Cinico & trendy - Per riprendere insieme con coraggio la strada della politica, il buon libro di Anna Serafini
Marilena Menicucci Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008
Piace perché è diretto come uno scoppio di sincerità. Piace perché è vicino al disagio di chi, fedele all’uso di ragione, non sa come accettare, interpretare e superare il chiasso sull’antipolitica. Piace come una confidenza, detta in modo semplice, sintetico e stimolante. Piace come una compagnia discreta, per riprendere insieme con coraggio la strada della politica. Piace perché è un buon libro.
Anna Serafini (Cinico & trendy, Ponte delle Grazie, 9 Euro) è molto chiara nelle sue affermazioni brevi, che non vogliono dare alcuno spazio ai fraintendimenti, ai sottintesi, alle ambiguità, al non detto, alla concitazione e all’ansia; l’autrice è spinta dal bisogno urgente di comunicare una convinzione: il cinismo è il pericolo della nostra società, proprio perché è trendy, è una ‘malattia contagiosa’. E nelle circa settanta pagine del libro analizza questo atteggiamento in tutti i suoi ‘sintomi’ più importanti e più diffusi: l’egocentrismo, la furbizia, la seduzione, la subalternità, il galleggiamento, la cattiveria, il trasformismo, il servilismo, ecc. Intorno ad ogni sintomo è costruito un capitolo, strutturato con l’essenziale: due pagine d’analisi, un dialogo esemplificativo e una ‘pillola’ di saggezza, tratta da autori universalmente conosciuti.
L’analisi è scarna, ridotta all’osso, incisiva, mai enfatica, senza mai cedere alla tentazione moralistica e deriva da una serie di constatazioni, oggettive e forti come l’evidenza e la sua interpretazione. Perché l’autrice ci tiene a dire la sua e mai si nasconde.
Il dialogo rafforza le affermazioni precedenti, dando voce a due interlocutori, che parlano secondo le categorie del cinismo e che focalizzano in un esempio concreto quanto nell’analisi si era teorizzato. Il dialogo del seduttore fra Don Giovanni e Zerlina è troppo famoso, perciò citiamo quello tra un’anonima Maria, e un altrettanto anonimo Giacomo. La prima sostiene che ‘la furbizia è un modo di evitare le scale, quando l’ascensore può portare una persona e le persone sono più d’una’. E non prova imbarazzo a schierarsi con il solo individuo che è salito, invece di dichiararsi sodale con tutti gli altri rimasti a piedi.
La frase conclusiva di autori, come Margherite Yourcenar, Matteo, Max Weber, Nina Beberova, Antonio Gramsci ecc, posta al termine di ogni capitolo, costituisce una ‘pillola’, che favorisce la riflessione e stimola pensieri, che costringono ad uscire dal proprio orticello, per conoscere altro dei destini e delle complicazioni umane, fino ad appassionarsi all’umanità: la guarigione dal cinismo.
Queste pagine hanno il valore di una lunga lettera che l’autrice invia agli amici, per uno scambio d’idee e di preoccupazioni sulla società italiana dell’oggi, sperando in una risposta e in un coinvolgimento immediato, per un domani migliore nella circolazione d’idee, di progetti e di fatti, in nome di quelle ‘tante, forti e bellissime brave ragazze che corrono insieme ai lupi e non si fanno sbranare. Non hanno paura di nulla perché conoscono la lotta, il perdono e la solidarietà. E cambieranno il mondo’.
Un libro per il ragazzo più bravo e la ragazza migliore, che nasce con ciascuno di noi. E chiede di crescere. Dovrebbe essere letto in famiglia e nelle scuole.
Lascia un Commento