Il dibattito sulla rappresentanza politica delle donne continua alla luce dei fatti di oggi. La Camera ha approvato con 338 sì, 104 no e 29 astenuti il provvedimento sull'equilibrio di genere alle elezioni del Parlamento europeo a partire dalle elezioni del 2019. Alle elezioni del prossimo 25 maggio, invece, si applicherà una norma transitoria per cui, nel caso di tre preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso pena l'annullamento della terza. Un voto in contro-tendenza con quello espresso alla Camera sull’introduzione di un principio di democrazia paritaria nell’Italicum lo scorso 10 marzo.
Il Presidente del Consiglio Renzi ha inoltre annunciato in una conferenza stampa questa mattina a Vinitaly che le cinque liste territoriali per le prossime elezioni europee saranno guidate da cinque donne del partito. Questi i nomi: Alessandra Moretti per il Nord Est, Alessia Mosca per il Nord Ovest, Simona Bonafè per il Centro, Pina Picierno per il Sud e Giusi Nicolini o Caterina Chinnici per le isole. La proposta di Renzi verrà discussa oggi pomeriggio durante la riunione della direzione PD.
I dubbi sulle intenzioni reali di un cambiamento di segno sul tema della democrazia paritaria all’interno del Partito Democratico però restano, sia a causa dei precedenti, sia per il momento in cui è stato fatto questo annuncio, ovvero nel pieno di una campagna elettorale che rappresenta il primo test alle urne del governo Renzi e del partito di cui è il segretario. A poco più di un mese dal voto, agitare proprio in questo momento il vessillo della parità di genere appare una mossa un po’ di facciata.
Dunque, al di là dei fatti di oggi e delle donne cape-lista alle Europee, bisognerà continuare a prestare molta attenzione alle reali intenzioni del Premier e più in generale del Partito Democratico su ciò che intende fare per garantire la reale democrazia paritaria in Italia e come pensa di intervenire sulle questioni che interessano le donne (e non solo loro ovviamente) tra cui l'educazione alle differenze nelle scuole, il contrasto alla violenza contro le donne, le pari opportunità nelle professioni e, ancor prima, un maggiore accesso al mercato del lavoro. Tutti questi temi, al momento orfani di un Ministero che se occupi direttamente e persino di una delega specifica, potrebbero (dovrebbero) comunque, qualora ce ne fosse la reale volontà politica, entrare nei singoli provvedimenti del Governo e in quelli in discussione in Parlamento.
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