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Piemonte: Oltre seimila le firme contro i volontari pro vita nei Consultori

Piemonte: Oltre seimila le firme contro i volontari pro vita nei Consultori

Domani la sentenza del Tar

Martedi, 07/06/2011 -
Sono oltre seimila le firme raccolte dalla petizione popolare per chiedere il ritiro immediato del Protocollo Cota-Ferrero, che introduce nei Consultori pubblici le realtà più intransigenti dei movimenti pro-vita.



L’iniziativa è stata lanciata dal consigliere regionale Andrea Stara a gennaio, accompagnata da una massiccia campagna informativa e dalla campagna sui diritti “Dillo a Cota”, decine di cartoline indirizzate al Governatore raccolte sulle piazze torinesi.

Prime firmatarie della petizione Antonella Zabarino, presidente dell’associazione Activa Donna, che ha presentato il ricorso al Tar, oltre a quello già presentato dalla Casa delle Donne, Mercedes Bresso, Paola Bragantini, Nadia Conticelli, Laura Onofri, Mina Radeschi. Mentre il Comitato promotore è composto dalle associazioni Adelaide Aglietta, le Fabbriche di Nichi, Associazione Frida Malan, Consulta per la laicità.



Le firme sono state raccolte anche on line, attraverso un sito dedicato, in cui sono disponibili anche documenti e approfondimenti (www.difendila194.it ) .



“Questo è un primo step – dice Stara – ora attendiamo per domani la sentenza del Tar, che dovrà pronunciarsi su vizi di incostituzionalità, oltre che sulla violazione della legge sulla privacy e del principio di laicità dello Stato. Se il Protocollo non verrà ritirato noi andremo avanti”.



Su questi tre punti si era pronunciato nei mesi scorsi anche il Difensore Civico della Regione, Antonio Caputo, sollevando diverse eccezioni di incostituzionalità del provvedimento, che introduce all’interno dei consultori pubblici i volontari delle associazione che “abbiano nel proprio statuto la finalità di tutela della vita fin dal concepimento” e che sono quindi in palese contrasto con la legge 194 che è una legge dello Stato e con il principio di laicità dello Stato previsto dalla Costituzione. La presenza fin dal primo colloquio dei volontari, che non sono personale medico o specialistico e quindi non sono tenuti al segreto professionale, configge anche con la legge sulla privacy.

Il 18 febbraio il Tar si era impegnato, sulla base dei due ricorsi, a fissare in tempi rapidi la data della sentenza, vista l’importanza della problematica sollevata, e chiede verbalmente alla Regione di sospendere l’applicazione del Protocollo.



Perplessità e dissenso sulla nuova normativa regionale sono state espresse anche da un nutrito gruppo di ginecologighe in un documento che chiede la tutela per laicità dell'attività consultoriale, ma anche per “la stessa professionalità e serietà deontologica del lavoro dell'equipe multidisciplinare che accoglie e segue la donna portatrice di diversi bisogni socio-sanitari”.



“Abbiamo lanciato la petizione per tenere alta l’attenzione su questo tema, che la giunta e la maggioranza in Regione hanno cercato in ogni modo di far passare sotto silenzio.- spiega Stara, che ha sostenuto il ricorso dell’associazione Activa, – L’assessore Ferrero si era impegnata davanti al consiglio a riportare il Protocollo in Commissione, invece non se ne è fatto niente. Salute e prevenzione non sono certo due priorità per il Governo regionale, come dimostrano purtroppo i fatti di questi giorni”.



In attesa della sentenza la Casa delle Donne ha lanciato una mobilitazione per domani mattina alle ore 11,30 davanti alla sede del Tar, in corso Stati Uniti 45.



