Sesto San Giovanni - L’impegno del Comune a favore della gioventù sahrawi
Minelli Patrizia Lunedi, 12/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009
L’impegno del Comune di Sesto San Giovanni a favore della gioventù sahrawi è di lunga durata. Fino a due anni fa la colonia estiva di Bibbona ospitava le delegazioni dei ragazzi; l’associazione cittadina Dadonnaadonna si è recata nella struttura toscana per diffondere in città le notizie riguardanti il progetto “Piccoli ambasciatori di Pace” sia con una mostra fotografica sia organizzando -assieme al CESPI- un incontro aperto al pubblico in Biblioteca. La finalità di informare la cittadinanza ci è apparsa altrettanto urgente dell’accoglienza umanitaria, perché il punto di vista culturale che la lotta di questo piccolo popolo veicola, cioè il diritto dei popoli all’autodeterminazione, è uno dei valori fondamentali della democrazia, a cui dobbiamo continuamente educare ed educarci. La causa dei Sahrawi è stata definita dall’Onu e dal Tribunale internazionale per la liberazione dei popoli come l’ultima guerra di liberazione dal colonialismo e come tale è sostenuta nelle sedi internazionali, con il rinnovo della MINURSO (Missione delle nazioni unite per il Sahara Occidentale), ma i potenti interessi economici marocchini e non solo che le si oppongono fanno sì che al Consiglio di sicurezza si ponga il veto sulla decisione definitiva.
Il primo testo sull’argomento, pubblicato in Italia a cura dei sindacati confederali e del CESPI, risale al lontanissimo 1976, e riportava la sentenza del Tribunale per la liberazione dei popoli. Da più di trent’anni quindi i Sahrawi aspettano di riavere, con una soluzione pacifica, la loro terra. Notizie aggiornate sulla situazione dei Sahrawi nei campi e nei territori occupati dal Marocco sono reperibili in Internet all’indirizzo dell’ANSPS (Associazione nazionale solidarietà con il popolo Sahrawi)
Tornando all’ accoglienza estiva dei ragazzi ora la formula è cambiata ed i “Piccoli ambasciatori di pace” sono ospitati direttamente in città, presso la scuola media Don Milani, da un Comitato d’Accoglienza formato dalle istituzioni (Assessorato alla Cooperazione Internazionale e Istituto Comprensivo Don Milani, corso di laurea in Mediazione linguistica e culturale dell’Università Statale di Milano) e da un pool di Associazioni, tra cui la Caritas Salesiani che può assicurare loro -tramite l’ambulatorio per stranieri - cure e visite mediche. Ci auguriamo che nei prossimi anni il coinvolgimento del volontariato e della cooperazione sestese, per permettere a questi ragazzi una pausa dalla dura vita dei campi profughi nel deserto algerino, divenga sempre più forte.
Il soggiorno a Sesto fa parte di un progetto più lungo di permanenza in Italia organizzato, nella regione Marche, dall’Associazione Rio De Oro. Le maglie della rete ultimamente si stanno stringendo anche in Lombardia, con la delibera comunale che istituisce a Sesto il Coordinamento regionale delle associazioni di solidarietà con il popolo Sahrawi: ne fanno già parte Mantova, Pavia e Nembro (Bergamo), che accolgono i piccoli ambasciatori appoggiandosi alla rete emiliana di solidarietà, molto forte ed attiva.
L’anno scorso la regione Lombardia, recependo le voci delle Associazioni, si è impegnata a sostenere le iniziative di solidarietà con questo popolo e a finanziare i progetti che ne parlino nelle scuole lombarde. Vedremo se alle dichiarazioni seguiranno i fatti.
Intanto a Sesto San Giovanni è già partito un progetto di sensibilizzazione in alcune classi dell’istituto superiore Erasmo da Rotterdam e per il prossimo anno accademico si terranno incontri in tal senso presso l'Università degli Studi di Milano nel corso di laurea magistrale in Lingue e Culture per la Comunicazione e la Cooperazione Internazionale all'interno del corso di Lingua Araba della prof. Jolanda Guardi anche in vista della possibilità, in accordo con l'Assessorato alla Cooperazione Internazionale del Comune di Sesto San Giovanni di erogare alcune borse di studio per i giovani sahrawi. Intendiamo così continuare a dar voce e possibilità di futuro a questo popolo, partendo dai suoi bambini.
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