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PILLOLA RU486: le donne del Lazio dovranno emigrare in altre Regioni

PILLOLA RU486: le donne del Lazio dovranno emigrare in altre Regioni

Respinta la Mozione n. 16 dei consiglieri Nieri e Zaratti concernente le modalità di utilizzo della pillola RU486 nella Regione Lazio / FOTO

Giovedi, 15/07/2010 -

35 contrari e 17 favorevoli.

Respinta così la Mozione n. 16 dei consiglieri Nieri e Zaratti concernente le modalità di utilizzo della pillola RU486 nella Regione Lazio.

Respinto anche il tentativo pacifico di un gruppo di donne di esprimere il dissenso per quanto stava accadendo in aula consiliare con uno striscione, 'sequestrato' dal personale presente nella sala adiacente.

Il dibattito in Consiglio regionale ha fatto emergere tutti gli aspetti cruciali della questione: il tema non era tanto permettere di accedere a questa nuova tecnica di IVG secondo la legge (nel Lazio come in tutto il resto d’Italia e d’Europa), quanto mettere in discussione l’applicazione della legge 194 utilizzando i noti argomenti 'a tutela della vita’.

Reciproche accuse di ideologia non hanno cambiato la sostanza dei fatti.

Intanto si rinnegano i movimenti delle donne che hanno ottenuto la legge 194, dicendo che, pur non volendola toccare, alcune tematiche sono ormai superate. Inoltre, alle parole di un consigliere che invitava a discutere di contraccezione, oltre che di applicazione della legge in termini astratti, si levavano i commenti ‘cosa c’entra’. Come se agli aborti tanto aborriti si arrivasse per colpa delle sole donne e non, spesso, per colpa di uomini che, magari, si rifiutano di usare il preservativo.

Le procedure previste dai regolamenti sono state ignorate dal Presidente del Consiglio Regionale e le ripetute richieste dell'opposizione di avere il parere dell'esecutivo sono rimaste inascoltate. Mariella Zezza, unico esponente della Giunta in aula, ha invece espresso il suo parere personale stravolgendo il regolamento (secondo cui è possibile soltanto indicare se la Giunta si dichiari favorevole, sfavorevole o di rimettersi al Consiglio stesso). Fin qui tutto lecito (o no?), non fosse che il commento di Zezza esordiva con una frase del tipo “l’Italia è il Paese europeo con il più basso tasso di natalità, Chiediamoci perché”, come a voler insinuare che se eliminassimo gli aborti ci sarebbe la crescita demografica. Senza le donne immigrate però, che non valgono. Quindi l'assunto è: se l’Italia ha crescita zero obblighiamo le donne a procreare! Vi ricorda qualcosa? (Fra l’altro, siamo già oltre 60.000.000 di persone in Italia, e la natalità negli ultimi 17 anni è aumentata, NON diminuita – dati ISTAT).

Per non parlare dei numeri sparati a caso sulla RU 486. 40 casi al mondo di decessi! Allora vade retro RU486. Ma dove hanno letto questa cifra le consigliere di centro destra? 40 casi al mondo! Di cosa? In quanti anni? Ricordiamo che “Come farmaco abortivo è registrato in 16 Paesi […] Dalla sua introduzione circa un milione e mezzo di donne sono state trattate in Europa dal 1988, 650.000 negli USA dal 2000 e decine di milioni in Cina dal 1988. Nel 2005 l’OMS ha inserito il mifepristone nella lista dei farmaci essenziali.”* Se 40 casi sono riferiti all’intero campione, sarebbe un tasso di mortalità di rilevanza scarsissima. E di certo inferiore rispetto alla mortalità per parto naturale, aborto clandestino o altro.

Forse la consigliera si riferiva ai decessi per infezioni da Clostridium Sordellii**?

16.000 aborti nel Lazio (in quanto tempo?) diventano “16.000 morti”! E non è un lapsus.

Attenzione. Ai movimenti per la vita e per la famiglia manca poco per conquistare altro territorio. Altri finanziamenti. Altri spazi. Altre menti. Altri giochi di potere. In nome di una vita e di una famiglia salvaguardate solo all’occorrenza, ignorando tutto il resto: la vita delle donne vale meno della vita di una cellula, il lavoro delle donne fuori casa o dentro casa vale meno di tutti gli altri, la rappresentanza delle donne non vale niente, le famiglie cattoliche valgono di più di quelle laiche, atee, o di altre religioni, la vita degli assassini più importante della vita delle donne uccise per violenza domestica o femminicidio, e così via.

Il purismo della razza non sembra così distante, in termini di premesse ideologiche che annientano lo stato di diritto in nome di uno stato etico e confessionale, asservito a qualcuno che sta in alto.

Confusione in aula, poi la votazione.

Vincono loro, quelli della “libertà” di tutti tranne delle donne.

Le donne del Lazio per assumere la pillola RU486 dovranno emigrare in altre regioni della Repubblica Democratica italiana, che sembra molto, molto lontana.



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NOTE



*FONTE: http://www.agite.eu/Documenti/Utenti/SMIC+2_2007.pdf



** L’infezione da Clostridium Sordellii ha causato effettivamente la morte di donne nel mondo: “In una review del 2006 sono elencati 45 casi, da 17 giorni di età a 95 anni, con una mortalità complessiva di 31 su 45, che diventa 100% per i 15 casi di ostetricia: otto casi post-partum, due per aborto spontaneo e cinque per aborto medico […] In passato il Clostridium sordellii è stato isolato anche in sei neonati, 2-11 gg, con infezione del cordone ombelicale, dei quali 5 morirono. Più che il trattamento medico, si può ipotizzare che la gravidanza sia una condizione di rischio per la gravità dell’infezione.

[…] Le polemiche sulla mortalità per aborto hanno, ovviamente, creato molto scalpore, soprattutto dopo che è stato detto che la mortalità per aborto medico in nordamerica sarebbe di circa 1 su 100.000, mentre quella comparabile per aborto chirurgico sarebbe

1 su un milione (29), insistendo sul fatto che sarebbe superiore di 10 volte. In realtà, si tratta di un tasso analogo a quello per l’aborto spontaneo, che è tra 0.7 e 1.2 per 100.000, con tasso di mortalità per aborto medico negli USA che a metà del 2006, è di 0.7 per 100.000. In ogni caso si tratta di rischi molto bassi, di casi sporadici, che ripropongono la questione di come occorra essere onesti nel comunicare i rischi e valutare il contesto, poiché non si sceglie una procedura solo per i rischi. Se così fosse, si dovrebbe proporre

l’aborto medico per evitare il rischio 10-13 volte superiore di gravidanza a termine”.


FONTE: http://www.agite.eu/Documenti/Utenti/SMIC+2_2007.pdf





(14 luglio 2010)

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