Domenica, 08/07/2018 - Hanno raccolto più di cinquemila firme in 48 ore per chiedere le dimissioni del neo assessore alla Cultura di Pisa Andrea Buscemi. "Siamo indignate, Pisa non se lo merita", si legge nelle prime righe della petizione lanciata sul sito Change.org che chiede la rimozione dell'attore che da pochi giorni è stato chiamato dal sindaco di centrodestra Michele Conti a capo della Cultura.
A far discutere sono i trascorsi giudiziari di Buscemi ,che in passato è stato imputato in un processo per stalking nei confronti di una donna con cui aveva avuto una relazione sentimentale: non è stato condannato perché era passato troppo tempo dalla denuncia e il reato è prescritto. "Quella petizione è strumentale - dice lui tirando dritto - il 6 luglio abbiamo la prima giunta. Noi stiamo lavorando alacremente e pensando già al programma di una città d'arte e di cultura come Pisa". Ora, a promuovere la petizione c'è, fra gli altri, La Casa della Donna di Pisa, il centro a cui l'ex compagna di Buscemi si era rivolta per chiedere aiuto e che ha tenuto anche un incontro sulla vicenda.
"Siamo indignate dalla scelta di Andrea Buscemi come assessore alla cultura" si legge nella petizione, che più avanti ricorda la sentenza della Corte d’appello di Firenze emessa in data 30 maggio 2017 che “lo condanna... a rifondere alla parte civile le spese di difesa” e demanda al giudice civile le questioni relative al danno. A questo proposito i magistrati erano stati chiari: "Solo in sede civile potrà essere fatta una adeguata valutazione delle conseguenze patrimoniali e non patite" dalla donna che aveva denunciato Buscemi. Nella sentenza sono descritti numerosi fatti. Secondo i giudici dell'appello la condotta di Buscemi "ha costituito un modo programmatico con cui l'imputato ha cercato di mantenere il controllo sulla compagna impedendole di affermare subito in modo netto la sua volontà di cessazione del rapporto e ha reso ancora più lunga e penosa per lei nella sostanza la definitiva chiusura del rapporto stesso e di ciò l'imputato non poteva non essere consapevole". Nonostante queste dure parole, però, i giudici hanno dovuto fare i conti con il tempo passato: sette anni e mezzo tra la denuncia e il processo d'appello. Troppi. E quindi la corte d'appello ha preso atto dell'estinzione del reato per prescrizione. La Casa della donna, inoltre, come associazione, si trova a dover rispondere all' assessorato alla cultura, cioè a Buscemi, del proprio operato e ciò evidentemente creerà dei conflitti .
Lascia un Commento