesse della seconda metà del Novecento italiano: Amelia Rosselli, Patrizia Vicinelli, Anna Malfaiera, Rossana Ombres, Alda Merini, Nadia Campana, Cristina Campo, Claudia Ruggeri, Paola Febbraro, Piera Oppezzo. La sezione “Passaggi” è stata invece dedicata al tema della traduzione e al confronto con autrici straniere come Anne Sexton, Sylvia Plath, Ingeborg Bachmann, Hélène Cixous. A fare il punto su donne, arte e poesia, mercoledì 13 ottobre alla Casa internazionale delle Donne, si è tenuta una giornata di convegno alla quale hanno partecipato, insieme alle poetesse, studiose di diverse discipline. Grande il successo del pubblico, soprattutto per un festival di poesia che, come dichiarano Maria Teresa Carbone e Franca Rovigatti è destinato a continuare: “poEtiche è nato, ma non finisce qui. Le poetesse, i ragazzi delle scuole, i lettori delle biblioteche, il pubblico più in generale, tutti hanno risposto con grande entusiasmo. Il cammino prosegue.”

Fra i moltissimi testi di valore letti e declamati nel corso del convegno, si sono scelti quattro brani di poetesse che hanno rappresentato differenti generazioni.

 





Francesca Genti - Milano di notte



vorrei essere la slava del metrò

che combatte gli albanesi attaccabrighe.

la ragazza kamikaze poesia

che ti uccide e si sfracella in quattro righe.







Giulia Niccolai - Un frisbee cinese sulla scrittura



Chiedo: che ci fa quel “mocio”

appeso in bella mostra a lato

dell’ingresso di un negozio

d’antiquario? Non è per lavare

i pavimenti, no no – mi dicono –

si tratta di un pennello leggendario.

Così grande perché necessario

ad un famoso mago della calligrafia

per poter scrivere – in un maestoso

e flessuoso movimento di danza –

l’ideogramma rapido e possente

della parola

“DRAGO”.







Francesca Matteoni - inedito, da: Ragazzo Volpe



Abitavamo nel bosco.

Percorrevamo vene di terriccio

o su per ore umbratili

le code spenzolanti, il legno azzurro.



Genti di pelle e nuvolaglie.

Gli occhi dei rapaci erano bianchi

lumi ossuti nella notte.



Rocce, resti, ramaglie.

Nel mezzo della pietra stava l’acqua

sospinta sulle sagome del mondo -

una nerezza antica dal fondale.



Io l’annusavo corrermi nel volto

dentro il corpo rotto, arborescente.



L’erba che si fa limpida e tagliente.









Tiziana Colusso - L’Epoca scorre via



[…]

per non unirmi al coro dei pro, dei contro

e dei distinguo mi dileguo su una riva cittadina inspirando

umida libertà nel tempo largo, il tempo

che fluisce inappellabile, irrevocabile eppure

eternamente fermo in sé - inspiro/espiro

una resistenza sorridente

senza epica, come un gatto che con l’unico occhio

sopravvissuto alla battaglia segue con esoterica adesione

le curvature segretamente necessarie

del fluido flusso d’acqua e di luce.







(1 novembre 2010)

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