Basilicata a "Rapporto" - Pubblicato il Rapporto con i dati rilevati nel 2002/2003 del lavoro femminile
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2006
“Il rapporto evidenzia più ombre che luci e permane il tetto di cristallo che impedisce alle donne di posizionarsi apicalmente non solo nel mondo del lavoro ma in tutti quegli ambiti dove ancora sono sottorappresentate”. Raffaella Ferro, Consigliera regionale di Parità, prende in esame i dati del Rapporto sulle aziende medio-grandi lucane nel biennio 2002-2003 e ne commenta gli aspetti salienti. “Nella stesura di questo secondo rapporto ha riverberato positivamente l’esperienza fatta per la realizzazione del primo. Aver potuto comparare i dati emersi nel 2000-2001 chiarisce l’evoluzione dello stato dell’arte in merito all’occupazione, alla formazione, alla progressione di carriera e - non ultimo per importanza - alla retribuzione”.
Quali i dati salienti che emergono dal Rapporto?
I numeri ci dicono che il cammino verso la parità è ancora in salita e che le differenze permangono, malgrado taluni segnali positivi. Sono aumentate le criticità di contesto per la crisi in cui versano molti settori e per l’entrata a regime della L. 30/2003, le cui ricadute e implicazioni nel mercato del lavoro, restando escluse dalla nostra elaborazione, privano il risultato di una significativa fonte di riflessione. L’auspicio è che il rapporto 2004-2005, che vedrà la luce nel biennio successivo, evidenzi l’impatto che le nuove norme nel campo del lavoro hanno avuto.
Donne e lavoro in Basilicata: quale è la fotografia scattata dal Rapporto?
Le aziende che lo hanno trasmesso sono passate da 55 a 63, la maggior parte delle quali è concentrata nella provincia di Potenza. Il 44% delle aziende ha una presenza femminile tra i propri dipendenti inferiore al 10% e solo 5 aziende hanno tra i propri addetti un rapporto uomo/donna in favore della donna. Rispetto al precedente Rapporto la percentuale degli occupati ha un incremento e passa dal 21,9 al 22,3%, ma in numeri assoluti si registra un calo di 788 unità lavorative. I tassi di partecipazione femminile migliorano ma nel complesso la situazione rimane segnata da una sostanziale marginalità. Elemento a conferma di questa situazione è quello del part-time, fortemente connotato al femminile (83%). E’ interessante, al proposito, la differenza tutta italiana di questa scelta lavorativa. Mentre in altri paesi europei il part-time è per uomini e donne una strategia professionale per conciliare i tempi del lavoro e di vita, in Italia assume altri connotati. Spesso per gli uomini è un puro ripiego di fronte all’impossibilità di trovare un lavoro full-time, invece per le donne è alta l’incidenza dopo il congedo per maternità, per la conciliazione con attività di cura e per supportare carenza di servizi sul territorio. Più facilmente concesso nel Pubblico Impiego che nelle aziende private, il part-time è condizione discriminatoria sia rispetto alle progressioni di carriera che per ruoli e incarichi ricoperti. Ritengo assai significativo il dato riguardante le dimissioni per maternità: in provincia di Potenza si è passati da 17 casi del 2000 a 36 nel 2004 e in provincia di Matera da 29 a 40.
Cosa si osserva in relazione al lavoro atipico?
Si parla di flessibilità e di lavoro atipico come carta vincente per combattere la disoccupazione femminile, ma non è così. Infatti l’unico risultato conseguito, possiamo asserire, è che le donne continuano ad essere una presenza evanescente nel mercato occupazionale. Le donne rimangono prevalentemente mogli e madri e questo, oltre che penalizzante sul piano lavorativo, è destabilizzante a livello psicologico e sociale.
E sul fronte delle retribuzioni?
Il lavoro nella nostra Regione stenta ad assumere modalità “regolari”, come del resto nelle regioni meridionali, e il differenziale salariale risulta di difficile lettura. Sappiamo tuttavia che i redditi da lavoro delle donne sono inferiori mediamente del 24% e che le professioni in cui il gap è più marcato sono quelle a reddito medio più elevato: i dirigenti percepiscono salari pari a oltre una volta e mezza quello delle donne di pari qualifica e nel lavoro parasubordinato il reddito medio annuo maschile è tre volte superiore a quello femminile.
Dimensione regionale e contesto europeo: quale il divario rispetto ai programmi?
Il divario della nostra Regione con gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo a Lisbona, che prevedono il raggiungimento del 60% per l’occupazione femminile entro il 2010, è talmente ampio che neppure uno scatto del sistema produttivo riuscirebbe a colmarlo. Nel 2004 in Basilicata tutti i principali indicatori delineano uno scenario di sostanziale stagnazione per l’economia e gli arretramenti più consistenti si registrano nelle unità produttive di piccole dimensioni e in quelle artigiane, dove il fattore competitivo legato alla maggiore flessibilità si è dimostrato del tutto inadeguato nel fronteggiare l’attuale fase congiunturale che richiede, al contrario, interventi di innovazione strutturale delle aziende.
Quale il messaggio a conclusione di questo lavoro?
La strada da percorrere è ancora lunga. L’auspicio è che le Istituzioni e tutti i soggetti preposti interagiscano nell’obiettivo di colmare l’asimmetria che ancora penalizza la forza lavoro femminile in Basilicata.
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