Stara ha lanciato anche una campagna per la difesa dei diritti, raccogliendo decine di messaggi per Cota nel corso di banchetti e iniziative legate alla petizione. I contenuti sono piuttosto espliciti: : “La maternità non è un obbligo ma una scelta”, “l’attacco ai consultori rischia di far trovare i neonati in un sacco della spazzatura”, “Perché ciò che abbiamo conquistato con le lotte di tanti anni non vada perso: il futuro delle nostre figlie”, “Non torniamo indietro di più di trent’anni, lasciateci il diritto di scegliere sul nostro corpo”,”Le donne sanno decidere da sole”, “La maternità non è un obbligo ma una scelta”, “Le famiglie hanno bisogno di servizi non dell’elemosina dei pannolini”, “No agli integralisti pro vita nei consultori”, “Stop ai medici che fanno gli obiettori di coscienza negli ospedali pubblici e poi praticano l’aborto privatamente dietro lauto compenso”. Tra le tante voci anche quelle degli elettori del Governatore: “Dottor Cota, io l’ho votata, ma questa legge mi sembra una grande sciocchezza. La libertà di agire è una conquista da difendere”.





Torino, 7 giugno 2011





Le tappe della battaglia per la difesa dei consultori pubblici



• Il 15 ottobre la Giunta regionale approva il “Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria della gravidanza”, che introduce all’interno dei consultori pubblici i volontari delle associazione che “abbiano nel proprio statuto la finalità di tutela della vita fin dal concepimento”, prevedendo la possibilità che partecipino all’accoglienza della donna nella struttura pubblica, “fin dal primo colloquio”.



• Il 23 ottobre il presidente Cota e l’assessore Ferrero presentano il Protocollo al convegno promosso dalla Federazione dei movimenti per la vita. Nella stessa mattinata a Palazzo Lascaris Andrea Stara e Mercedes Bresso organizzano un convegno dal titolo “194: una legge per la vita. La politica dei Consultori tra tutela della salute e prevenzione”, a cui partecipano operatori dell’Asl, l’Ufficio Pastorale Migranti, le associazioni femminili.



• Il 9 novembre il Consiglio regionale discute l’ordine del giorno "Si sta giocando sull'aspetto più intimo della vita delle donne: un invito a riflettere", primo firmatario Andrea Stara, aderiscono anche Bresso, Manica, Motta, Placido, Laus, PD, Buquicchio, Cursio, Ponso, Idv, Artesio, Fed, Biolé 5 stelle, e dal Pdl Mastrullo, Spagnuolo, Cantore, Burzi, che però in aula non partecipano al voto. Il documento richiede la sospensione della pubblicazione della delibera di giunta che assume il Protocollo, in quanto “un atto amministrativo non può rappresentare la scorciatoia per intervenire su una legge dello stato. E il Protocollo confligge palesemente con la legge 19478”. Fuori da Palazzo Lascaris viene organizzato un presidio a cui partecipano diverse realtà (associazioni, sindacato, Circoscrizioni…).

In aula viene presentato anche un altro documento dai consiglieri del PD e Sel che chiede, invece, la modifica del Protocollo.

I due ordini del giorno vengono entrambi bocciati.



• La Casa delle donne e Andrea Stara, attraverso l’associazione Activa Donna, presentano ricorso al Tar per vizio di incostituzionalità e violazione della privacy.



• Il 30 novembre all’Avogadro si tiene una partecipatissima assemblea organizzata dal Coordinamento delle associazioni del Pride dei Diritti.

Si chiede un pronunciamento del Difensore civico della Regione, l’avvocato Antonio Caputo, con 412 richieste di cittadinei e associazioni.



• In data 5 gennaio il Difensore Civico, Antonio Caputo, risponde ai quesiti sollevando diverse eccezioni di incostituzionalità del provvedimento della giunta Cota, in quanto confligge con la legge 194, con la normativa sul consenso informato e con il principio costituzionale di laicità dello stato.



• Il 18 febbraio il Tar si impegna a fissare in tempi rapidi la data della sentenza, vista l’importanza della problematica sollevata, e chiede verbalmente alla Regione di sospendere l’applicazione del Protocollo.



• Stara lancia una petizione popolare per il ritiro completo del Protocollo.



• 8 giugno, ore 11,30, si attende il pronunciamento del Tribunale torinese.

 

info:

Gruppo Consiliare Insieme per Bresso

gruppo.insiemeper@consiglioregionale.piemonte.it





La professionalità e la dedizione degli operatori dei consultori, contro gli attacchi ideologici


La testimonianza di una rappresentanza di ginecologhe e ginecologi operanti nei consultori della Regione Piemonte



(7 giugno 2011)

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