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Piove. È mercoledì, il racconto di Matilde Tortora

Piove. È mercoledì, il racconto di Matilde Tortora

... Dai vetri della finestra scorgo gli stivali rossi dei pompieri venuti a portar via tutta l’acqua che ha allagato il cortile ...

Domenica, 18/07/2021 - Piove. È mercoledì, il racconto di Matilde Tortora

Piove, è mercoledì, non sono a Cesena, ma in altri luoghi per caso a stare. Dai vetri della finestra scorgo gli stivali rossi dei pompieri venuti a portar via tutta l’acqua che ha allagato il cortile, ho sicuramente meno di otto anni, mi rendo conto che c’è del rosso in quel pericolo, allora gli getto occhiate di sbieco.

C’è stata la contentezza di avere poltrito a letto, di non essere potuta andare a scuola, l’acqua mi fendeva tutto il tempo le gambe, se pure stando a letto, se pur tentata di affacciarmi. Aveva piovuto tutto il giorno prima, aveva piovuto l’intera notte con caparbietà.

Vedo che quegli uomini indossano stivali di colore giallo, lavorano e s’intravede di lontano qualche striatura di giallo anche in cielo. Ce la faranno, dicono a casa, a farci stare di nuovo all’asciutto. Intanto continua a piovere, so con certezza che l’indomani il postino non ce la farà a consegnarmi il nuovo numero di Topolino che puntualmente ogni giovedì m’arriva per posta, non avrò la gioia di soffermarmi a leggere sulla fascetta destinatario: Me.

Piove, è mercoledì, la casa si è ristretta, il che non ci piace, cerchiamo tutti di stringerci un po’, sento dire che poi, andati via quegli uomini dagli stivali bianchi, il cortile dovrà essere risanato, che chissà che cosa non è stato capace di uscire dai tombini, che c’è pericolo soprattutto per i bambini.

Piove, deve essere un lunedì di novembre, di colpo l’acquazzone si fa strada dalle fessure della finestra antidiluviana nella nostra aula, non c’è da stupirsene, siamo in un palazzo antico, siamo in prima media a Palazzo Collicola, ci saremo anche in seconda media, poi finalmente ultimata, andremo a frequentare la terza media alla nuova scuola, alla Dante Alighieri.

Lì non è poi mai entrata la pioggia. Per il tempo almeno di un anno che fui lì.
Quando qualche novembre dopo lessi nel canto XIV della Divina Commedia dei dannati sferzati dalla pioggia di fiamme, riandai un attimo con la mente al rosso degli stivali di quei pompieri che ce la fecero a liberare il cortile.

Piove, non è certo mercoledì, una pioggerellina leggera, deve essere il mese di marzo, “picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto”. Io la sento la pioggia divenuta parole. Mi piace, mi piace che ci siano parole a dirla, a dire tante cose.
“Passata è l’uggiosa invernata, passata, passata!”, persino quel termine uggioso mi piace in questa poesia tanto nota ai bambini.

Piove, è mercoledì, l’acqua torna a fendermi le gambe, sono a Cesena sono anch’io assieme a Marino Moretti a casa della sorella “sposa, sposa da sei, da sette mesi appena. Batte la pioggia il grigio…”.

E dunque adesso so quale realmente fosse il colore di quegli stivali di gomma.

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