Piano Antiviolenza: la consultazione pubblica che NON VA BENE
Perché alcune associazioni contestano il Piano Nazionale Antiviolenza del Governo e le modalità di consultazione on line e si sottraggono alla consultazione
Da un anno è scaduto il Piano Nazionale Antiviolenza sulle donne. La cronaca continua a scandire quotidianamente e impietosamente il numero delle donne lasciate sole dallo Stato di fronte alla violenza maschile.
Sottraiamoci e non partecipiamo alla “consultazione online” lanciata dal Governo. Diciamo basta ad azioni demagogiche sulla pelle delle donne. A quando un vero Piano di Azione condiviso con le organizzazioni della società civile che lavorano sul tema?
La Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento pari opportunità- ha lanciato dal 10 dicembre al 10 gennaio la consultazione pubblica on line sul Piano Nazionale Contro la Violenza sulle donne, con proposte banali, generiche e contraddittorie.
In realtà online non c’è nessun Piano ma solo 8 linee d’azione, incongruenti tra loro, tratte dai sette documenti elaborati dai gruppi della cosiddetta “task force” intergovernativa nata a fine 2013. Solo poche associazioni sono state consultate nei tavoli della task force e sono state coinvolte poco e male contrariamente a quanto si afferma nella presentazione online.
Le proposte e le conclusioni dei gruppi di lavoro della task force non sono state trasparenti: i documenti finali non sono mai stati condivisi con e tra tutte le organizzazioni partecipanti.
La decisione di una consultazione online non è mai stata discussa con le organizzazioni della società civile nell’ambito delle consultazioni della task force. Tale decisione appare come l’abdicazione politica alla presa in carico del fenomeno sociale della violenza e alla sua banalizzazione, illudendo qualcuno di prenderne parte genericamente.
Inoltre la consultazione online appare una iniziativa poco chiara dal punto di vista metodologico.
Sono necessarie persone competenti e professionali nel trattare il tema e contribuire alla definizione di un Piano. Servono politiche che affrontino la prevenzione, risposte adeguate alle donne vittime di violenza, una formazione appropriata di tutti gli operatori coinvolti, la creazione di una nuova cultura rispettosa delle differenze, la raccolta integrata dei dati, e la partecipazione e il riconoscimento del sapere, sedimentato negli anni, e del ruolo delle realtà delle donne e della società civile impegnata da anni su questo grande problema politico, come prevede e richiede la Convenzione di Istanbul ratificata nel 2013 ed entrata in vigore nel 2014 in Italia, e come richiedono le raccomandazioni all’Italia CEDAW-ONU del 2011, e quelle della Special Rapporteur –Onu sulla violenza del 2012.
A causa della propria inerzia, lo Stato è responsabile della mancanza di risposte efficaci per ogni donna che subisce violenza.
Noi ci sottraiamo e non partecipiamo alla consultazione online. Il piano d’azione di un Paese contro la violenza alle donne è una cosa seria. Diciamo basta ad azioni demagogiche sulla pelle delle donne.
Chiediamo:
- che il governo riapra un vero confronto nel merito delle misure da mettere in campo,
- che questo confronto venga allargato anche alle associazioni non coinvolte nella prima fase
- che vengano preso in considerazione il documento prodotto dalle Nazioni Unite per la creazione dei Piani Nazionali contro la violenza alle donne.
Gruppo task force:
UDI-Unione Donne in Italia, D.i.Re- Donne In Rete contro la Violenza, Fondazione Pangea, Maschile Plurale, Cam- Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti
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