Ritratti fotografici internazionali raccolti con cura da Silvia Martín Gutiérrez, ad affabulare visivamente della vita e del lavoro di un grande Artista italiano a tutto tondo
Venerdi, 28/10/2022 - Pier Paolo Pasolini è stato probabilmente l’Artista più fotografato del Novecento. Dai primi anni Cinquanta, quando arriva a Roma, fino ai giorni che precedono la sua morte, il 2 novembre 1975, fu ripreso in centinaia di situazioni, pubbliche e private.
Fino all’8 gennaio 2023 Villa Manin di Passariano di Codroipo (Udine), Cinemazero (Pordenone) ed il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (Pordenone) propongono la mostra Pier Paolo Pasolini. Sotto gli occhi del mondo, curata da Silvia Martín Gutiérrez e promossa da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, in occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, avvenuta il 5 marzo 1922.
Esposti oltre 170 ritratti inediti e rari dell’Artista a tutto tondo che fu,’in primis’ intellettuale di prim’ordine, antesignano per vocazione ed obbligo di coerenza.
Interi servizi fotografici realizzati dai più grandi fotografi internazionali (tra cui Richard Avedon, Herbert List, Henri Cartier-Bresson, Jerry Bauer, Jonas Mekas, Lütfi Özkök, Erika Rabau, Duane Michals, Philippe Koudjina, Marli Shamir e tanti altri), a restituire l’immagine dell’uomo e dell’artista nel mondo attraverso i luoghi, i momenti e gli incontri che contraddistinsero la sua vita.
Pier Paolo Pasolini collocò al centro della sua opera i luoghi dove non dominano le regole del mondo borghese occidentale: il Friuli, le periferie di Roma e del Sud, i continenti inesplorati, le grandi città moderne, da Parigi a New York. E i fotografi lo hanno ritratto proprio in questi luoghi. Ognuno di essi ha messo in risalto i vari aspetti della sua personalità: uno scrittore che si mostra con eleganti vestiti borghesi, ma anche in canottiera e costume da bagno, un volto che sembra talvolta sorridere ma anche guardare ferocemente verso il mondo, come per sfidarlo.
La mostra, che nasce con l’importante contributo di Cinemazero, è frutto di un progetto di ricerca condotto per molti anni negli archivi di tutto il mondo dalla Curatrice stessa, sviluppato per l’occasione insieme a Marco Bazzocchi e Riccardo Costantini, con un comitato scientifico d’eccezione. Grazie a questa attività di ricerca, il pubblico potrà vedere per la prima volta alcuni servizi fotografici del tutto inediti: l’incontro di Pasolini con Man Ray per proporgli di disegnare il manifesto di Salò; Pasolini a Stoccolma (pochi giorni prima di essere ucciso), per farsi conoscere nell’ambiente del Premio Nobel; Pasolini nei Sud del mondo, con Alberto Moravia, Dacia Maraini, Maria Callas. Quando Pasolini va a cercare l’alterità, l’anomalia, che poi ricostruisce sui 'sets' dei suoi film. O ancora nei Festival cinematografici ed altre occasioni, dove incontra e si confronta con altri intellettuali e cineasti quali Orson Welles, Agnès Varda, Jonas Mekas, Jean-Luc Godard.
L’esposizione intende ‘chiarire’ che gli scatti di Pasolini non possono costruire mai un insieme logico, coerente. La mostra di Villa Manin, con le sezioni complementari del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, propone nuclei diversi costituiti, oltreché dai servizi fotografici, da altri documenti come giornali, dichiarazioni, interviste, video che solo in apparenza sembrano seguire uno sviluppo ma che in realtà mostrano come ogni definizione cronologica di quel momento o di quel periodo risulti impossibile.
Al Centro Studi Pier Paolo Pasolini sarà presentata la susseguenza delle case romane di Pasolini. Dall’aprile 1954 al giugno 1959 abitò con la madre nella casa di Via Fonteiana 86, nel quartiere di Monteverde. Si trasferì successivamente nell’appartamento di Via Giacinto Carini 45, lasciato nel 1963 per stabilirsi infine nella casa di Via Eufrate, 9 nel quartiere EUR. Questi cambiamenti sono testimoniati dagli scatti presentati a Casarsa. I fotografi che documentano le case di Via Fonteiana e Via Carlini (Marisa Rastellini, Elio Sorci e Pietro Pascuttini) permettono di entrare nello studio del poeta ed ‘osservarlo’, in qualche modo, alla macchina da scrivere, circondato da lettere, documenti, copioni cinematografici. Si intravedono i quadri alle pareti e persino le tendine di organza alla finestra che s’affaccia su un terrazzino. Qualche anno dopo, la casa di Via Eufrate, arredata con mobili Ottocento su cui si notano soprammobili esotici ricordo di viaggi in Africa o in India, divani di velluto, tappeti, fa da sfondo a un servizio di Jerry Bauer, fra i più interessanti per conoscere l’intimità del poeta, immortalato con la madre e gli amici più stretti.
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